Luciano Guerzoni
Luciano Guerzoni, 1935-2017  (Imagoeconomica)

In qualsiasi occasione formale – dibattito o incontro pubblico oppure informale, a pranzo, a cena o mentre si facevano due passi – quando Luciano Guerzoni esordiva con “parliamoci chiaro” significava che tutto il suo silenzio, fino a quel momento fatto di ascolto attento e osservazione curiosa, diventava una proposta, una prospettiva. Un diverso punto di vista su cui continuare a riflettere e ragionare. E capivi che l’ascolto era vero, proprio perché quell’espressione conteneva anche una parte delle riflessioni o dei ragionamenti che aveva sentito. Quel “parliamoci chiaro”, inoltre, era spesso accompagnato da un particolarissimo modo di gesticolare, uno strofinare pollice, indice e medio, quasi a rafforzare il suo pensiero.

Parliamoci chiaro” come tratto distintivo di un modo di essere e, insieme, strumento per affrontare i diversi impegni. Un esempio. Nel 1990, a fine mandato da presidente della Regione Emilia-Romagna, alla domanda della giornalista “quale è la cosa più importante del suo mandato, quella di cui lei va più fiero?”, risponde: “non la più importante, ma quelle che ritengo più caratterizzanti. Si tratta di due leggi significative culturalmente e socialmente, che sono state anche oggetto di forte scontro politico-culturale. La prima è la legge sulle scuole per l’infanzia, che ha allargato il servizio, qualificato questa attività e rilanciato il rapporto fra pubblico e privato; l’altra è quella che disciplina l’uso del territorio, la sua tutela [1]”. E nel corso del suo mandato nasce il Parco storico di Montesole, in ricordo dell’eccidio nazifascista. Come a dire che in politica le “cose importanti” sono quelle che danno senso al futuro: le nuove generazioni, l’ambiente, la memoria. Ma qualcosa in più emerge dall’intervista. Sposta l’attenzione dal concetto di “cosa più importante” all’impegno collettivo. Le leggi, infatti, sono proposte, discusse e votate. Emerge, inoltre, il valore che da all’istituzione riconoscendo il “forte scontro politico-culturale”. Un’intervista che disegna una appartenenza politica caratterizzante, una determinazione anche nel “conflitto” politico nel sostenere e realizzare gli obiettivi, il rispetto per le istituzioni e il significato di confronto democratico che fa del “noi” il pronome principale.

Partire da questa intervista è importante non per tracciare tutta la storia e l’attività politica, ma per tessere il filo conduttore che ha caratterizzato l’impegno di Guerzoni in Anpi. In virtù di questo, è necessario segnalare l’elezione in Senato per quattro legislature e, in particolare, i ruoli istituzionali: componente per tutte le legislature della Commissione Affari Costituzionali e, soprattutto, Vicepresidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento dei fascicoli relativi a crimini nazifascisti.

Quando arriva all’Associazione nazionale partigiani d’Italia, dunque, Guerzoni non ha bisogno di mostrare curricula o costruire appartenenze. L’Anpi è già parte del suo essere, come uomo, politico e, perché no, come emiliano: connaturato all’antifascismo. Da uomo Anpi, ne sarà vicepresidente nazionale vicario, contribuisce alla crescita dell’associazione attraverso iniziative e interventi che rimandano sia a passione e competenza, sia a competenza e passione.

Ecco qualche esempio, utile a leggere anche l’oggi. Alla luce del risultato elettorale delle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013, pone l’accento sul significato del nuovo Parlamento e dei partiti che lo compongono. L’occasione è il Comitato nazionale Anpi del 9 aprile: “Abbiamo rinnovato il Parlamento, tante donne e tanti giovani. C’è un rinnovamento su base anagrafica ma che non è parametrato a un progetto politico”. Pone attenzione su chi rappresenta “la difesa e l’affermazione dei valori per cui siamo in campo”. Chiude segnalando che “una forza antisistema” non è la non-politica, ma è proprio l’antisistema la sua politica e che si combatte “con la battaglia culturale e la lotta sociale”. C’è la necessità che i partiti agiscano secondo il significato proprio dei partiti.

Foto Farricella per la Festa dell’Unità Modena 2016

Il tema della democrazia e del suo funzionamento è tratto portante e costante delle sollecitazioni di Guerzoni. Nel Comitato nazionale del 1° aprile 2014 si affronta la situazione politica e sociale del Paese. L’incipit è provocatoriamente concreto: “Stiamo vivendo le difficoltà di un’Italia plasmata dalla cultura di Berlusconi, una cultura che è andata molto in profondità, anche verso vasti settori democratici”. Poi, con lucida visione, a seguito dell’insediamento del nuovo governo rimanda a una preoccupazione: “non dico non ce la deve fare, ma ho smesso di dire comunque speriamo che ce la faccia, perché stanno crescendo in me i timori che possa fare grossi guai. Non sarebbe una novità che in Italia la cultura politica liberal-cattolica fa grossi guai”. Aggiunge: “a un certo fastidio per la democrazia, il tutto è rituale, si reagisce con insofferenza al dover discutere e con l’indisponibilità al confronto. A voi sembreranno piccole cose, attenzione però. Chi è al governo guida anche culturalmente il Paese.” “Queste affermazioni” – conclude – alimentano l’antipolitica”. Esorta quindi a fare attenzione a non combattere l’antipolitica con un’altra antipolitica perché la tenuta della democrazia passa attraverso le istituzioni e i partiti. Un argomento che, rileviamo, è tuttora all’ordine del giorno.

Luciano Guerzoni nello studio di Radio Articolo1 con il direttore Altero Frigerio durante la campagna per il No al referendum costituzionale del 2016

Il tema delle riforme costituzionali è trattato da Guerzoni nel Comitato nazionale del 15 ottobre 2014. Nell’agenda politica dell’esecutivo c’è il controverso argomento della riforma del Senato: “Un’anomalia, in nessun Paese democratico è il governo a proporre riforme di tale portata, bensì il Parlamento” (…). Considero questi atteggiamenti, della politica di oggi, del governo di oggi, tentativi gravi di modificare la Costituzione in senso materiale”. Quindi un monito: “Che cosa può fare un capo di governo di destra, con questi precedenti?”.

(Imagoeconomica)

Poi interviene sulle riforme sociali, in particolare sul tema del lavoro: “Se queste sono le politiche che presiederanno alla riforma dello Statuto dei Lavoratori, sono molto preoccupato”. La sua sensibilità è rivolta proprio al lavoratore: “nessuno parla di demansionamento. So cosa vuol dire non riconoscere la mansione che uno ha. È il colpire più duramente la dignità di una persona, perché la mansione vuol dire capacità, attitudini personali, ciò che vali!”. Rilancia con un impegno Anpi: “Lo approvino pure questo Jobs act, quello che noi dobbiamo temere è l’indirizzo, l’orientamento, la cultura, l’atteggiamento verso questi problemi”. In quella seduta si comincia a delineare anche il futuro dell’associazione dei partigiani in visione del Congresso nazionale del 2016. L’intervento è, come sempre, esplicito e senza fronzoli nel rappresentare la realtà: “bisogna applicare lo Statuto e il Regolamento, altrimenti non abbiamo più parametri neanche per discutere. Ci sono vicepresidenti vicari funzionari di partito, non è possibile; ci sono Comitati provinciali con due segretari o con due vicepresidenti vicari. Perché? Perché c’è l’equilibrio politico, perché c’è quello ma ci deve essere anche quello, perché questo pende là e questo pende qui. Ma se noi facciamo delle cose così, è la fine!”. Poi una esortazione: “penso che si debba fare in modo che l’Anpi esca dalla fase ancillare, verso i partiti, in cui vive ancora”. Leggi autonomia.

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(Imagoeconomica)

Il rapporto fra Anpi, partiti e altri soggetti dell’associazionismo democratico lo affronta nel Comitato nazionale del 24 marzo 2015: “Faccio appello a essere consapevoli di chi siamo, della responsabilità che abbiamo. Bisogna che ognuno di noi, – a cominciare dal Comitato Nazionale fino all’ultimo iscritto – quando parla sia consapevole di cosa decide, di cosa rappresenta. Perché non rappresenta solo sé stesso, ma una storia, una associazione, una identità!”. Orgoglio di appartenenza e serietà.

L’Assemblea Costituente in plenaria (Archivio storico Camera dei deputati)
Roma 2015. Luciano Guerzoni, vicepresidente nazionale vicario Anpi, alla scopertura della lapide dedicata ai magistrati uccisi durante la Resistenza (Imagoeconomica)

Ancora sul significato della democrazia parlamentare e costituzionale. Nel Comitato Nazionale del 30 giugno 2015, in merito alla questione democratica assume una dura posizione: “Ovunque si colpisce l’elemento di partecipazione. Tutti i progetti, da quello del Senato alla riforma elettorale, hanno questo dato. Una visione dello Stato, continua Guerzoni, che: “non è quello della Costituzione, perché la democrazia costituzionale è una democrazia di cambiamento, è una democrazia di trasformazione”. Richiama l’Assemblea costituente: “Su questo punto c’è stata l’intesa fra socialisti, comunisti e cattolici su questo punto si è fatto il miracolo, su questo dato, su questa qualità. Invece si sta castrando, via via depurando il precetto costituzionale da tutte le dinamiche di cambiamento. Questo è il punto centrale per noi: la democrazia che viene avanti in questo progetto, non è quella della Costituzione, è volta a congelare, stabilizzare lo status quo”. Il valore della partecipazione è elemento che caratterizza l’attività politica dell’Anpi.

Sulla decisione di schierare l’Associazione per il NO al referendum costituzionale, sancita con relativo documento nel Comitato Nazionale del 21 gennaio 2016, esorta: “Dobbiamo contrastare l’idea che sia già perduto, è un referendum difficile, ma non è affatto vero che sia già perduto”. Rispetto alle argomentazioni indica: “non è tanto in ballo l’orrore della soluzione del Senato, che c’è. È in ballo quello che ci sta dietro, è in discussione la prospettiva, la democrazia, è la tendenza di questo autoritarismo continuo. L’Anpi dovrebbe concentrare molto la sua campagna su questo aspetto fondamentale”. E conclude: “Dobbiamo tutti preoccuparci che alla nostra scelta del No non corrisponda una spaccatura irreparabile permanente dell’Anpi. Bisogna avere molta attenzione: essere molto fermi sulle nostre argomentazioni e a polemizzare con gli altri, anche nel comitato del No. Non possiamo accettare la tesi di un referendum palingenesi della nuova sinistra”.

Precisando che naturalmente poteva essere un’ottica dei singoli, anche militanti Anpi, ma da cui l’associazione doveva tenersi ben lontana. Nel merito: “costituire i comitati là dove non ci sono, e dirigerli noi. Nel dibattito interno dobbiamo avere molta fermezza affinché il dibattito sia serio, elevato, depurato da infantilismi, semplificazioni estreme, rozzezze. Non è vero che chi in Anpi voterà sì è meno antifascista di chi vota no. Se passano queste visioni non abbiamo più avvenire; se al contrario riusciamo a contenere le spinte settarie, probabilmente riusciremmo a governare le difficoltà e anche a superarle”. Anche e soprattutto, nei passaggi e nelle decisioni più difficili, l’obiettivo è quello di tutelare l’unità dell’associazione.

Il 30 gennaio 2016 partecipa, all’assemblea nazionale del coordinamento per la democrazia costituzionale riunita alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Sapienza” di Roma. Questa la premessa dell’impegno Anpi: “Siamo una associazione non partitica, ma pluralista. Nell’Anpi continuano a esserci tutte le famiglie politiche italiane. Ci poniamo lo stesso obiettivo anche nel corso di questa battaglia e con questa battaglia. La condizione della nostra esistenza è la nostra autonomia. Che non è solo la condizione di unità che permette a tutte queste famiglie di ritrovarsi insieme, ma è la condizione perché l’Anpi possa continuare ad esistere”. Prosegue: “noi giudichiamo partiti, governi secondo il parametro della Costituzione, secondo i valori e i principi della Costituzione. È questo che ci permette di stare insieme, attraverso la nostra funzione di memoria attiva e non di mera testimonianza reducistica, e di coscienza critica della democrazia e della società”. Con forza: unità e autonomia, senza fronzoli.

Ai numerosi attacchi all’Anpi – sia da parte della stampa, sia dalla politica – per la mobilitazione del No nel referendum, Guerzoni replica mettendo in positivo l’esperienza dell’associazione. Nel Comitato Nazionale del 6 settembre 2016 afferma infatti: “Credo che stiamo crescendo, attraverso la campagna referendaria stiamo maturando anche come gruppo dirigente. Immaginate se nel 2009 non fossimo partiti dalla Nuova stagione, se non avessimo rinvigorito il discorso dell’autonomia, in quali difficoltà ci troveremmo in questa campagna referendaria. In sostanza, non siamo autonomi perché l’abbiamo con qualcuno, noi siamo autonomi perché se non si è autonomi, l’Anpi oggi non esiste”. L’autonomia è l’autorevolezza dell’associazione.

Il ruolo fondamentale dell’Anpi nella società è l’obiettivo sempre al centro delle discussioni. Al Comitato Nazionale del 1° febbraio 2017 sollecita la: “massima valorizzazione di quello che siamo e di quello che facciamo e massima valorizzazione del bilancio di questi dieci anni. Occhi al futuro perché nella crisi istituzionale e politica del Paese c’è da vedere anche il futuro dell’Anpi. I più ritengono che si debba andare verso un sistema in cui la politica conti meno, in cui le istituzioni contano meno, e certi compiti della politica passano alle associazioni della società civile: questa è la risposta all’uscita dalla crisi non solo in Italia ma in Europa. L’altro dato è riuscire a convincere la maggioranza che noi siamo utili, una risorsa per mantenere la democrazia, siamo una risorsa decisiva per lo spirito pubblico di questo Paese. O noi riusciamo a convincere la maggioranza degli italiani che l’Anpi ha questo compito e lo sta affrontando nel concreto; se riusciamo a far sì che questo si diffonda, la convinzione è che ce la possiamo fare. Per fare questo occorre però una politica molto ampia, molto più ampia dei nostri iscritti”. Ed ecco: “Parliamoci chiaro, occorre convincere settori anche moderati. Occorre che questa convinzione, cioè che l’Anpi è utile per la democrazia, convinca anche qualche milione di persone non della sinistra, altrimenti non ce la facciamo. A mio avviso, nel nostro Paese c’è un intreccio fra la questione dell’Anpi e la questione politica e democratica”.

Questo è l’ultimo intervento di Luciano Guerzoni in Comitato Nazionale. Non parteciperà ai successivi del 29 marzo e del 27 giugno. È già molto malato.

La conferenza stampa congiunta di Luciano Guerzoni, vice presidente nazionale vicario Anpi, e di Andrea De Maria (Pd) sulle stragi nazifasciste

Guerzoni è stato l’organizzatore della “Nuova stagione” dell’Anpi. Vero. Le capacità relazionali umane e politiche, anche negli aspetti burberi del carattere, hanno messo in luce questa sua attitudine. Ma così non è sufficiente a comprendere quanto Guerzoni ha costruito. Per meglio capirne la portata è opportuno sfogliare le pagine de “Notizie dal cantiere Anpi”, che comincia la diffusione nel 2010. Una semplicissima documentazione online in cui sono riportate non solo le iniziative sulla costituzione di Comitati provinciali al sud, ma, insieme, aggiornamenti su tutti gli altri Comitati provinciali: dall’apertura di una biblioteca, alla dichiarazione di un giovane iscritto, l’iniziativa in un Comune, feste, ritrovi, passeggiate, presentazione di libri e tutto ciò che metteva al centro dell’attenzione la vita quotidiana dell’associazione. In quella comunicazione speciale, si legge di un Anpi senza primari e secondari, un Anpi che cresce insieme. Altrimenti non sarebbe stata una “nuova stagione”. L’organizzazione per Luciano era la costruzione di un’anima unitaria dell’associazione, di un tessuto che partiva dal più piccolo particolare per diventare collettivo, condivisione. Molto di più di “uno che sapeva organizzare”. Gli organizzatori cambiano, le anime restano.

Chi scrive ha conosciuto Luciano nel 2008, durante l’organizzazione della prima Festa nazionale Anpi al Museo Cervi. Da quel momento aneddoti, dialoghi, lettere e riflessioni sul mondo, sulla politica, sull’Anpi, sulle persone. Dai momenti più difficili fatti di ansie e preoccupazioni per l’associazione, alla sua passione per il cinema, fino a parlare degli amatissimi nipoti. Impossibile non ricordare quella sua strana capacità di storpiare i cognomi e, da due, ricavarne uno solo. Esperienze vissute e condivise fin da subito con l’amico Andrea Liparoto e, di lì a poco, con l’amico Claudio Maderloni.

Esperienze che provo a sintetizzare così. Luciano ha messo a disposizione uno specifico patrimonio di conoscenze e di esperienze di cui si è impadronito nel tempo, con la volontà di accompagnare e mettersi al fianco. Ha messo a disposizione il suo “io”, non per insegnare, ma con l’intento di contribuire a un “io” collettivo, condiviso. Ha fatto di questo un impegno nobile, con l’umiltà di chi sa ascoltare e la determinazione e la capacità di agire quando è necessario. Luciano ha costruito cultura.

Ai primi di luglio 2017, l’ultimo contatto per “fare un salto” da lui: “Appena sto meglio ci risentiamo”. Una telefonata veloce chiusa da Guerzoni nel modo in cui faceva sentire tutti importanti: “Carissimo”.

Paolo Papotti, componente Comitato nazionale Anpi, responsabile Formazione


[1] Audio reperibile al sito della Regione Emilia-Romagna