A Limena, piccolo Comune in provincia di Padova, a guida FdI-Lega, lo scorso 18 marzo è successo che un paio di persone, membri dell’associazione giusta e con gli amici giusti, abbiano potuto festeggiare il proprio compleanno in una sala pubblica saldando il conto quasi un mese dopo e appendendo la bandiera tricolore col faccione del Duce dietro la consolle del dj che li faceva ballare, tutto alla presenza di un assessore, il leghista Michele Corso, delegato all’Identità veneta.

Una bandiera con l’immagine di Mussolini

Sarebbe passato tutto sotto silenzio se, quasi un mese dopo, informati da alcuni cittadini, i consiglieri del gruppo di minoranza non avessero presentato un’interpellanza per accertare i fatti: è vero che si è usata una sala pubblica senza farne richiesta e quindi senza averne l’autorizzazione? È vero che alla parete campeggiava una bandiera col volto di Mussolini e che, tra le note di “Faccetta nera”, si sono levati dei saluti romani? Il Sindaco ne era a conoscenza e ravvisa l’inopportunità e la gravità di quanto accaduto in ambienti pubblici, annessi alla sede del Municipio?

Lo stemma del Comune di Limena (PD)

Il sindaco Stefano Tonazzo (FdI) ha risposto per iscritto all’interrogazione dicendo di essere venuto al corrente di tutto solo dopo l’interrogazione, però si rammarica che gli stessi cittadini che hanno denunciato il fatto alla minoranza non lo abbiano comunicato anche a lui. Ma come? E non si chiede come mai non l’abbia avvisato subito il suo assessore, che era lì presente?

Comunque l’assessore, dopo essere stato “scoperto”, ha fatto un passo indietro e si è dimesso ma rimarrà in carica per qualche giorno.

Il gruppo di minoranza replica chiedendo al primo cittadino di Limena maggiore trasparenza e correttezza nella gestione della cosa pubblica e dimissioni definitive dell’assessore e non “a tempo”.