I doveri inderogabili, complementari ai diritti inviolabili, sono uno dei pilastri della nostra Carta costituzionale, ma ciononostante sono un tema “impopolare” e piuttosto negletto anche dalla giurisprudenza, che tende a spostare sempre il fuoco dai doveri ai correlativi diritti.
Ma non si creda che il termine “doveri” sia solo retaggio di ideologie autoritarie: andrebbe anzi più spesso e meglio ricordata la connessione tra l’adempimento a un dovere e il godimento pieno di un diritto e che una società di soli diritti, priva di doveri, assomiglia più ad una società neoliberista in cui a beneficiare dei diritti finiscono poi per essere solo i più forti, ricchi o potenti.
Diversa era la società immaginata dai padri costituenti: una società in cui – oltre alle libertà – fossero garantite anche l’uguaglianza e la giustizia, e per farlo sono necessari lo Stato, le sue istituzioni ma anche quella “solidarietà politica, economica e sociale” sancita dall’articolo 2 della Costituzione. Secondo la nostra Carta la solidarietà volontaristica non è alternativa, bensì complementare a quella “doverosa”, tanto più in un periodo in cui il concetto stesso di solidarietà è messo a dura prova dalle sirene dell’individualismo e dell’egoismo. La più astratta e spesso inafferrabile parola della terna rivoluzionaria, fraternité, può forse essere tradotta come “virtù civica”, virtù che trova proprio nei doveri un rafforzamento dei vincoli di una cittadinanza attiva e partecipata.
Per questo è davvero importante e necessaria l’occasione offerta dal concorso ANPI-MIUR agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado: riflettere sul tema dei doveri a partire dall’art. 2 della Costituzione.
Pubblicato mercoledì 20 Febbraio 2019
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