Ogni nuova tessera Anpi è un mattoncino in quella barriera antifascista che cerchiamo di costruire e mantenere ogni giorno. I presidenti dei Comitati provinciali ne sentono la responsabilità ogni volta che firmano una nuova tessera e tutti gli iscritti conoscono quel sentimento di completezza che regala un/a nuovo/a compagna, nel senso più nobile del termine, quello di colui che con noi condivide il pane, anche quello della lotta. Ci sono poi mattoncini che hanno un valore particolare, non sono né più belli né più pesanti di altri, ma significano che stiamo probabilmente facendo bene il nostro lavoro. Consegnare la tessera della nostra Associazione a un ex primo ministro è ovviamente un onore. Se poi il nuovo tesserato non è solo un antifascista che ha combattuto tutta la sua vita contro le diseguaglianze, ma anche uno dei punti di riferimento del riscatto dei nostri emigrati, l’onore è accompagnato da un certo orgoglio. Questi i pensieri che mi accompagnavano lunedì sera, nella cornice dell’Auditorium del Bois du Cazier a Marcinelle, quando ho consegnato la tessera a Elio Di Rupo.
Il luogo è altamente simbolico; Marcinelle evoca nella memoria degli italiani, dei belgi, dei polacchi, degli algerini e delle altre sette nazionalità cui appartenevano i morti di quel maledetto 8 agosto 1956, la tragedia della miniera. 262 vittime, di cui 136 italiani. Elio Di Rupo aveva 5 anni, da poco orfano di padre, abitava in una città mineraria non lontana e di quei giorni ricorda soprattutto le donne vestite di nero. Il cordoglio era generale, anche chi non aveva perso un padre, un fratello, era comunque in lutto, accomunati dalla fratellanza dei lavoratori sfruttati. Il papà di Elio era arrivato in Belgio nel 1947, da San Valentino in Abruzzo Citeriore, per lavorare in miniera ed era morto in un incidente stradale qualche anno dopo. Ultimo di sette figli, il futuro primo ministro cresce nelle realtà dell’emigrazione – al tempo in cui i locali esponevano il cartello “Vietato l’ingresso ai cani e agli Italiani” – e racconta che ha presto compreso come solo l’istruzione avrebbe potuto far cambiare le cose. Si laurea in chimica a Mons, poi un periodo di studi all’Università inglese di Leeds, il dottorato e il ritorno in università a Mons come ricercatore e assistente.
Sono gli anni in cui si avvicina anche alla politica, un passaggio nel gabinetto di un paio di ministri, l’elezione al comune e quella prima alla Camera dei deputati poi al Parlamento europeo. A 40 anni è ministro dell’Istruzione del governo della Regione Vallone, poi ministro federale. Nel 1995 è vice primo ministro e cinque anni dopo prende la testa del governo del Belgio: è la prima volta che un figlio dell’emigrazione accede a quell’incarico.
Antifascista dichiarato e convinto, Elio Di Rupo si è distinto per varie prese di posizione nette e senza ambiguità contro il populismo, contro il collaborazionismo di alcuni partiti della destra fiamminga, contro qualunque tentativo di riportare alla luce il fascismo. Il 31 maggio 1994 è Ministro delle telecomunicazioni e come tale si reca a una riunione del Consiglio dei ministri della UE. A quell’incontro partecipa anche il neoministro italiano, il missino Giuseppe Tatarella. Arrivato alla riunione Di Rupo rompe il cerimoniale, rifiutandosi di stringere la mano all’omologo italiano: “Io non stringo la mano a un neofascista, membro di una formazione che si proclama erede del fascismo. Sarebbe un insulto ai principi stessi su cui si fonda l’Unione Europea!”.
Ecco chi è Elio Di Rupo, ecco perché consegnargli la tessera dell’Anpi, da militante, da iscritto, da chi ha letto e firmato il formulario con cui dichiara di condividere il patrimonio ideale e le finalità dell’Anpi, è oltre che un onore un vero piacere.
Benvenuto, compagno Elio!
Filippo Giuffrida, presidente Anpi Belgio e vicepresidente Fir
Pubblicato mercoledì 27 Marzo 2019
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