Sulla via delle Partigiane, a Roma una pedalata resistente sulle rive del Tevere. All’inaugurazione nel giugno scorso, l’idea mi piacque tantissimo: Adele Bei, Egle Gualdi, Adele Maria Jemolo, Laura Lombardo Radice, Marisa Musu, Laura Garroni, Maria Teresa Regard, sono i nomi di sette donne partigiane protagoniste della Resistenza romana a cui sono stati dedicati sette tratti del percorso ciclopedonale che da Ponte Milvio porta a Castel Giubileo.
Per ogni tratto una targa toponomastica, un pannello biografico in italiano e inglese con alcune foto d’epoca ed il grafico del percorso. Siamo nei quartieri a nord della capitale, sulla riva destra del Tevere, non lontani dall’obelisco Mussolini in un municipio storicamente difficile, tra movida della Roma bene ed i luoghi da dove Carminati tesseva la sua ‘mafia capitale’. Eppure anche qui, con un progetto tanto semplice quanto ambizioso, l’associazione Toponomastica femminile, con il Comune di Roma ed il Liceo Socrate, ha realizzato un percorso della memoria che testimonia alcune pagine straordinarie della Resistenza romana al femminile.
Purtroppo il vandalismo politico non si è fatto attendere e sui pannelli sono apparse svastiche e scritte oscene, subito ripulite dal Comune, e inzozzate ancora subito dopo. Bisognava dare una risposta forte per far sì che un patrimonio storico non divenisse luogo di contesa politica ed oltraggio. E’ nata così, anche per merito di Elena e Benedetta, compagne della sezione Anpi Martiri de La Storta, l’idea di denunciare l’accaduto con una azione propositiva e gioiosa, una ‘pedalata resistente’ che coinvolgesse altre associazioni e soprattutto il più vasto numero di cittadini, in uno spirito partigiano, condividendo obiettivi comuni: la tutela e la valorizzazione del bene comune e della Memoria, prendendo in carico in prima persona tali compiti.
La bicicletta è allora diventata il mezzo di trasporto che unisce i due temi nel tempo e nello spazio, la storia e l’ambiente: resistente ieri, perché utilizzata da staffette e partigiani durante l’occupazione nazifascista di Roma, resistente oggi, perché ecologica ed efficace per contrastare traffico e smog. Abbiamo coinvolto Legambiente, che ci ha messo a disposizione la sua sede e l’affitto scontato delle biciclette, l’associazione Toponomastica femminile, e i volontari di Retake che con la loro esperienza hanno ripulito i pannelli il giorno prima della pedalata, facendo anche risparmiare denaro pubblico.
La mattina del 7 novembre, con un clima meraviglioso, prima della partenza ci siamo ritrovati con decine di persone sulle sponde del Tevere ad ascoltare Luciana Romoli, staffetta partigiana, quel giorno voce di tutte le resistenti della ‘via delle partigiane’, che ci ha raccontato come si svolgeva il loro compito nella Roma occupata. “Le biciclette – ha detto fra l’altro Luciana – ce le avevano regalate gli ebrei perché li avevamo aiutati, ma diverse, per non dare nell’occhio. Io avevo 13 anni, mia sorella 15, io ero una bimbetta lei era già formata. Nessuna delle due sapeva dove andava l’altra, che compiti avesse, quale partigiano incontrare, da quale capo prendere ordini, e nessuna conosceva i veri nomi dei partigiani. Mio padre ci diede due pasticche di cianuro involte in una piccola garza da nascondere nelle calze, ci disse che se ci avessero prese i tedeschi non dovevano prenderci vive perché ci avrebbero torturato e violentato. Un giorno mia sorella attraversò spavalda un posto di blocco, nelle bisacce ai lati della borsa aveva le bombe a mano. La fermarono e gli chiesero cosa avesse, e lei disse sicura ‘bombe a mano’! e la fecero passare… quella fu l’unica volta che mi ricordai di avere le pasticche nel calzino”.
Ma nel cassetto avevamo una sorpresa. La ciclabile è lunga 10 km, le targhe sono disseminate lungo 5,5 km, c’è spazio per altre dediche. Come sezione territoriale dell’Anpi allora avevamo deciso di intitolare idealmente altri due tratti di pista ad altre due donne della Resistenza romana, Lucia Ottobrini, scomparsa nel settembre scorso, e Carla Capponi, morta nel 2000, entrambe decorate al valor militare ed entrambe compagne di altri due partigiani romani, Mario Fiorentini e Rosario Bentivegna. Le ceneri di Capponi e Bentivegna sono state lasciate nel Tevere dalla figlia Elena, poiché era stata rifiutata loro la sepoltura al Cimitero acattolico di Roma, e come seconda scelta i due partigiani avevano indicato proprio il fiume della città. Ecco allora l’altro legame, il Tevere, che ha accolto le ceneri dei resistenti e che scorrerà per sempre accanto alle partigiane.
Ma c’è di più. Ottobrini e Capponi durante la Resistenza hanno spesso realizzato le azioni di guerriglia e sabotaggio assieme ad altre due donne, Musu e Regard, ed assieme a loro erano conosciute come le quattro ragazze dei Gap romani, i Gruppi di azione patriottica guidati da Antonello Trombadori, Carlo Salinari e Franco Calamandrei. Per questo abbiamo realizzato due pannelli biografici a imitazione di quelli ufficiali posizionati lungo la ciclabile, inaugurandoli con una bandiera dell’Anpi e riunendo ancora una volta le ragazze dei Gap.
Con questa iniziativa, che abbiamo intenzione di ripetere ogni anno, siamo sicuri di aver dato un segnale forte e di aver dimostrato che, anche in territori difficili, quando le associazioni ed i cittadini si mettono in sinergia su progetti condivisibili per la tutela della Memoria come bene pubblico, si può costruire un senso comune di civismo e rispetto, rispolverando quegli ‘anticorpi’ di cui c’è evidentemente ancora bisogno. Nel frattempo stiamo lavorando ad un’altra ‘pedalata’ questa volta ‘costituente’, sulla pista di Monte Mario dedicata a 7 delle 21 donne che hanno scritto la Costituzione.
Duccio Pedercini, Presidente della sezione ANPI Martiri de La Storta di Roma
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Pubblicato venerdì 20 Novembre 2015
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