
Ho conosciuto bene Carla, anzi benissimo, dal 3 novembre 2017 quando fu eletta Presidente nazionale dell’Anpi. Certo, la conoscevo da prima, da diversi anni, sia per il comune impegno nell’Anpi, sia per le nostre affinità politiche. Ma ho capito chi era da quel 3 novembre, quando Carla mi volle confermare nella Segreteria nazionale. Da quel momento nacque qualcosa di molto più profondo di una intesa cordiale; si determinò un rapporto francamente raro, cresciuto nel dialogo e nell’ascolto, che si incarnava prima in riunioni, conversazioni e cene, poi, costretta lei dalla malattia, in telefonate che si sono ripetute più e più volte al giorno per anni, in un filo costante e solidissimo, frutto di stima ed amicizia. E da quando Carla cominciò a non reggere più la fatica della continua conversazione telefonica, si avviò una corrispondenza intensissima di messaggi che seppe mantenere saldo e indistruttibile quel filo. Dal tono della sua voce capivo immediatamente qual era il suo stato psico-fisico e a che punto fosse la sua battaglia contro l’indesiderato ospite. E mi rendevo conto di quanto aspra fosse quella battaglia e di quanto dura fosse la scorza di una donna che nascondeva però sempre un frutto dolcissimo. Perché Carla – verso tutti, sia chiaro – sapeva sedurre e commuovere in senso etimologico, sedurre nel significato di portar fuori, far emergere; e commuovere come muovere profondamente.
Per di più, grazie a questa sua natura, Carla coniugava senza soluzione di continuità la sua capacità di entrare in connessione con gli altri con un rigore politico e morale, come si dice, d’altri tempi. Tutto ciò era il punto di arrivo del rapporto fra il suo carattere e la sua lunghissima esperienza sociale, politica, istituzionale. Insegnante, consigliere provinciale, assessore all’istruzione, deputata, senatrice, segretaria della commissione Affari costituzionali della Camera, vice presidente della commissione Istruzione della Camera, vice presidente della commissione Ambiente del Senato, presidente dell’Istituto per la storia della Resistenza di Alessandria, dirigente del Partito comunista italiano, impegnata da sempre nella battaglia delle donne, negli ultimi anni vice presidente nazionale dell’Anpi: così Carla aveva plasmato la sua vita e dalla sua vita era stata plasmata. L’esito era una figura politica di grande autorevolezza perché aveva capacità di ascolto, profondamente laica ed assieme passionale, infastidita da ogni settarismo, attenta in ogni circostanza (comprese le più difficili), a cogliere il lato positivo, la via d’uscita, la possibile soluzione. Perciò Carla era una persona e una dirigente politica luminosa.

Per le cose che dicevo all’inizio, ho conosciuto Carla in modo profondo anche sul piano privato, ho avuto l’onore di condividere i suoi sentimenti, le sue speranze ed anche le sue delusioni e ho capito che non c’era differenza sostanziale fra la sua vita privata e la sua vita pubblica, che l’una incideva sull’altra e a essa si intrecciava. Carla era molto attenta all’effettivo pluralismo nella vita dell’Anpi, e avviò una politica di unità in particolare verso l’associazionismo democratico, i sindacati, i movimenti di progresso, quella stessa politica che dopo la sua scomparsa abbiamo potenziato, accelerato e caratterizzato in ragione della drammatica situazione del Paese e che sarà in sostanza la proposta che al Congresso lanceremo al Paese. La politica di unità era la bussola della linea che Carla sosteneva, e così avviò il tavolo che portò il 3 gennaio 2018 a varare l’appello “Mai più fascismi” attorno a cui raccogliemmo centinaia di migliaia di firme e demmo vita ad un numero rilevantissimo di iniziative comuni e a una straordinaria manifestazione in piazza del Popolo.

Pochi mesi dopo l’Anpi avviò una campagna per i diritti umani, a partire dalla tragedia dei naufragi nel Mediterraneo. E coniammo, grazie alla creatività del nostro ufficio stampa, lo slogan “L’umanità al potere”. Carla si innamorò di queste parole che divennero non solo il leit motiv di tante iniziative locali e centrali, ma anche le parole d’ordine della tessera Anpi 2019, corredate da uno splendido disegno di Ugo Nespolo. All’impegno antifascista e per i diritti umani, Carla univa una speciale sensibilità sui temi della pace, ritenendo che in ogni caso la guerra non fosse mai la soluzione, ma il problema. I fatti – basti pensare all’Afghanistan e alla Libia – le danno ragione ogni giorno.
La pace: ricordo una faticosissima marcia Perugia-Assisi sotto la pioggia con lei, attorniata da decine di compagne verso le quali nutriva uno speciale affetto e con cui condivideva la fondamentale attenzione per la questione di genere. Carla riteneva questa, giustamente, una priorità. Tanti anni fa scrisse: “La strada dei diritti è lunga, basti pensare che la prima legge italiana sulla parità di trattamento tra donne e uomini è del 1976. Io allora ero in Parlamento, alla mia prima legislatura quando la firmai, e ministro del lavoro era una donna, Tina Anselmi”. Ed è con lo spirito di un suo impegno incessante che Carla seguiva con particolare cura e valorizzava i lavori del coordinamento nazionale donne Anpi.

Si può ragionevolmente dire che la laicissima Carla manifestava, come nella migliore tradizione cattolica, da Don Gallo a Papa Bergoglio, una speciale attenzione verso gli ultimi, fossero questi emarginati, migranti, detenuti; e, con loro, il mondo del lavoro e delle giovani generazioni. E la chiave e l’obiettivo di tale attenzione era la restituzione della politica alle sue ragioni più profonde, alla bella politica. In quella impegnativa stagione, quando Carla non era stata ancora colpita dalla malattia, davvero l’Anpi praticò quella che abbiamo imparato a chiamare memoria attiva, utilizzando il lessico coniato da Carlo Smuraglia, intendendo con queste due parole la capacità di far vivere nel presente i valori del passato resistenziale, e così rinnovarli nel contesto della vita vivente, affinché, come a maggior ragione affermiamo oggi nella prospettiva del prossimo congresso nazionale e come ho ribadito ieri a Marzabotto, l’Anpi non rappresenti l’adorazione delle ceneri, ma la custodia del fuoco. Quale fuoco? Le partigiane e i partigiani, la Resistenza, la Repubblica e infine la bussola della nostra convivenza civile e sociale, la Costituzione, uno scrigno di valori mai pienamente aperto e oggi straordinariamente necessario nel tempo oscuro che viviamo.
In breve Carla aveva una visione dell’Anpi moderna e pluralista. Curava l’autonomia dell’Anpi come la pupilla dei suoi occhi e assieme praticava un’ampia politica unitaria, avendo piena contezza che nell’equilibrio fra i due termini non si nasconde alcuna contraddizione e che viceversa, operando in modo autonomo ed unitario, si accresce l’autorevolezza e il prestigio. E aveva questa visione perché era figlia di una scuola. Intendo che aveva assunto le lezioni di metodo, di stile di lavoro e di visione del mondo proprie della cultura di quel partito, il Partito comunista italiano, che ha segnato, assieme alla storia d’Italia, la vita di decine di migliaia, forse centinaia di migliaia, di donne e di uomini che facevano parte di quella comunità politica, culturale, sociale e morale.

C’è sempre il rischio in questi pensieri di far prevalere il ricordo sulla memoria, e cioè ciò che proviene da una traccia del cuore rispetto a ciò che proviene da una traccia della ragione. In parole povere, c’è il rischio dell’agiografia. È giusto perciò cogliere anche i limiti, meglio, il carattere ed anche il temperamento di una Presidente il cui nome rimarrà a lettere d’oro nella storia dell’Anpi e dell’antifascismo italiano. Carla non era un’organizzatrice, ma si era attorniata di un gruppo dirigente (e di un organizzatore, diciamolo, Carlo Ghezzi, oggi vicepresidente vicario) che suppliva in questo suo campo. E qualche volta la passione la portava a proposte non condivise, che però ritirava o cambiava perché aveva davvero una grande capacità di ascolto. Ma anche in questo emergeva la sua caratura politica, perché sapeva ascoltare, sapeva lavorare in squadra, sapeva l’arte dello sprone e della valorizzazione di una intera comunità, ed in tale misura operava per una crescita collettiva. Per dirla in una parola, sapeva la democrazia. Specialmente per questo, a ben vedere, era una dirigente capace e riconosciuta.
Non basta. Il nonno di Carla, musicista cieco, è il fondatore del giornale anarchico “Gli Scamiciati”, Omero Giovanni Tommaso Maria Gavilli, che ebbe, quest’ultimo, quattro figli: Demoniardo, morto dopo pochi mesi, Amino, in omaggio ad un anarchico andato negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni, Stregolino, Diavolinda, sua madre, dirigente comunista. Ed Amino, Amino Pizzorno, il cognome della madre, comunista, fu comandante partigiano e commissario politico. Questi nomi raccontano di una cultura, meglio, di un habitat familiare che nelle ultime due generazioni passa dall’anarchismo al comunismo italiano.

Carla era ed è amatissima dalle compagne e dai compagni dell’Anpi grazie alle sue incontestabili doti di dirigente, al suo carattere solare, al suo temperamento caldo, alla sua razionalità politica, al suo essere donna. E con questo spirito, e fino a quando è stata in condizione di farlo, nonostante le sue difficoltà evidenti di deambulazione e le meno evidenti ma pesanti difficoltà di vista, girava per l’Italia in un vorticoso susseguirsi di incontri, riunioni e comizi. Ricordo quello con le sardine il 14 dicembre 2019 a piazza San Giovanni, quando già stava male e ricordo il suo splendido comizio accolto da ovazioni. Carla creava simpatia ed empatia, che determinavano costantemente manifestazioni di stima e di affetto verso la presidente donna, la prima presidente non partigiana.
Nei lunghissimi mesi in cui era costretta a letto ci scambiavamo, come ho detto, centinaia di messaggi, una parte dei quali riguardava la situazione dell’Anpi e le scelte che quotidianamente occorreva operare come gruppo dirigente. C’è infatti da dire che nonostante la sua assenza fisica, Carla, sia pur fra mille difficoltà, è sempre riuscita a dirigere l’Anpi, a portare a compimento con grande dignità i suoi doveri di presidente dell’associazione.
Così ho vissuto Carla, così mi è sembrato che fosse e così rimane dentro di me, lo dico francamente e con grande riconoscenza. E ho pensato e penso che se l’Anpi invece di essere una grande associazione di partigiani e antifascisti fosse una donna, si potrebbe chiamare Carla Nespolo.
Pubblicato mercoledì 6 Ottobre 2021
Stampato il 23/03/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/ci-guidavano-le-stelle/carla-rosa-antifascista-sempre-in-fiore/