Abbiamo espresso ripetutamente il nostro totale e ragionato dissenso nel metodo e nel merito a proposito della cosiddetta giornata della “Battaglia di Aprilia” che ricorre il 28 maggio. La delibera comunale approvata il 31 gennaio 2013 dichiara nel testo l’intenzione di “celebrare annualmente la Liberazione di Aprilia” (parole dell’allora assessore alla cultura, avvocato Fabio Malecchi) dopo i drammatici quattro mesi di scontri sul nostro territorio tra gli Alleati sbarcati ad Anzio-Nettuno (22 gennaio 1944) e i tedeschi occupanti, a cui si aggiunsero i reparti fascisti della Rsi.

Aprilia, il borgo distrutto

Gli scontri provocarono un numero imprecisato e altissimo di caduti e dispersi (12.000 dicono alcune fonti) e la distruzione del borgo.

L’Anpi “Vittorio Arrigoni”, appena nata all’epoca della discussione della delibera, non partecipò alla discussione della commissione cultura perché non invitata, ma presentò un contributo ai lavori il 23 luglio 2012 (protocollo n. 59602) con una nota indirizzata al sindaco Antonio Terra (facente funzioni) e al Consiglio comunale, in cui si dichiarava favorevole alla proposta proponendo e motivando la dicitura: “Giornata della Liberazione di Aprilia dal nazifascismo”.

Ma, come dal cilindro del prestigiatore, dopo mesi di segrete elaborazioni, contorsioni dialettiche e una ipotesi “soft”, come l’istituzione della “giornata della pace” per la gioia di chi coltivava l’idea della memoria condivisa e il superamento della dicotomia fascismo-antifascismo, inopinatamente fu estratto il verdetto, nudo e crudo, con l’introduzione della “giornata della battaglia”, frutto – si disse – del parto laborioso della commissione cultura, una volta “sentite” le associazioni combattentistiche e l’associazione “Un ricordo per la pace”. E così la proposta fu portata in assise consiliare per l’approvazione.

Ma molti, ancora oggi, addirittura anche tra quelli che parteciparono alla formulazione della proposta, si chiedono come si arrivò a quella determina e che senso abbia “celebrare” una battaglia. Quali macchinosi ragionamenti portarono a questo risultato? E infine: perché non ci fu nessuna discussione che aiutasse a fare chiarezza nella seduta consiliare del 31 gennaio 2013, che pure ratificava una delibera così importante per la memoria storica della città di Aprilia (cosa di cui si lamentò in quella seduta il solo consigliere Alfonso Longobardi che poi, infatti, si astenne)? Questo per quanto riguarda il metodo.

Aprilia, soldati britannici

Per quanto riguarda il merito poi, il nostro dissenso è ancora più netto. Il 31 gennaio 2013 in Consiglio comunale la creatura nacque. Gracile e con un futuro improbabile, ma circonfusa da una virile quanto inutile bellezza epica, evocatrice di ricordi scolastici mal digeriti. Come nell’Iliade, eroi da una parte e dall’altra in campo, tutti uniti dalla stessa sorte, esemplari per coraggio, onore e fedeltà. Un messaggio urbi et orbi, un evento di storia locale, di enorme importanza umana e civile, che avrebbe disegnato un futuro (anche per Aprilia, città di fondazione) in cui la comunità si sarebbe riconosciuta e avrebbe potuto finalmente acquisire elementi di cittadinanza consapevole e di appartenenza a un destino nazionale, fu consegnato agli esperti di tecnica militare e dell’arte della guerra senza alcuna connotazione valoriale.

Lo sbarco alleato ad Anzio-Nettuno (wikipedia)

La veridicità storica è seriamente compromessa dalla superficialità di rappresentare in una data un dramma che, iniziato con l’operazione “Shingle” del 22 gennaio ’44, durò, ripetiamo, oltre quattro mesi, con continui e sanguinosi capovolgimenti di fronte, e ben prima del fatidico 28 maggio. Una semplificazione incomprensibile ai più, se non una vera e propria falsificazione storica, come dimostra anche il prezioso e attento contributo del compianto, giornalista e storico di Aprilia, Gianfranco Compagno che su quella delibera comunale intervenne svariate volte, citando Pier Giacomo Sottoriva, uno dei più esperti conoscitori degli avvenimenti della seconda guerra mondiale in Agro pontino.

(wikipedia)

L’impressione che se ne ricava è l’esistenza di una regia impegnata a cancellare la memoria storica di una comunità, a diffondere l’idea che le guerre siano eventi naturali, come i terremoti, da esorcizzare con cadenze annuali attraverso cerimonie laiche di popolo dal forte valore salvifico. Ed è proprio questa, a ben vedere, la narrazione che è prevalsa nei discorsi pubblici di circostanza. Bisognava evitare a ogni costo la parola “Liberazione” anche perché includeva una specificazione: dal nazifascismo che, evidentemente, non era particolarmente gradita dalla stragrande maggioranza del Consiglio comunale di allora. Di questo si tratta, senza possibilità di equivoci. Eppure centinaia di città sparse su tutto il territorio nazionale, hanno istituito la giornata del ricordo della Liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista senza alcuna incertezza (Latina, che dista 25 km da Aprilia, ricorda la Liberazione il 25 maggio) sia che essa fosse avvenuta grazie all’esercito alleato, sia grazie alla lotta partigiana o anche, in molti casi, all’azione sinergica delle due forze. Non va trascurato infatti, per quanto ci riguarda, un dato: la mobilitazione partigiana a Roma e nella zona dei Castelli romani diede un grande ed eroico contributo sia alla Liberazione di Aprilia sia a quella di Roma, il 4 giugno successivo.

Ebbene, come ogni anno, ripetiamo la nostra richiesta, che è anche un appello accorato al rispetto della verità storica. Si riveda quella infelice (e incomprensibile ai cittadini) deliberazione del Consiglio comunale del 2013. Questa giornata non è nel cuore dei cittadini e non può esserlo, tanto che si trascina stancamente negli anni, neanche più sostenuta da qualche giustificazione abbozzata. Il nuovo assessore alla cultura Gianluca Fanucci e la Commissione cultura abbiano il coraggio di mettere in calendario questo tema per una auspicabile correzione e verifichino anche la possibilità di dedicare a quel giorno (il 28 maggio 1944) una piazza, un giardino o, anche (perché no?), una scuola; un luogo importante, insomma, affinché si costruisca sulla verità una memoria storica collettiva per una cittadinanza consapevole, che ricordi alle generazioni future il momento in cui la comunità apriliana si è avviata ad affrontare, non senza ulteriori sacrifici, la difficile e complessa opera della ricostruzione ispirandosi ai valori di libertà, uguaglianza e solidarietà che sono le fondamenta della nostra Costituzione.

Eric Fletcher Waters
(https://www.operationshingle1944.it)

Un’ultima annotazione. Il 18 febbraio di ogni anno Aprilia, presso l’obelisco marmoreo costruito nel polo scolastico “A. Meucci” e “Fratelli Rosselli”, ricorda la morte del sottotenente dei fucilieri britannici Eric Fletcher Waters (padre di Roger Waters, il fondatore del gruppo musicale dei Pink Floyd) avvenuta il 18 febbraio 1944 nelle campagne di Aprilia (località Pontoni, nei pressi delle acque della Moletta), dove ebbero luogo alcuni tra i più cruenti combattimenti della seconda guerra mondiale e dove il suo corpo risultò disperso tra altre migliaia di vittime. Il monumento vuole ricordare infatti anche “i caduti senza sepoltura”.

Harry Shindler

Il lavoro di ricerca nel 2012 (complesso e avventuroso perché fu necessario consultare le mappe militari negli archivi di Londra e le mappe territoriali del Comune di Aprilia, oltre agli storici del territorio), coinvolse in una febbrile, intensa e commovente attività il veterano britannico Harry Shindler, classe 1921, certamente uno degli ultimi di quei giovani che sbarcarono ad Anzio-Nettuno nel 1944.

Quest’anno, alla presenza delle autorità civili e militari, delle associazioni combattentistiche, dell’Anpi e dei rappresentanti degli studenti del liceo Meucci, dopo il discorso di circostanza del sindaco Antonio Terra, è stato letto il messaggio di Harry Shindler (che oggi vive a San Benedetto del Tronto) e che riportiamo nella sua quasi interezza:

“(…) Aprilia ricorda la sofferenza di quei giorni del 1944 e il prezzo umano pagato per la libertà di cui oggi godiamo. Per costruire un futuro di pace è necessario ricordare il passato non replicando gli stessi errori. Dobbiamo lavorare affinché chi ha perso la vita non sia morto invano: tutti abbiamo il dovere di difendere la libertà e la democrazia anche per coloro che hanno sofferto e sono morti per conquistarle. I giovani devono ricordare il sacrificio di tanti ragazzi che hanno combattuto perché l’Europa diventasse democratica, perché i campi di concentramento e di sterminio non ci fossero più. Alcuni si unirono alla Germania, ma migliaia vennero dalla nostra parte. Voglio ricordare questi coraggiosi italiani, uomini e donne, che lottarono accanto a noi e che hanno aiutato migliaia di nostri uomini scampati alla prigionia e ai campi di concentramento. Questi civili italiani hanno conquistato molte delle città del nord prima del nostro arrivo, salvando molto dell’industria, fabbriche e macchinari che hanno permesso all’Italia di ricominciare dopo la guerra. Voglio ricordare anche migliaia di soldati italiani, prigionieri in Germania, che rifiutarono l’offerta di ritornare in Italia a condizione di unirsi all’esercito tedesco. Molti morirono in quei campi. Credo che l’Italia debba essere fiera di tutti quegli uomini e quelle donne che hanno lottato accanto agli Alleati per un’Italia libera”.

Anche per il rispetto che dobbiamo a questo straordinario testimone, tante volte ospite in città, chiediamo di procedere immediatamente alla revoca dell’intitolazione dopo l’opportuna discussione presso gli organismi amministrativi delegati. Ribadendo, una volta di più, che che “dimenticare, minimizzare, relativizzare serve ad assolvere, ad archiviare, lasciando intatto un ‘male’ che può sempre riprodursi e diffondere nel corpo sociale e nei gangli vitali della Repubblica”. Finiamola di giocare ai soldatini e offriamo valori positivi e speranza ai cittadini.

Filippo Fasano, presidente Anpi “Vittorio Arrigoni” Aprilia