
Quei soldi bastano per pagare la consulenza di un esperto nel rilevamento di falde acquifere sicure, prendere in affitto le attrezzature per uno scavo sino a 140 metri di profondità, pagare lo stipendio agli operai, acquistare un serbatoio, nove pannelli solari (perché lì non c’è energia elettrica), batterie, una pompa per far salire l’acqua e una fontana dalla quale far sgorgare un autentico tesoro. Si può anche far analizzare da un laboratorio specializzato quell’oro trasparente per accertarsi che sia puro e potabile. Con i soldi che avanzano è possibile persino acquistare cibo per organizzare una festa degli abitanti del villaggio alla prima apertura del rubinetto, tra bambini sorridenti che ballano, saggi anziani che benedicono quella vera ricchezza e donne che tirano sospiri di sollievo.
Sì, le donne. Sono loro a dover percorrere ogni giorno, spesso con un figlio per mano e un altro, neonato legato con una fascia alla schiena, chilometri per raggiungere il pozzo più vicino. Se le cose vanno bene, riempiono d’acqua la tinozza, la sistemano sulla testa e ripercorrono a ritroso la stessa strada sino a casa. Se le cose non vanno bene, trovano acqua torbida, non potabile, ma la prendono comunque per lavare i bambini, loro stesse, le case. Nello scenario peggiore, trovano il pozzo a secco. Quando si avviano, non possono mai sapere cosa troveranno.

Ma nel piccolo villaggio di Rastabougou, alla periferia di Bamako, capitale del Mali, da qualche giorno le donne non sono più costrette a questo tormento. Una colletta solidale organizzata a Brindisi dal comitato provinciale Anpi, con le sue sezioni di Mesagne, Ostuni e Francavilla Fontana, in rete con altre associazioni come Compagni di Strada e Migrantes, il sindacato Spi Cgil, e tante e tanti “resistenti” dei territori di Bari, Lecce, Bologna e Milano, ha permesso di mettere insieme quei 5mila euro in sole tre settimane. Per di più, in un periodo estremamente difficile per tutti, in piena emergenza sanitaria, oltre che sociale ed economica.
Nessuno ha mai creduto fosse facile: anzi, in pochi ritenevano possibile raggiungere questo obiettivo in pandemia. Ma i contributi solidali sono arrivati sia attraverso le associazioni, sia attraverso singoli cittadini, grazie soprattutto a un gruppo di donne di tutte le età che, con caparbietà, ha lavorato per altre donne lontane migliaia di chilometri. Uno zoccolo duro del sentire solidale e che si estende sempre più, impegno dopo impegno, ad altre donne e ad altri uomini, su tutti i fronti con slanci inimmaginabili. Si rinuncia a qualcosa per sé per far fronte alle emergenze degli altri. Ma questa volta nessun anonimato: ragazze, ragazzi, donne e uomini “ci hanno messo la faccia”, letteralmente, perché le buone pratiche possono avere il grande potere di contagiare, nel senso più virtuoso del termine.
Questo non è il primo progetto dal basso che parte da Brindisi e che ha come finalità quella di migliorare le condizioni di vita in villaggi del Mali e il collegamento con Drissa Kone è stato fondamentale.

Tutto è iniziato nel 2018 in una scuola, se poteva essere definita tale, sempre di Rastabougou. Il filmato, pubblicato sul social, mostrava decine di bambini a piedi scalzi in una baracca senza finestre e con temperature proibitive, seduti davanti a pochi banchi di chiesa, a piedi scalzi sulla terra, che si scambiavano gli unici due quaderni a disposizione. Una scuola privata, come tutte, alla quale si accede a pagamento. Il maestro non riusciva neanche a prendere l’auto per raggiungere la scuola dalla sua abitazione lontana perché non tutte le famiglie erano in grado di pagare la retta. Andava a piedi tutte le mattine per risparmiare benzina. Per questo si chiamava (e si chiama ancora) “Scuola della pazienza”.
La prima iniziativa solidale, partita da Brindisi, permise di dare a quella baracca la parvenza di una scuola vera: una colata di cemento per pavimentare, aprire una finestra per far entrare l’aria. Furono anche ricompensati gli straordinari falegnami maliani che costruirono banchi veri. Avanzarono soldi per acquistare libri, quaderni e penne e per versare qualche stipendio al paziente maestro. Un piccolo (e grande) primo progetto andato a buon fine.

Poi fu la volta del villaggio di Bohi, dove c’è un ospedaletto. Fece orrore a tutti la foto del lettino ostetrico arrugginito e traballante sul quale le donne partorivano e che indusse molti a dare il proprio contributo spontaneo. In pochi giorni venne raccolta una cifra che rappresentava la solidarietà di molti, ma che non bastava ad acquistare un nuovo lettino ostetrico dalla Francia. Così, ancora una volta, scesero in campo gli straordinari artigiani maliani. Il nuovo lettino era talmente bello e funzionale da sembrare uscito da una fabbrica. Le donne potevano partorire in sicurezza. Avanzarono altri pochi soldi per acquistare ventagli con i quali ostetriche e infermiere potevano rinfrescare le partorienti. Sempre in quell’ospedaletto, il medico chiedeva da anni un frigorifero per conservare medicinali e vaccini. Le solidali e i solidali di Brindisi e dintorni fecero arrivare quel che bastava per comprarne uno alimentato da un pannello solare.
Nessuno ha voluto mettere il cappello su questi progetti, nonostante gli abitanti di Rastabougou pochi giorni fa abbiano dedicato la fontana anche ad Anpi Brindisi: la bandiera dell’associazione copriva il rubinetto prima che un bambino, lo aprisse per far scorrere la preziosa acqua potabile nella gioiosa e modesta “cerimonia di inaugurazione”.
La rete solidale è indispensabile: è il primo passo verso la grande alleanza antifascista e antirazzista che mette al centro la persona, che non è e non sarà mai un numero, né in Italia, né in nessun altro luogo, soprattutto nelle estreme periferie del mondo. Siamo felici per tutti gli abitanti del villaggio, per gli splendidi bambini, per le donne meravigliose e forti che lì vivono. In Mali, a Rastabougou, come nel villaggio Bohi, c’è un po’ di noi. Non è poca cosa, se parliamo di gratificazione corale. È molto più importante, però, sapere che in queste periferie dimenticate del mondo ci sono servizi che garantiscono una migliore qualità della vita. Che c’è acqua potabile, limpida, pura, gratuita, a disposizione di migliaia di persone. Persone, appunto. Mai numeri.
Pubblicato lunedì 8 Febbraio 2021
Stampato il 29/11/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/anpi-brindisi-quando-il-prossimo-e-in-mali/