L’opera, curata magistralmente da Massimo Castoldi, direttore e responsabile didattico della Fondazione Memoria della Deportazione di Milano nonché docente di Filologia italiana all’Università degli studi di Pavia, rappresenta uno squarcio stupendo, e contestualmente emozionante, sulle vicende umane, professionali e politiche di dodici luminose figure di maestri di scuola antifascisti, accostati quasi in chiave apostolica, come i dodici di Gesù Cristo, in una storia di passione dolorosa e paradossalmente di risurrezione, laica per alcuni e religiosa per altri, negli anni durissimi del regime fascista.

L’autore descrive con attenzione puntigliosa ogni dettaglio della storia personale di questi dodici educatori, profondamente diversi tra di loro per formazione e anche per convinzioni politiche, ma uniti provvidenzialmente nell’opposizione al fascismo e, prima ancora, assorbiti dentro una spiccata attenzione antropologica e una dedizione alla condizione umana più reietta.

Di tutti traspare questa tensione vivissima alla lotta per la dignità umana e per la libertà.

Emergono figure di Martiri per la libertà, come il maestro Salvatore Principato, fucilato dai nazifascisti il 10 Agosto 1944 in Piazzale Loreto a Milano, educatore socialista oltre che finissimo intellettuale, costantemente impegnato nell’opera di ricostruzione della coscienza morale e civile fin dagli anni dell’infanzia a lui affidata.

Accanto a Principato si staglia la figura di Anselmo Cessi, maestro mantovano di formazione cattolico-popolare, assassinato per la strada da sicari fascisti davanti alla moglie.

Massimo Castoldi (da https://altreconomia.it/resistenza-maestri/)

Un affresco dolcissimo e ugualmente forte viene proposto per alcune donne come Mariangela Maccioni, coraggiosa maestra sarda, e come Alda Costa, altrettanto coraggiosa maestra ferrarese morta in solitudine prima della Liberazione, per finire con la dolce Anna Botto, maestra vigevanese mossa da una religiosità profondissima, morta nel campo di sterminio femminile di Ravensbrück.

Su tutti costoro, martiri e sopravvissuti, Castoldi ha saputo stendere un velo trasparente di bellezza interiore, descrivendo efficacemente il senso unitario di un’umanità cementata da valori profondamente diversi, dal socialismo utopico al cristianesimo democratico, dal liberalismo risorgimentale all’azionismo repubblicano di un tempo apparentemente ora dimenticato.

L’opera si snoda con un linguaggio asciutto e altresì avvincente, catturando il lettore all’interno di un’alternanza sorprendente di dati puntualissimi, d’informazioni dettagliate e soprattutto di descrizioni appassionate. Tutto scorre dentro l’alveo della comunicazione di un valore eterno, rappresentato, per un educatore, dall’insegnamento della libertà, quale dovere irrinunciabile per chi ogni giorno mette piede in un’aula scolastica.

Il libro offre uno scorcio per immagini di un tempo in cui, pur essendo molto più difficile vivere con dignità e secondo giustizia rispetto al presente, l’educazione veniva percepita dagli attori protagonisti, cioè i maestri, come una responsabilità grande per le cose grandi. Maestro, quindi “magister” e non semplicemente docente o insegnante, perché testimone di ciò che è μαγóς (magós), vale a dire grande.

Sopra ogni documento emerge a un certo punto della narrazione il passaggio di un romanzo per ragazzi, scritto da Aurelio Castoldi, uno dei dodici, dove, sgusciando tra le maglie della censura fascista, il maestro lascia un insegnamento ai piccoli lettori, che è un esempio, contemporaneamente laico e religioso, di passione per l’umanità: “Lavorare significa rendersi utili agli altri e alla società e dal lavoro nascerebbe così la coscienza dell’altruismo come etica fondante dell’uomo”.

A Massimo Castoldi il merito di avere scoperto, nelle sue 170 pagine, queste stupende lezioni di libertà.

Egidio Cardini, insegnante, redattore della rivista “Madrugada”, ha pubblicato per Città Aperta “Faccia da prete”