Anello Poma. Un nome che ancora oggi a Biella ricorda momenti drammatici della storia d’Italia come venne vissuta in quelle zone. Tra montagna e prima industrializzazione – le grandi tessiture – la fatica dell’emigrazione e poi l’industria in pianura. Una vita difficile per le classi lavoratrici, giovinezze che finivano ben presto nel lavoro duro e nel conflitto sociale e politico. Così cresce Anello Poma, in fabbrica fino dall’adolescenza, a imparare dai più anziani il lavoro e al tempo stesso l’ingiustizia che lo regge, la reazione, l’impegno.
E di questo impegno fanno parte l’organizzazione, ma anche l’istruzione e la formazione. Quell’istruzione per la quale aveva messo in luce predisposizione e buone doti ma che aveva dovuto cedere dinanzi al bisogno della famiglia numerosa; e quella formazione che crebbe tra opuscoli clandestini (siamo intorno alla fine degli anni 20) e i grandi romanzieri popolari.

Ha fatto bene Italo Poma, il figlio che oggi continua a mantenere viva l’attività della Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna, Aicvas, di cui Anello è stato fondatore, a pubblicare alcuni scritti del padre, protagonista – appunto – della guerra antifranchista in Spagna, poi della Resistenza in Italia, dirigente del Pci e della Cgil. E con la pubblicazione ricordare anche i tratti fondamentali di una vita tutta dedicata all’impegno politico democratico: storie cui l’Italia di oggi deve non solo la Liberazione dal fascismo ma anche una originale democrazia fondata sulla partecipazione.

Ricordiamo gli 80 anni della Liberazione anche attraverso la ricostruzione di quelle vite. “Ricostruzione” è meglio di “ricordo”. Ricordare fa sempre venire in mente le fotografie, i monumenti, comunque cose passate che occorre fare uno sforzo per riportarle all’oggi. Ma sono gli stessi protagonisti di queste storie che non potrebbero e nemmeno vorrebbero essere “ricordati”: non erano personalità da custodire come in una teca, ma uomini (e donne, non dimentichiamolo mai) orgogliosi di sé e delle storie, delle classi, delle culture cui appartenevano, delle idee che professavano, delle scelte – anche le più difficili – che facevano.

Ricostruire significa invece riportare all’attenzione i fili profondi che hanno intessuto quelle vite, le vicende che hanno attraversato e di cui sono stati protagonisti, i come e i perché della loro azione. Italo mette bene in luce il modo particolare con cui suo padre ha attraversato una parte difficilissima del secolo scorso: la militanza politica da giovanissimo, la decisa scelta antifascista, il rapporto con il partito comunista clandestino in Francia. Da lì, a furia di insistenza, la Spagna, a sostenere la giovane Repubblica nella guerra scatenata dall’eversivo generale Franco con l’appoggio di Hitler e Mussolini. Combatte, è ferito, poi la sconfitta della Repubblica lo conduce nei campi di prigionia in Francia e qui continua gli studi, nella originale università dei campi e poi, rientrato in Italia, al confino di Ventotene. Già, Ventotene, dove un giovane operaio poteva apprendere tante cose che nessun presidente del consiglio dei nostri giorni riuscirà mai ad imparare.

Nell’agosto 1943, caduto il fascismo, Nello Poma torna a Biella e quando – dopo l’8 settembre – inizia l’occupazione tedesca e si formano i primi nuclei partigiani, è tra i dirigenti insieme ad altri ex combattenti per la Spagna. È commissario politico della prima Divisione biellese e si congederà con il grado di tenente colonnello, tra i più elevati concessi a partigiani. Fa molta strada e non è uno slogan: batte palmo a palmo il territorio, tiene i collegamenti tra le divisioni e le brigate, costruisce il tessuto connettivo e il sistema nervoso di un esercito particolare, la cui esistenza è legata al rapporto con le popolazioni, senza il quale un esercito volontario non vive. Quando si dice che la Resistenza è stata di popolo si dice di una pluralità e coralità di contributi e sostegni popolari, vera e propria piattaforma delle formazioni combattenti e il commissario politico ne è figura centrale.

Liberata l’Italia, avviata la costruzione della Repubblica e approvata la Costituzione, l’attività di Anello Poma continua ma cambia. Il Pci, di cui Poma è dirigente, attraversa una fase nella quale cambiano le esigenze e si afferma una linea strategica e politica già avviata nel 1944 e poi sviluppata negli anni successivi. La battaglia politica nelle condizioni della democrazia costituzionale è cosa diversa da quella che si era conosciuta e condotta dagli anni 20 in poi, le condizioni sociali, economiche, culturali sono diverse, mutato radicalmente il contesto internazionale in cui l’Italia non solo è immersa ma è anche sensibile punto di frontiera: il cambiamento sociale e politico non è la rivoluzione di cui si è parlato, sognato, preparato – almeno psicologicamente – durante i durissimi anni della clandestinità, è la lunga marcia per la conquista del consenso, delle “casematte” di cui parlava dal carcere Antonio Gramsci.

C’è nel Pci una discussione politica – sulla quale non torniamo in questa sede, anche se ha un rapporto stretto con idee diverse su come avrebbe potuto e secondo alcuni dirigenti dovuto svilupparsi la Resistenza, la questione del “vento del nord” – che vede poi un consistente ricambio e rinnovamento dei gruppi dirigenti a livello nazionale e locale. Questi aspetti sono richiamati nel libro, anche in sede di contributo alla discussione dei curatori Italo Poma e Alberto Zola. E certamente è significativo che su questi temi rimanga aperto un confronto che – a giudizio di chi scrive – è tanto più utile in quanto mette in luce da un lato una più precisa e completa ricostruzione storica di avvenimenti cruciali nell’avvio della storia democratica del Paese e dall’altro riconosce una pluralità di contributi e ispirazioni che animarono i protagonisti di una stagione di straordinario impegno.

Gli scritti di Anello Poma qui riprodotti hanno un valore non solo testimoniale ma storiografico: i testi sulla guerra di Spagna raccontano cose che in gran parte oggi sono ignorate, eppure negli anni 30 sono state il motore di una parte importante della gioventù e della intellettualità democratica in Europa e negli Stati Uniti. Le Brigate Internazionali furono davvero tali e in esse militarono, per esempio, alcuni dei più importanti scrittori americani, inglesi e francesi: tutti volontari, nessuno aveva chiesto loro di andare, tanto meno di averne l’obbligo o lo stipendio.

La vita di Anello Poma continua con nuove forme di impegno, malgrado l’amarezza di sentirsi ormai un po’ “di lato” nel rapporto con il suo partito e i nuovi gruppi dirigenti. Qui spicca il grande e generoso lavoro per l’attività degli istituti storici della Resistenza e la passione che profondeva negli incontri con gli studenti: la vivacità della ricostruzione di fatti, persone e avvenimenti, il rispetto per i giovani non per averne l’omaggio (e quanto meritato sarebbe stato!) ma per contribuire alla loro crescita come cittadini consapevoli.
Sì, davvero si può dire che l’attività al servizio della collettività non si interrompe mai: cambiano le forme, anche perché cambiano i tempi e spesso radicalmente, possono modificarsi anche le condizioni con le quali le persone si collocano nei loro ambienti. Rimane, ed è ciò che conta alla fine, che trasmettere ad altri – e ai più giovani in particolare – le proprie esperienze perché le conoscano, le considerino e se del caso le giudichino è il miglior contributo al passaggio tra le generazioni dell’esperienza storica della comunità in cui ciascuno vive ed è pienamente cittadino.
Pubblicato sabato 10 Maggio 2025
Stampato il 11/05/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/per-sempre-spagna-anello-poma-la-fabbrica-la-scuola-del-confino-la-resistenza-la-politica/