Il partigiano Giovanni Laurito

Giovanni Laurito, classe 1922, recentemente ha toccato il traguardo delle 102 primavere. È uno dei tre partigiani calabresi viventi, l’ultimo della provincia di Cosenza. Alle compagne e ai compagni della sezione Anpi interterritoriale del comprensorio del Savuto Cosentino, che ha il privilegio di averlo tra i propri tesserati, alla vigilia di ogni 25 Aprile e di ogni altra ricorrenza del nostro calendario civile, raccomando di andarlo a trovare, e di farlo prima di tutto al fine di recuperare il senso primigenio di ciò che siamo e capire in quale direzione vogliamo procedere.

Alcuni rappresentanti dell’Anpi provinciale di Cosenza, al centro il presidente, Matteo Dalena

Zio Giovanni è ospite della casa di riposo “Emma Gagliardi” di Malito, piccolo centro a circa 20 minuti da Cosenza, circondato dall’affetto degli operatori, dei medici e degli altri ospiti della struttura che lo considerano alla stregua di un vero e proprio “Vip”: “Zio Giovanni, il nostro partigiano”. Ogni occasione è buona per fargli visita, ed è un momento atteso da tutti gli altri degenti che ci aspettano per condividere dolcetti e canti partigiani. Nei giorni che hanno preceduto il 79° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo sono stato diverse volte a trovarlo. Gli ho raccontato tutto ciò che le sette sezioni del nostro territorio provinciale (Acri, Amantea, Castrovillari, Città di Cosenza, Paola, Presila e Savuto) fanno per preservare la memoria delle gesta degli oltre seicento partigiani cosentini che parteciparono alla guerra di Liberazione. Gli ho parlato del mondo violento o indifferente di “là fuori”, dell’emorragia di umanità e di solidarietà, della guerra alle porte dell’Europa e del rischio sempre costante che tutto precipiti. Il mondo esteriore di zio Giovanni da qualche anno non va oltre i generosissimi sorrisi, le poderose strette di mano e, nei momenti buoni, qualche sussurro o frase biascicata che racchiude frammenti di una vita intensa.

Sono sette le sezioni del territorio provinciale cosentino (Acri, Amantea, Castrovillari, Città di Cosenza, Paola, Presila e Savuto), tutte fortemente impegnate per preservare la memoria degli oltre seicento partigiani cosentini che parteciparono alla guerra di Liberazione italiana ed europea

Ma quest’anno è stato diverso: tra sussurri e sospiri zio Giovanni mi ha detto che: «La guerra è guerra. Io sono molto cattolico, per fortuna non ho ucciso nessuno, ma la morte mi è passata vicino. Della Grecia e dell’Albania ricordo la terra aspra e le montagne, ma il mio pensiero era sempre per la mia Saliano [contrada di Rogliano, in provincia di Cosenza, ndr]».

La grafica realizzata da Boris Litrenta con Intelligenza Artificiale

Questi semplici pensieri abbiamo voluto imprimerli sul bellissimo ritratto in stile cartone animato, realizzato con Intelligenza Artificiale dal creativo digitale Boris Litrenta (Anpi sezione di Paola), che rappresenta un “tag” o “batti cinque” e dunque un simbolico passaggio di testimone tra zio Giovanni Laurito e un giovanissimo sé stesso partigiano. Si tratta di frammenti di un discorso partigiano che abbiamo sentito di ricomporre come pezzi di un puzzle necessario, incrociandoli con i documenti che ci parlano di lui, per restituirgli il più integra possibile tutta la sua storia, che è la nostra.

Giovanni Laurito appena rientrato dall’Albania

Giovanni Laurito nasce a Rogliano il 9 febbraio 1922 nella frazione di Saliano. Contadino e analfabeta, prende parte alla campagna fascista in Albania (1939), dov’era giunto come militare di leva in forza alle truppe d’invasione coloniale. In un articolo recente su “I Calabresi” il giornalista Luigi Michele Perri scrive che:

Sopra, il battaglione Gramsci in Albania. Sotto, Torana 1944, i partiginai della Gramsci sfilano nella capitale albanese liberata

“Nell’agosto del 1944, l’anonimo soldato di Saliano, con l’esercito in rotta, fu tra quelli che rifiutarono di consegnare le armi ai tedeschi, rischiando così, se non la fucilazione, la deportazione nell’orrore dei lager nazisti. Con altri riuscì a sfuggire alla cattura e a rifugiarsi nelle boscaglie a monte del fiume Erzen, nei pressi di Tirana, sino a raggiungere il comando clandestino della Gramsci, chiedendo d’essere aggregato e di combattere dalla parte dell’Esercito albanese di Liberazione nazionale. Inquadrato come partigiano, non si tirò indietro dalle tempeste di fuoco fino al vittorioso epilogo. Il successivo 17 novembre, a conclusione delle ultime tre settimane di continui, durissimi combattimenti, Tirana fu definitivamente liberata. Tornato in patria, riconosciuto ufficialmente come “Partigiano per gli Italiani” combattente all’estero dal ministero dell’Assistenza postbellica (con nota del 16 ottobre 1948 inviata al Comitato provinciale dell’Anpi di Cosenza), il reduce di guerra (ri)costruì la sua vita, con l’aiuto del parroco, che lo applicò come sagrestano nella chiesa della Madonna del Rosario. Si iscrisse al Partito comunista (Pci)”.

Il ruolino partigiano di Giovanni Laurito

Contadino, analfabeta, militare di leva, partigiano cattolico, poi comunista. L’esistenza di zio Giovanni è rappresentativa di diversi scorci della storia del nostro Paese e, resa in versi, musica e canto popolare appassiona gli stessi ospiti della RSA di Malito. Per questo abbiamo preso l’impegno ogni anno di portare a tutti loro la strina (o strenna), un canto augurale in vernacolo diffuso in Calabria e in altre regioni del Meridione d’Italia.

Matteo Dalena consegna la grafica a Giovanni Laurito

E quella che abbiamo dedicato a zio Giovanni Laurito recita grossomodo così: […] Freddo, tuoni e fuoco in Albania / fuoco in Albania / padroni e fasci portateli via /  Con scarpe rotte e scarso di pane / Oh scarso di pane / ci hai liberati da ventennio infame / ci hai liberati da ventennio infame / Oh partigiano, oh che fuori è notte / sì, è ancora notte / despoti e dispotici oggi ne abbiamo a frotte / Tu stai sicuro con questa grande famiglia / con grande famiglia / che con noi  il fascio non “piglia” [attecchisce, ndr].

Matteo Dalena, presidente Anpi provinciale di Cosenza “Paolo Cappello”