La base documentaria di questa nuova biografia sono i diari che Joseph Goebbels scrisse dal 1923 all’aprile 1945 e che permettono uno sguardo eccezionalmente ravvicinato sulla Repubblica di Weimar e sulla Germania nazista. Dal versante opposto, quello – potremmo dire – delle vittime dell’antisemitismo nazista, rappresentano uno sguardo altrettanto ravvicinato su quegli anni i diari del filologo ebreo Victor Klemperer, Testimoniare fino all’ultimo.
Attraverso le pagine dei diari Longerich segue la vita di Goebbels dalla sua adolescenza a Rheydt, piccola città vicino Dusseldorf, agli studi universitari a Bonn, dalle sue velleità e frustrazioni di letterato privo di orientamento politico, ai suoi tentativi fallimentari di scrittore di drammi e romanzi (possiamo ricordare Michael, un suo delirante racconto di destino e redenzione, pubblicato in Italia da una casa editrice “nazista”, le edizioni Thule).
Poi nel 1924 l’ingresso nell’ancora irrilevante partito nazista, dove grazie al suo impegno e alle sue capacità organizzative troverà spazio, affermazione e successo. Dal 1926 è Gauleiter del partito a Berlino, poi deputato al Reichstag e infine, dal 1933, con la conquista del potere da parte di Hitler, ministro della Propaganda con il controllo quasi assoluto di tutti i mezzi di comunicazione di massa (radio, cinema, educazione popolare e, parzialmente, la stampa). Fra l’altro l’esperienza della modernità berlinese sarà decisiva per la costruzione della macchina propagandistica da parte sua: «In un opuscolo pubblicato da Goebbels si dichiarava apertamente che il modello da seguire era la pubblicità commerciale. Semplificazione, ripetizione continua di slogan facili da ricordare e massificazione dei mezzi propagandistici con campagne in piena regola: i principi della pubblicità nella società dei consumi potevano essere senz’altro trasferiti alla propaganda politica».
Le pagine di diario più interessanti sono quelle dove Goebbels registra gli incontri con Hitler, pagine che permettono di osservare il dittatore a un palmo di distanza, per così dire. Da segnalare anche i passi ricchi di giudizi sui compagni di partito come Gregor Strasse, Ernst Röhm o Goering, definito un “morfinomane”, suo nemico e avversario all’interno dell’inner circle hitleriano. Come scrive Longerich: «Goebbels rappresenta, con i suoi diari, il maggiore cronista interno del movimento nazionalsocialista e del suo Führer […] nessun’altra fonte consente di esaminare in modo altrettanto approfondito la struttura interna del potere nazionalsocialista».
La notte tra l’1 e il 2 maggio 1945, con l’Armata Rossa a poche centinaia di metri dal bunker della Cancelleria del Reich a Berlino, Joseph Goebbels e sua moglie Magda, dopo aver avvelenato i loro sei figli, di età compresa tra i dodici e i quattro anni, a loro volta si daranno la morte. Scrissero prima di morire che per loro e i loro figli era impensabile vivere in una società diversa da quella nazista: «Il mondo che verrà dopo il Führer e il nazionalsocialismo non sarà più degno di essere abitato».
I diari di Goebbels
Joseph Goebbels tenne i suoi diari dall’ottobre del 1923 al 10 aprile del 1945. Pensando di utilizzarli come materiali per libri futuri sulla storia e il trionfo del Terzo Reich, Goebbels ne fece fare dei microfilm su lastra di vetro e li depositò alla Reichbank di Berlino (dal 9 luglio 1941 al 10 aprile 1945 i diari non furono più manoscritti ma dettati e dattilografati da Richard Otte, uno dei segretari di Goebbels); poco prima della fine della guerra si pensò di mettere al sicuro i diari trasportandoli a Postdam, dove comunque nel maggio del 1945 furono trovati dai russi e portati a Mosca in vari depositi del NKVD (poi KGB). Dopo la seconda guerra mondiale ne arrivarono in Europa pezzi e lacerti con modalità poco chiare e senza nessuna certificazione della loro autenticità. Nell’estate del 1992, tramite un accordo tra l’archivio Roskom di Mosca (dove furono trasferiti i microfilm dopo il crollo dell’URSS) e l’Istituto di storia contemporanea di Monaco (Institut für Zeitgeschichte), iniziò lo studio e la pubblicazione, a partire dal 1993, dei manoscritti, conclusasi nel 2008. La curatrice dell’intera operazione, la storica Elke Fröhlich, li definisce nella prefazione all’edizione francese un «documento senza eguali per la conoscenza del Nazismo». I diari sono stati pubblicati in trentadue volumi dell’editrice K.G. Saur di Monaco. In italiano sono disponibili alcune scelte antologiche: Diario intimo, a cura di P.L. Lochner, Mondadori 1948; I diari di Goebbels, 1939-1941, a cura di F. Taylor, Sperling & Kupfer, 1984; Diario, 1938, a cura di M. Bistolfi, Mondadori 1994.
Sebastiano Leotta, docente di storia e filosofia al liceo “Cornaro” di Padova
Pubblicato giovedì 2 Febbraio 2017
Stampato il 25/09/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/il-cicisbeo-del-fuhrer/