Furono equi il 29 maggio 1944 nel distribuire orrore e morte i nazisti, tredici partigiani a Premariacco e tredici a San Giovanni al Natisone, pochi km da Udine. Giovanissimi soprattutto, la maggior parte aveva dai 17 ai 20 anni, in tredici appartenevano al Fronte della Gioventù comunista, tre alle Brigate Garibaldi e gli altri a differenti formazioni. Tutti detenuti nelle carceri del capoluogo friulano, in via Spalato, più volte teatro di morte in quei mesi di occupazione.

Si erano presentate la mattina presto nei due Comuni le SS, a Premariacco avevano fermato il messo comunale e alcuni passanti, ordinando di costruire nella piazza principale un patibolo con dei pali requisiti a un contadino. A San Giovanni al Natisone i soldati di Hitler avevano fatto ancorare due pali ai rami dei platani di fronte a Villa de Brandis.

Udine, carcere di via Spalato

Intanto a Udine i nazisti prelevavano ventisei detenuti, i ragazzi del Fronte della Gioventù rastrellati a Feletto Umberto una ventina di giorni prima, altri appena quarantotto ore prima, altri ancora in carcere da mesi.

Caricarono tutti su un camion rosso che si avviò verso Cividale, seguito da un altro camion militare zeppo di SS Polizei. Verso le 9 arrivarono a Premariacco. L’ordine fu urlato in tedesco.

I tredici giovani e giovanissimi impiccati a Premariacco

I tredici ragazzi del Fronte della Gioventù vennero fatti scendere, gli legarono le mani dietro la schiena, li fecero salire su una panca e gli strinsero un cappio intorno al collo. Poi un calcio alla panca, i 13 penzolarono nel vuoto. Sul camion rosso gli altri partigiani dovevano guardare.

La carovana della morte si diresse a San Giovanni al Natisone, dove però era arrivata già la notizia dell’esecuzione. Parroco e cappellano chiesero di poter almeno confortare i prigionieri, “nien” la risposta. Testimonierà il sacerdote che li vide far scendere in 7, e che nessuno di loro parlava né chiedeva pietà, anzi porsero il collo ai boia. All’ultimo un grido, uno solo: “Viva l’Italia libera”. Poi toccò agli altri 6.

Trieste, la Risiera di San Sabba. L’unico lager di sterminio in terra italiana, sottoposta alla diretta amministrazione nazista, da luogo di prigionia cominciò a funzionare anche da crematorio dall’aprile 1944. Vi furono gettate anche persone vive

I corpi delle 26 vittime, per ordine dei tedeschi rimasero appesi fino a sera, un monito alla popolazione; poi portati a Trieste e si ritiene bruciati nella Risiera di San Sabba. I ventisei martiri erano stati uccisi per rappresaglia per due episodi, uno a Premariacco, l’altro a San Giovanni al Natisone in cui erano morti in tutto tre militi del Reich.

Premariacco, il monumento in memoria

«Fu l’ennesima ritorsione nella Operationszone Adriatisches Küstenland, il territorio italiano sotto diretto controllo tedesco – racconta Dino Spanghero, presidente provinciale Anpi Udine, coordinatore regionale, componente del comitato e della segreteria nazionali dell’associazione – contro una comunità che viveva quasi a ridosso della Zona libera del Friuli Orientale, dove dunque era molto consistente la presenza di partigiani, e fortissimo e diffuso tra la popolazione il sentimento antifascista».

Quel grido di riscatto e orgoglio “Viva l’Italia libera”, lanciato prima di morire, è l’eredità morale da trasmettere alle nuove generazioni. Per questo, oltre a rendere il dovuto omaggio ai 26 martiri, la ricorrenza è solennemente ricordata nel territorio, celebrata un anno a Premariacco come in questo 2022, e un anno a San Giovanni Natisone, alla presenza dei sindaci e dei gonfaloni comunali. «La presenza delle Istituzioni comunali in fascia tricolore vuol testimoniare la continuità nel riconoscersi nei valori per cui lottavano i ventisei Martiri e ribadire l’appartenenza antifascista», sottolinea il presidente dei partigiani Dino Spanghero. Un appuntamento vicino alla Festa della Repubblica, che quest’anno l’Anpi dedica all’impegno per la pace contro ogni guerra.

Alla cerimonia ufficiale in piazza porteranno i saluti il sindaco di Premariacco, Michele De Sabata; di San Giovanni al Natisone, Carlo Pali, per lui parlerà la vicesindaca Katiuscia Di Lena; di Tavagnacco, Moreno Lirutti; e di Corno di Rosazzo, Comune con ben 40 deportati nei lager, il sindaco Michele Moschioni. L’orazione ufficiale è stata affidata allo storico dell’Anpi Udine Diego Lavaroni.

Questi i nomi dei 26 caduti. I giovani del Fronte della Gioventù: Sergio Buligan, 18 anni; Luigi Cecutto, 19 anni; Vinicio Comuzzo, 18 anni; Angelo Del Degan, 18 anni; Livio Domini, 18 anni; Stefano Domini, 19 anni; Alessio Feruglio, 19 anni; Aniceto Feruglio, 17 anni; Pietro Feruglio, 18 anni; Ardo Martelossi, 19 anni; Diego Mesaglio, 20 anni; Mario Noacco, 20 anni; Mario Paolini, 18 anni. I partigiani garibaldini: Ezio Baldassi, 16 anni; Guido Beltrame, 60 anni; Sergio Torossi, 17 anni. Erano stati rastrellati il 27 maggio a Corno di Rosazzo, Comune che pagò anche con la deportazione, ben in 40 vennero destinati ai lager. Le altre vittime: Luigi Bon; 35 anni; Joze Brunic; Antonio Ceccon, 19 anni; Luigi Cerno, 21 anni; Bruno Clocchiatti, 17 anni; Oreste Cotterli, 41 anni; Agostino Fattorini, 24 anni; Dionisio Tauro, 41 anni; Guerrino Zannier, 25 anni. Un ultimo nome: Mario Pontarini, o forse Pontoni, di lui ancora oggi non si sa null’altro.