La libertà e il rapporto con le nuove generazioni è il tema del concorso “Libertà e no” indetto dall’Anpi intercomunale di Gallipoli che si è concluso lo scorso 25 aprile con un evento streaming e ha coinvolto gli studenti delle scuole superiori della provincia di Lecce. Sei gli istituti interessati e sette gli elaborati premiati, alcuni dei quali hanno ricevuto delle menzioni speciali dalla commissione composta da rappresentanti Anpi provinciali e insegnanti di lettere che hanno valutato originalità, rigore analitico, conoscenze storiche e legame con l’attualità.

Un’iniziativa con la quale la locale sezione Anpi ha voluto rimarcare la volontà di essere un tramite tra i valori di ieri e le speranze di domani. La curatrice dell’evento e vicepresidente dell’associazione dei partigiani di Gallipoli, Angela Giorgino, commenta: «Siamo molto soddisfatti dell’iniziativa, perché abbiamo riscontrato grande entusiasmo da parte dei ragazzi. La loro sensibilità ha saputo evidenziare perfettamente il rapporto del tema con l’attualità e il suo legame con la pandemia e i social network, ad esempio». I contributi guardano allo scacchiere geopolitico quanto all’interiorità degli autori: «I ragazzi – prosegue Giorgino – hanno fotografato la situazione attuale, tanto nel generale, quanto nel particolare del proprio vissuto quotidiano». Il successo dell’iniziativa ha spronato l’intercomunale di Gallipoli a intensificare il rapporto con le scuole: «Il nostro obiettivo – afferma la vicepresidente – è proseguire con altre edizioni del concorso e, al tempo stesso, proporre nuove iniziative per continuare a costruire quel ponte di memoria tra Anpi e nuove generazioni». Infatti, dopo la premiazione degli elaborati, durante la diretta streaming del 25 aprile, i ragazzi hanno letto i propri lavori: «Sono diventati spunto di riflessione sia per noi adulti, sia per i giovani. Ci siamo posti delle domande alle quali abbiamo risposto insieme. Ringrazio – conclude Giorgino – gli insegnanti che si sono mostrati sensibili alle tematiche e hanno aderito al progetto, coinvolgendo i propri alunni sul tema della libertà». Durante l’evento social, inoltre, le conversazioni si sono alternate a momenti musicali e alla proiezione dei disegni inviati dai bambini delle scuole elementari sul tema “Un disegno per la libertà: che cosa mi rende libero”.

25 aprile, un’immagine delle iniziative organizzate dalla sezione intercomunale di Gallipoli

“Libertà e no” è stato un percorso attraverso i linguaggi, che hanno affiancato la forma dell’elaborato scritto alla produzione grafica. «Un obiettivo centrato per la sezione intercomunale di Gallipoli – dichiara Silverio Tomeo, presidente provinciale dell’Anpi Lecce – che opera in un territorio molto vasto, facendo grandi sforzi nel riverberare il messaggio antifascista in modo nuovo». Il concorso ribadisce «la grande validità operativa ed educativa della sezione – prosegue Tomeo –; questo progetto, in particolare, mira a riconnettere il passato al presente in modo trasversale e conferma la necessità dell’interazione con le scuole su un duplice fronte: far avvicinare le nuove generazioni, rappresentate sia dagli studenti che dai giovani insegnanti, e permettere di raccontare al meglio i valori della Resistenza, applicandoli al presente».

Pubblichiamo il podio dei elaborati vincitori del concorso in ordine alfabetico e, a seguire, i lavori e i disegni arrivati da tutti i partecipanti.

Libertà: diritto o conquista?

Ilaria Altamura – 5ª AL liceo scientifico “G.C. Vanini”, Casarano (LE)

Come viviamo oggi, la libertà? L’ingresso nella nostra vita di un ospite indesiderato ha avuto come necessaria conseguenza una compressione dei diritti fondamentali di libertà individuale e collettiva. La pandemia ha suscitato un intenso dibattito sul tema della “libertà”, in particolare su quante e quali restrizioni e chi debba deciderle. Non ci si riferisce solo a ciò che si conosce a livello medico-scientifico, ma anche psicologico, sugli atteggiamenti e comportamenti dei singoli e della collettività nel suo complesso. Da quest’ultimo punto di vista il concetto di “libertà” è strettamente legato alla consapevolezza e alla responsabilità. Ognuno è libero nella misura in cui è consapevole di ciò che è e di ciò che fa assumendosi le responsabilità connesse al suo stare nel mondo, verso se stesso e verso gli altri. La libertà, dunque, è uno spazio che si conquista e si amplia, talvolta con fatica. Il suo contesto ideale somiglierebbe ad una famiglia che non lascia fare ai figli tutto ciò che vogliono, ma promuove la creazione condivisa di un patrimonio di regole in un clima di equilibrio dinamico che favorisce interazioni finalizzate alla consapevolezza e alla responsabilità. Ma se pensiamo al suo senso più generale, sappiamo che la libertà non è assoluta. Cioè la libertà in tempo di coronavirus finisce dove comincia il diritto dell’altro a non essere infettato. In questo senso, e coniugando così il valore della libertà con il difetto delle sue conseguenze, non trovo nulla di particolarmente tirannico nella sua restrizione in un periodo di epidemia mortale. Ma è ovvio anche che le applicazioni sugli smartphone che dovrebbero impadronirsi della nostra vita privata e che dovrebbero essere distrutte alla fine dell’emergenza, lasciano molti punti interrogativi. Chi garantisce l’utilizzo e la distruzione di tutti i dati personalizzati raccolti? Oggi esiste un mercato di dati, venduto a caro prezzo a catene commerciali e industriali, le quali poi agiscono con proposte di acquisto individuali. Chi ci garantisce che la nostra vita futura non sarà sottoposta ad incursioni che minano il diritto costituzionale alla libertà individuale costellandola di marchingegni per spiarci e ricattarci? È una domanda a cui non riesco a dare risposta se non con la più ovvia: lo Stato. Credo che sia l’unica opzione rimastaci. Il legame sociale si mantiene grazie alla fiducia che riponiamo nelle nostre istituzioni. Immaginiamo un mondo dove chiunque si possa improvvisare competente sull’arte del governo come su questioni attinenti alla scienza e alla salute. Veniamo da anni in cui gli scienziati sono stati percepiti come aguzzini aristocratici al soldo della casta. Tra le tante lezioni che ci sta dando il virus, il superamento di questa visione è una delle più preziose. Ma il virus sta mettendo a nudo i limiti della scienza. Ancora non sappiamo tutto del virus del coronavirus, ma un anno fa ne sapevamo ancor meno. Abbiamo imparato ad apprezzare (e a temere) le profezie di virologi ed epidemiologi. Ma se ci si affaccia alla finestra, sembra chele indicazioni dell’OMS abbiano cambiato qualcosa. Tutti, o quasi, indossano le mascherine. Chiamiamola paura, eccessiva precauzione. Chissà, magari domani scopriremo che invece è stato buonsenso. E possiamo scommettere che sarà comunque l’autorità scientifica a deciderlo. E noi ci fideremo.

Libertà: continua conquista

Desirèe Bitonti e Marina Valente – 4AU Liceo “G. Comi”, Tricase

Che cosa è davvero la libertà? La storia ci insegna come, con grande fatica e sangue, noi possiamo godere di tante libertà: possiamo professare la religione in cui crediamo, esprimere liberamente la nostra opinione politica e votare, frequentare qualsiasi grado di scuola, scegliere il lavoro che preferiamo, amare chi vogliamo, avere una famiglia… Possiamo fare così tanto eppure non ci sembra mai abbastanza. La storia ci insegna che per tanto tempo tali diritti sono stati negati: nel 1789 la Rivoluzione Francese rivendicava gli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza ma celava in realtà la successiva affermazione di una nuova tirannide borghese; nel 1917 la rivoluzione russa chiedeva a gran voce tutela economica e politica ma si trasformava rapidamente in una tremenda dittatura; nei primi decenni del 1900 il partito fascista e nazista, nati per rispondere alle esigenze di sicurezza del popolo, diventavano ben presto i peggiori regimi totalitari mai esistiti. Movimenti sorti per rivendicare diritti e libertà da parte di gente che avvertiva la necessità di vivere ma era obbligata a sopravvivere, arrivavano velocemente a negare ogni diritto di essere sé stessi, a cancellare le libertà più fondamentali, fino a quella della vita. Come si possono dimenticare tante crudeltà? Vita, dignità e libertà sono valori per i quali si è tanto lottato e occorre lottare sempre, senza lasciarsi ammaliare da facili soluzioni e risposte di sicurezza apparente.
Ma oggi, nella opulenta società occidentale, siamo sicuri di essere “assolutamente” liberi? Alcuni studi hanno dimostrato come l’individuo non sia in realtà libero come crede in quanto l’ideologia dominante influenza il suo pensiero. David Riesman autore del libro “La folla solitaria” tratteggia il tipo umano prevalente nelle moderne società occidentali: l’individuo eterodiretto o massificato, incapace di autodeterminarsi liberamente perché continuo  bersaglio dei messaggi di comunicazione, tanto che il consenso del gruppo sociale di appartenenza, e quindi il conformismo, diventa il valore assoluto. Anche il filosofo Marcuse, ne “L’uomo a una dimensione” descrive l’individuo nella società capitalista come un semplice consumatore, che crede di essere libero poiché gli vengono offerti tanti beni ma la sua unica libertà consiste nello scegliere tra i beni già preconfezionati dalla società i quali perpetuano in realtà la sua infelicità. L’uomo, quindi, è apparentemente libero ma di fatto è asservito al sistema economico dominante. Molto spesso la società, pertanto, costituisce un ostacolo e ci impedisce di mettere in atto e di concretizzare delle libertà già formalmente conquistate. Non a caso il sociologo Goffman paragona la vita sociale a un palcoscenico teatrale, in cui gli individui recitano delle parti pur di nascondere la loro vera personalità, come se indossassero una maschera e fossero prigionieri del giudizio altrui. Quindi non veramente liberi. Proprio queste considerazioni devono spingerci a ritenere la libertà, nelle sue varie forme, come una meta ideale mai del tutto raggiunta ma come un sentiero da percorrere e che richiede un continuo impegno da parte di tutti e di ciascuno per non vanificare gli sforzi di chi, prima di noi, ha lottato nel suo nome.

Libertà e no

Simona Calò – 5A SIA, IISS “A. Vespucci”, Gallipoli

“La prova basilare della libertà non è tanto in ciò che siamo liberi di fare quanto in ciò che siamo liberi di non fare” (Eric Hoffer)

Questa frase originale di Eric Hoffer è sicuramente molto significativa ma nell’epoca storica nella quale ci troviamo ora, mi permetto di sottoporla ad una piccola modifica, ossia: “La prova basilare della libertà non è tanto in ciò che siamo liberi di fare quanto in ciò che non siamo liberi di fare.”
Stiamo capendo tutta l’importanza della libertà solo ora, in quanto al cospetto di un diritto fondamentale negato da una pandemia mondiale. Fino allo scorso anno abbiamo vissuto la nostra vita dando per scontato il valore di questo “dono”. Ci svegliavamo liberi di vivere la nostra vita; di condividere la socialità; di sorridere ad un bambino per strada; di leggere il labiale da lontano della propria migliore amica; di incontrarci al bar con gli amici senza orario e senza vincoli scambiandoci un caloroso abbraccio; di andare in palestra per sfogarci dopo tante ore di studio; di fantasticare sul prossimo viaggio. E invece guardiamoci adesso…
Ci svegliamo limitati nel vivere la nostra vita; condividiamo la socialità attraverso uno schermo; abbiamo imparato a rendere i nostri occhi sempre più espressivi dato che è l’unica parte del viso che ci permette di esprimere le nostre emozioni. Adesso è difficile anche comunicare con l’amica del cuore avendo sulla nostra bocca una barriera che ce lo impedisce. Siamo addirittura costretti a darci un appuntamento nel supermercato se sentiamo la necessità di rivedere i nostri amici e tra un pacco di “baci” e uno di “abbracci” scappa un occhiolino…

È paradossale pensare che l’unica dolcezza che prima potevamo avere naturalmente, adesso la dobbiamo acquistare; abbiamo scoperto che per molti la palestra era soprattutto un luogo di svago e di incontro ed ora addirittura l’esercizio fisico è l’ennesimo momento di raccogliere istruzioni da dietro ad un computer.

E i viaggi? I viaggi più belli, forse, li stiamo facendo proprio in questo periodo perché la noia dello stare fermi fa pensare a tutto quello che avremmo voluto fare, a tutti i posti che avremmo voluto visitare e a tutto il mondo che ci rimane ancora da scoprire. Questa assenza di libertà è diventata paradossalmente un grande stimolo per la nostra fantasia, una forza segreta che cova dentro di noi un potenziale esplosivo. Basterà questo a risarcirci del tempo perduto?

Prendiamo il mio caso, sono una ragazza di quinto superiore che, avendo in classe quasi tutte le amicizie nate negli anni dell’adolescenza, non ha avuto modo di godersele a pieno. Sì, è pur vero che i miei compagni li vedo durante le video lezioni, ma si sa, non fa lo stesso effetto. C’è rabbia, c’è delusione: in questo ultimo anno potevamo stare tutti insieme e vivere gli ultimi momenti di scuola in compagnia, ma è andata così e ce lo ricorderemo per tutta la vita. Tuttavia non mi piace essere pessimista davanti a questo limite di libertà: non mi piace pensare che questa pandemia sia come una diga; se essa sta bloccando in effetti il nostro flusso vitale, a me piace pensare che la vita continua a scorrere dallo sfioratore della diga. E ci sarà un momento in cui la diga verrà meno e in quell’ondata di libertà dobbiamo stare attenti a non travolgere chi ci sta attorno ricordandoci  che la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri.

La libertà per alcuni è una conquista sofferta e faticosa, per altri è un dono incompreso e inapprezzato: quando ne abbiamo troppa essa cambia nome e sostanza e si chiama arbitrio: non rispettiamo le regole di convivenza civile, rischiamo di danneggiare in primis noi stessi e poi tutte le persone a cui vogliamo bene. Cosa accadrà quando la diga si romperà? Sarà un problema? (Non mi vedete, ma io qui sto ridendo).

Liberi di esprimersi?

Angelica De Luca – 4B SSS Istituto IISS “E. Giannelli”, Parabita

Libertà, che bella parola, appena la sento nel mio pensiero echeggia il testo di una canzone che, negli ultimissimi periodi, grazie anche alla serie Netflix “La casa di carta” e le tante cover fatte negli anni, ha affascinato noi giovani. Mi riferisco a “Bella Ciao”, uno dei canti popolari italiani più noti a livello internazionale, uno dei testi più conosciuti, tradotti e cantati a livello mondiale, generalmente viene associato alla Resistenza e ai partigiani; le sue parole, sono parole di libertà, lotta contro dittature e opposizione agli estremismi, per questo “Bella ciao” è considerata un simbolo della Resistenza. Ma “Bella ciao” è una canzone universale, non necessariamente legata al mondo della Resistenza, esprime il bisogno di libertà di ogni essere umano appartenente a qualsiasi popolo, è un “inno alla libertà” Ogni essere umano ha il diritto di vivere la propria libertà, anche la libertà di pensiero e di espressione. La nostra Costituzione all’art. 21 recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Ma se dobbiamo tutelare il diritto alla libertà di pensiero e di espressione, non dobbiamo usarlo come arma di offesa. Attualmente, l’utilizzo dei social network ha ingenerato la convinzione che ogni cittadino sia libero di esprimere, anche in maniera diffamatoria o ingiuriosa, il proprio pensiero, abbiamo post su Facebook, commenti su Instagram, recensioni su TripAdvisor…. L’avvento delle nuove tecnologie, ha assicurato il diritto di espressione a chiunque, ponendo però a rischio valori fra i più importanti della persona: la dignità, l’onore e la reputazione. Accade, sempre più spesso, di leggere commenti di cittadini che offendono, con accuse deplorevoli, personaggi famosi e persone comuni. I post oltraggiosi aprono una finestra su un modo di violenza e arroganza: pensiamo al cyberbullismo che rappresenta anche un attentato alla libertà di espressione. Leggendo alcuni commenti si ha la certezza di come può venire a mancare una forte arma, quella del sapere, l’unica in grado di sconfiggere ignoranza e maleducazione. Grazie alla “rete” l’uomo si ritrova ad essere soggetto attivo nel processo di scambio delle informazioni, non solo le legge, ma le divulga. I social si pongono in contrasto con il principio di democrazia quando, attraverso la diffusione di “hate speech”, compromettono l’esigenza di protezione di una libertà fondamentale. Un diritto così importante non può essere offeso. Come accettare la fine poco “democratica” di un diritto per il quale si è tanto lottato nel dopo guerra? I Diritti alla libertà di pensiero e espressione, vengono sanciti in varie fonti giuridiche, in particolare nella Dichiarazione universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948) con l’art.18: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione … » e con l’art.19: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Le idee e le opinioni si possono quindi esprimere in varie forme, anche in forma umoristica, ma esistono opinioni ed espressioni che arricchiscono il patrimonio culturale e altre che sono come proiettili. Alcune volte idee e informazioni vengono diffuse allo scopo di coltivare “omologazione”, appiattimento di menti e inquinamento di coscienze. È per questo che la libertà di un altro soggetto, non deve superare alcuni limiti o violare alcuni diritti come il diritto al rispetto della reputazione altrui o la salvaguardia dell’ordine pubblico, della sanità, della morale pubblica. Sono allora libero di calunniare una persona? Di diffamarla? Intuitivamente rispondiamo no. Un politico cattolico, Igino Giordani, sostiene: «La libertà di pensiero, …, vale se rispetta la libertà di pensiero degli altri: essa perciò non deve offendere il pensiero altrui. Anche questo non è un limite, è una difesa della libertà stessa». E ancora: «È la libertà di pensare quel che si vuole e di esprimere tutto ciò che si pensa, entro i limiti della verità e della moralità: senza questi potrebbe divenire ingiuria, calunnia, pervertimento» (cit. in La Fiera Letteraria, Che cos’è la libertà di pensiero, n. 14, aprile 1973). L’espressione del nostro pensiero ruota intorno a ciò che crediamo vero, ossia alle nostre più intime convinzioni. L’arte della dialettica è indispensabile quando esprimiamo i nostri pensieri, dialoghiamo, discutiamo. La dialettica è tecnica e abilità di presentare gli argomenti adatti a dimostrare un pensiero “nostro”, di ascoltare l’interlocutore e di arricchirci reciprocamente con lo scambio di idee.

Giuseppe Solidoro – 5A SIA, IISS “A. Vespucci”, Gallipoli

“Il disegno rappresenta 3 specchi”: ogni specchio raffigura un aspetto deformato della realtà così come il quotidiano è deformato dalla pandemia che stiamo vivendo. Nel primo specchio si vede un bosco non di certo soleggiato, pieno di allegria, animali ma buio, con degli alberi che stanno per morire e che incutono tristezza. Nel terzo specchio si vede un mare in tempesta con un vascello che sfida le onde, destinato a perdersi tra i flutti che di certo non sono l’acqua del mare calma accompagnata dalla spensieratezza dei bambini che giocano a fare castelli di sabbia sulla battigia. Nel secondo specchio (al centro) c’è l’incontro tra 2 innamorati che a causa della lontananza cercano di afferrarsi l’un l’altro ma purtroppo il ragazzo (che rappresenta noi adolescenti) non riesce nel suo intento. Nel disegno ho usato principalmente 2 colori: il nero (simbolo di oscurità) il bianco (simbolo di vuoto che assale il ragazzo).

Gli altri elaborati di “Libertà e no”

Libertà, il bene più alto!

Antonio Bianco – III C Linguistico liceo “Quinto Ennio”, Gallipoli

Se non si considera la libertà il bene più alto della vita, non credo si possa nemmeno aprir bocca sull’argomento! Potrebbe sembrare esagerato affermare questo, ma è il punto di partenza necessario per poter accennare un discorso su ciò che l’uomo ha di più prezioso, sacro e inalienabile!

È necessario, all’inizio di una riflessione, chiarire la terminologia, che in questa sede è importante forse più del ragionamento stesso. Parlare di libertà, non è sinonimo del parlare di “ciò che voglio fare o essere a prescindere da tutto e tutti”, ma è ascoltare chi sono, dare voce al mio intimo, e mettermi in relazione con la vita di chi mi circonda: la somma di questi fattori mi porta a saper dire qualche parola ponderata su questo dono meraviglioso quale è la libertà!

Innanzitutto bisogna tener presente che lo spazio in cui l’uomo è chiamato ad esercitare la propria libertà è la vita stessa, senza restrizione alcuna e, come dice Joseph Ratzinger, «la libertà, per essere veramente tale deve essere ragionevole, altrimenti non è bene, ma cade nella tirannia dell’irrazionalità».

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 al primo articolo recita così: «tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Di conseguenza, nella maggior parte delle Leggi Costituzionali è presente questo slancio verso alla libertà che fonda la vita stessa ma, purtroppo, non tutte le nazioni godono ancora di questo diritto.

Cos’è, quindi, la libertà? È essere sé stessi nel rispetto della propria natura e di quella altrui! Libertà non significa essere sollevati dal compito essenziale di essere da ed essere per. “Essere da” è il ricordarsi che sia prima che dopo di noi ci sono stati e ci saranno altri uomini. Ai primi dobbiamo porgere l’orecchio e il cuore per prenderne il bene a piene mani, la passione con cui si sono spesi e offerti in nome di una libertà che, per molti versi, non hanno mai sperimentato; ai secondi dovremo dare conto delle nostre scelte, seppur libere: di fatto, una scelta effettivamente libera è una scelta liberante, che libera anche coloro che sono raggiunti e che sono altro-da-me! “Essere per” è lo stile di vita che germoglia automatico in chi vive questa gratitudine verso gli altri.

Sono certo che dietro al desiderio di libertà c’è una promessa: diventare simili al Creatore, pur riconoscendosi creature. Di conseguenza, se la libertà non vuole portare all’autodistruzione e alla menzogna deve orientarsi verso la verità: «è la verità che ci rende liberi».

Quando si parla di libertà, uno dei primi pensieri vola a chi non ha vissuto appieno questa dimensione essenziale della vita: penso agli ebrei che fin dalla loro fondazione a popolo hanno sperimentato la mendicanza continua della libertà, senza mai ottenerla del tutto e definitivamente, ma perdendola ogni volta che le tenebre della “prigionia” sembravano lasciar spazio alle brume della vita piena!

Desidero la vita, la vita vera e piena, perché questa è libertà. Non credo nei surrogati di vita che mettono da parte questo bene, perché proprio questo bene, la libertà, è il bene più alto che determina l’essere uomo, e l’esserlo veramente!

La libertà dei forti, la forza della libertà

Gaia Calcagnile – liceo scientifico linguistico “G.C. Vanini”, Casarano (LE)

Alcuni affermano che la libertà sia qualcosa di fisico, cioè la libertà di muoversi. Altri invece la ritengono psicologica, che risiede nella parte emotiva di ciascuno di noi e quindi consiste nel provare un sentimento o avere un’idea come si desidera. Beh, secondo me è alquanto azzardato dare una definizione di libertà che coincida con il concetto soggettivo di ognuno. È possibile che per me sia la possibilità di scegliere cosa fare della mia vita, ma per un altro può consistere nella libertà di amare qualcuno, o forse entrambe le cose. Ma questa libertà non è mai totale perché minacciata costantemente da fattori più grandi di noi o anche semplicemente da imprevisti della quotidianità.

Due i tipi di ostacoli alla libertà: quelli che attaccano la libertà generale, di cui approfittiamo tutti; quelli che colpiscono la libertà individuale, più ritagliata sui singoli e abituale. In entrambi i casi, è l’ignoranza la loro madre, che può colpire chiunque e presentarsi sotto qualsiasi aspetto. Non per mancanza di istruzione, quanto piuttosto di qualcosa di più complicato che vive in chi, influenzato da idee “alternative” cui facilmente si adegua, ostacola le libertà altrui. Questa ignoranza va ad intaccare sicuramente anche la libertà individuale, che può essere poi aggravata anche dall’altro tipo di ignoranza, quella dovuta alla mancanza di istruzione, che porta a vivere in maniera passiva, facilmente malleabile.

Un’altra variante, che prende piede velocemente, ci porta a conformarci alle tendenze del periodo, a non essere più liberi di mostrare ciò che siamo o di dire ciò che vogliamo: ci limita nel delicato periodo della vita che porta alla formazione completa della persona e della costruzione del futuro collettivo. In altre occasioni, è qualcosa di inaspettato a scatenare dubbi e angosce. È successo con il coronavirus, che ha cambiato la concezione stessa di libertà individuale, ponendo le basi di un nuovo “vivere liberamente”: non c’è neanche più la libertà di tossire per rispettare il diritto alla salute dell’altro.

Nonostante tutti gli attentati e gli ostacoli alla libertà, noi abbiamo il potere di far qualcosa anche semplicemente compiendo un’azione simbolica a suo favore. Ci sono tante figure che si battono per la libertà. Nina Bahinskaja, 73enne bielorussa, con il suo slogan “Sto solo passeggiando” incita le giovani a combattere il regime scendendo per le strade sventolando bandiere bielorusse. A causa di questa forza di volontà di proteggere la cultura del suo paese, è stata arrestata tante volte. La stessa sorte per Loujain al-Hathloul, giovane attivista araba che per difendere i diritti delle donne è stata condannata con l’accusa di voler cambiare il sistema politico saudita. Donne forti che combattono nemici forti.

Ci sono comunque molte altre libertà negate… e ci sono molte altre persone coraggiose che hanno tentato e che tentano di difenderle, di proteggerle, di ottenerle. Non credo che tutto questo mai cambierà. Ci saranno sempre persone o idee che ostacolano e distruggono e altre che lottano, che resistono e ottengono, senza mai piegarsi.

La libertà (s)oggettiva

Enrico Carbone – 5ª AL Liceo Scientifico Linguistico “G.C. Vanini”, Casarano (LE)

Da sempre la libertà costituisce l’oggetto e il soggetto, il mezzo e il fine di ogni essere vivente. Il racconto biblico ne fa comprendere l’importanza: di fronte all’ordine del Signore, Eva sceglie di agire secondo la propria volontà, compiendo il primo peccato.

La parola chiave della libertà è proprio “scelta”: l’uomo è libero quando ha la possibilità di scegliere. Egli può scegliere di pensare in modo autonomo (libertà di pensiero), di esprimersi di conseguenza (libertà di espressione), ma soprattutto di compiere azioni per soddisfare i suoi interessi: scegliersi l’abbigliamento, studiare, viaggiare… Libertà fra loro complementari: se, ad esempio, venisse negata la libertà di pensiero, automaticamente un individuo non sarebbe in grado neppure di pensare un’azione diversa rispetto a ciò che gli viene imposto.

Se questa libertà è definita “individuale”, si presuppone l’esistenza di un altro tipo di libertà, quella “comune”. Il principio è identico, fare ciò che si desidera seguendo i propri interessi. Da dove nasce quindi la necessità di distinguere questi due tipi di libertà? La risposta è di carattere filosofico, ma intreccia anche un aspetto politico. La libertà comune non è infatti l’appagamento dei desideri ogni singolo individuo, ma la ricerca di un interesse concorde con i “molti”. Per raggiungere questo obiettivo, vengono introdotte delle leggi e, di conseguenza, è inevitabile limitare una piccola parte degli interessi dei singoli. Le due libertà sono complementari, necessitano l’una dell’altra. La traduzione politica di questo concetto si identifica con la democrazia.

Ma al giorno d’oggi esistono ancora molti casi di sistemi politici che negano alcune delle libertà fondamentali. Nei Paesi fondamentalisti islamici, alle donne vengono negate molte libertà in nome dei principi religiosi. In Paesi come la Cina, alla negazione di alcune libertà in maniera totale, si accosta la negazione implicita: si PUÒ fare, ma il governo lo DEVE sapere. Attraverso l’utilizzo dei più innovativi sistemi di tracking, il governo ha la possibilità di conoscere in tempo reale l’orario, il luogo e le modalità di qualsiasi spostamento o azione compiuta da ogni singolo cinese. È utilizzato anche il rating sociale, assegnando ad ogni cittadino un punteggio basato sul compimento di azioni positive o negative. Per quanto antidemocratico, questo sistema ha permesso alla nazione l’immunizzazione dei disagi causati dal Coronavirus. Ma anche nel mondo occidentale, per preservare la salute di ognuno, siamo stati costretti a privarci della libertà di compiere molte delle nostre azioni quotidiane.

Uno dei compiti dell’uomo e uno dei miei obiettivi nella vita, è quello di scoprire ciò che lo fa sentire veramente libero, e praticarlo ogni giorno. Un uomo si sente libero scrivendo ciò che pensa, senza esprimersi pubblicamente? Ha il dovere di farlo. Un altro passeggiando all’aria aperta? Anche questo diventa esercizio di libertà. Quello sulla libertà è allora un discorso ampio, che investe tutti i campi della nostra esistenza ed ogni suo singolo giorno, ma soprattutto è soggettivo. Ognuno di noi possiede gli strumenti giusti per comprendere l’importanza di questo principio: bisogna ricercare libertà, praticare libertà e soprattutto garantire la libertà a tutti: l’unico modo per essere davvero liberi.

Non ci sto

Emanuele Mercuri

Non ci sto a pensare come gli altri,
Non ci sto ad obbedire ai mostri
Che dall’alto comandano
E ringhiano come i cani feroci.
Non ci sto a fare il volere
Di chi distrugge la libertà,
Di chi si impadronisce dei nostri pensieri,
Di chi amore e rispetto non ha.
Non ci sto all’obbedienza cieca
Ma voglio avere il diritto di pensare,
Di volare, di cadere e di sbagliare.

Libertà, allenaci, insegnaci a vivere con te

Laura Schito – 5ª AL liceo scientifico linguistico “G.C. Vanini”, Casarano (LE)

Jovanotti, Viva la libertà

Come dice l’art. 13 della nostra Costituzione, la “libertà personale è inviolabile”. Sì, è la libertà più importante, giacché se non ci si sente liberi come persone, non si potrà mai pensare di raggiungere una libertà collettiva. D’altra parte, se dovessimo chiedere cos’è la libertà a cinquanta persone diverse, riceveremmo cinquanta risposte differenti. Pertanto, è necessario cercare di garantire una libertà individuale mediante un rapporto non conflittuale tra individuo e legge, di cui parlava Rousseau: «Il primo che, recintato un terreno, ebbe l’idea di dire: “Questo è mio”! e trovò persone così ingenue da credergli, fu il vero fondatore della società civile». Allora, per evitare che i più forti arrivassero a sottomettere totalmente i più deboli, è stato necessario inventare le leggi. Ma già nel parlare di legge si sta limitando, in qualche modo, il concetto di libertà. Se si godesse una libertà assoluta, le leggi non avrebbero motivo di esistere. Ma dovendo un uomo libero obbedire ad una legge con cui non è d’accordo, perché non si dovrebbe rispettare la sua libertà di non voler obbedire ad una legge imposta dalla società in cui si è trovato a vivere? Gli uomini non sono neanche liberi di nascere, in quanto nascono già inseriti in contesti sociali differenti.

Stiamo vivendo un periodo in cui l’emergenza sanitaria mette a dura prova il rapporto individuo-leggi. Ciò che attualmente accomuna tutti gli esseri umani è il desiderio di poter tornare a godere della “libertà” quotidiana posseduta fino a un anno fa.  Fatto sta che le limitazioni restano, e chi non le rispetta deve pagare. In un periodo in cui il poter uscire di casa viene stabilito da un colore, quale libertà si sta rispettando? Non poter andare a scuola per condividere quelle emozioni adolescenziali tipiche degli studenti non è libertà. Ma è necessario, ora più che mai, rinunciare ad una parte della propria libertà in favore della libertà di tutti. Papa Francesco ha affermato: «tutti dovrebbero prendere il vaccino, perché tu ti giochi la salute, la vita. Ma ti giochi anche la vita di altri». Questa frase sembra un po’ ricordare la “volontà generale” di cui parlava Rousseau nel “Du contrat social”: le leggi devono (o dovrebbero) essere orientate esclusivamente al bene comune.

Ma esistono ancora quelle leggi del cuore, non scritte, che si trovano (o meno) nella morale di ogni essere umano, che ci fanno sentire liberi spiritualmente. Esse permettono di sfidare ciò che è scritto per perseguire qualcosa che si ritiene giusto. Il problema alla base è che ciò che è giusto per me, può non esserlo per un altro: l’idea che ogni uomo ha di libertà non potrà mai essere pienamente rispettata. Ma se tutti la pensassimo allo stesso modo, finiremmo per rivivere sempre le stesse giornate, nella banalità più assoluta. E che libertà ci sarebbe allora? Oggi la forma di governo che più cerca di rispettare le libertà individuali in favore di una libertà comune, e che più si adatta ad un mondo che è in un continuo modernizzarsi, risulta essere la democrazia. O almeno, noi occidentali siamo abituati a pensarla così. Ma i valori democratici sono una conquista che non si deve dare per scontata, ma da difendere giorno per giorno.

La libertà forzata

Paola Schito – 5ª AL Liceo Scientifico Linguistico “G.C. Vanini”, Casarano (LE)

«Dove non c’è legge, non c’è libertà», afferma John Locke, aggiungendo che la società politica è istituita per patto dagli individui in funzione dei loro interessi, e soltanto un governo regolato dal consenso del popolo e limitato dai diritti degli individui è considerato prettamente legittimo. Tutto ciò è possibile grazie alla presenza di norme sociali, morali e giuridiche. Queste ultime coincidono con i diritti/doveri di ciascun cittadino, nonché con le leggi. La nostra Costituzione dedica l’articolo 13 al tema della ‘libertà’, definita come inviolabile: tutti ne hanno quindi diritto senza distinzione di razza, sesso, religione, ceto sociale. Luigi Sturzo diceva: «La libertà è come l’aria: si vive nell’aria; se l’aria è viziata, si soffre; se l’aria è insufficiente, si soffoca; se l’aria manca, si muore». È proprio quell’aria ‘viziata’, in cui si può pensare, erroneamente, che libertà vuol dire vivere senza regole, che permette che certi accaduti avvengano. In realtà però, essere liberi vuol dire sapersi relazionare con gli altri nel rispetto delle proprie libertà e di quelle altrui. Di conseguenza, si può dedurre che non esiste e non esisterà mai una libertà assoluta ed esempi di vita quotidiana ci possono rendere più chiaro questo concetto. Pensiamo ad esempio al codice stradale: se non esistesse, viaggiare su strade trafficate risulterebbe molto difficile e porterebbe solo al caos.

La libertà, seppur considerata un concetto astratto, si identifica con il bene che permette la continua lotta del positivo contro il negativo. La libertà, nel corso di questi secoli messa più volte in discussione, trova già un contrasto nel nostro ‘io’ ossia nello scontro tra istinti negativi e coscienza morale. Questa morale sembra dunque ‘storicizzata’, così come direbbe Kant. Se dovessimo scendere nel particolare, potremmo prendere come esempio la libertà di parola che è nel suo piccolo una realizzazione: ognuno deve esprimersi nel modo più opportuno sempre avendo la consapevolezza dei propri limiti  senza vietare questa stessa ad altri.

Se dovessimo pensare al 2021, la prima cosa che ci verrebbe in mente sarebbe il lockdown. Questa situazione, in nome del “diritto alla salute”, ha comportato l’adozione di misure restrittive che limitano diritti e libertà fondamentali. Proprio per questo la libertà è ora più che mai il diritto al quale tutti si appellano per tornare alla vita pre-pandemia. Libertà personale, libertà di circolazione, libertà di riunione, libertà di iniziativa economica, persino libertà al matrimonio e alla famiglia: a questo oggi bisogna rinunciare, ma anche in questo caso bisogna fare un discorso più profondo. Anche in questa situazione particolare, bisogna partire dal piccolo, quindi dal rispetto di norme giuridiche pubblicate dai vari DPCM, per ritornare alla libertà collettiva, quindi per  acquisire le libertà personali. Queste restrizioni non sono solo un obbligo imposto dall’alto ma è anche un discorso di responsabilità personale. Inoltre, nel corso della pandemia vi sono state diverse scuole di pensiero riguardanti il diritto alla privacy a seguito del caso particolare della creazione dell’App “Immuni” che sembrava fare uso dei dati personali di ciascun utente in modo da registrare, in maniera comoda e grazie all’uso del contact tracing, quanti più contagi possibile. E a questo proposito è stata posta una domanda: la tensione creatasi tra privacy e salute pubblica fino a che punto potrà spingersi?

Essere o non essere… liberi

Giorgia Tamborrini – 4ª AL liceo scientifico linguistico “G.C. Vanini”, Casarano (LE)

Libertà… quanti significati si celano in queste sette lettere. Sin dalla notte dei tempi l’uomo ha avvertito un istinto di libertà e ha dovuto lottare per raggiungerlo. Lo ha fatto in tantissimi modi, migliorando al contempo le proprie condizioni di vita. Ai modi di liberarsi e di sentirsi libero ne hanno fatto riscontro altrettanti per definire la libertà: ecco perché è diventata un termine ‘ombrello’ sotto il quale si può dire di tutto, fino a identificarla con la possibilità di fare qualunque cosa senza alcun limite.

Non è un caso che la riflessione più approfondita sulla libertà coincida in gran parte con la modernizzazione. Uno dei più autorevoli contributi al dibattito viene dall’illuminista Montesquieu, che ritiene la libertà elemento indispensabile all’esistenza e ne configura due modelli: uno reale ed uno solo apparente. Quest’ultimo, sviluppandosi ai margini della società, implica la potenzialità di fare qualsiasi cosa, ma con il rischio connesso di essere limitati da altri. Pertanto, costituisce più un peso che un diritto. Al contrario, la libertà reale prende forma all’interno della società che garantisce una vita serena, attraverso il rispetto dei diritti di ognuno entro limiti prefissati. Proprio questa concezione rappresenta la base dei moderni stati di diritto che, in contrapposizione ai regimi totalitari, sono basati sul principio di legalità e assicurano la salvaguardia dei diritti e delle libertà dell’uomo.

Due secoli dopo, un esempio ineguagliabile di affermazione dei diritti è espresso dalla Costituzione italiana (1948) che dedica la prima parte al riconoscimento e alla garanzia delle forme di libertà più importanti per il cittadino. Sebbene la tutela giuridica offerta dallo stato italiano sia seria ed efficace, nella società attuale non sempre la libertà degli individui è effettiva.

La libertà che oggi è entrata in discussione è quella di opinione nelle sue diverse manifestazioni. La rete delle reti ha moltiplicato in modo esponenziale queste possibilità e le ha rese accessibili ad una platea sempre più vasta di utenti, ma il suo utilizzo distorto ha anche banalizzato e volgarizzato la produzione e la fruizione della più umana espressione della libertà: il pensiero.

Infatti molto spesso, in particolare i soggetti in età evolutiva, sono vittime di condizionamenti: i media ci informano di episodi di prepotenza commessi da ragazzi nei confronti di loro coetanei o di persone più indifese. Questo fenomeno, denominato bullismo, infatti, è tristemente diffuso, soprattutto nell’ambiente scolastico. Si tratti di violenza fisica vera e propria; di ricatto o ancora di minacce, di insulti, di umiliazioni, di allontanamento dal gruppo ed emarginazione messi in atto attraverso i social network che, negli anni venti del nuovo millennio, rappresentano il “Quinto Potere”, riprendendo il titolo di un famoso film degli anni Quaranta. Entrambe i protagonisti di questi macabri eventi non hanno la loro libertà: le vittime per ovvi motivi, ma anche i carnefici che nascondono dietro una maschera costruita con la brutalità la loro totale incapacità di essere individui civili, istruiti, consapevoli, rispettosi e propositivi, ovvero, in una sola parola la loro incapacità di essere liberi!

La spada di Damocle sulla democrazia

Cosimo Verardi – 5ª AL liceo scientifico linguistico “G.C. Vanini”, Casarano (LE)

La libertà è un principio cementato nella storia dalla vittoria delle forze alleate nel secondo conflitto mondiale contro il totalitarismo nazista. I principi democratici come l’autodeterminazione personale, la libertà di parola e l’esercizio del diritto di voto, prima appannaggio di pochi Paesi eletti, diventano universali.

La democrazia è una bestia elefantiaca, che funziona solo se abbastanza nutrita, in particolare dalla fiducia. Senza fiducia, la democrazia muore. Rigurgiti del secolo scorso fanno tesoro di questo suo tallone d’Achille per picconarla ogni qualvolta si verifichi una magra di fiducia. Si richiama l’uomo forte che, accentrando qualsiasi decisione nella sua persona, si presenta come l’uomo della provvidenza, che semplifica i processi decisionali quando la democrazia decide di non decidere. È la crisi del sistema che spinge all’attesa messianica dell’uomo forte, non l’uomo forte che spinge alla crisi del sistema.

In fasi di emergenza, come quella attuale, la democrazia appare un lusso riservato ai tempi di tranquillità. I contrappesi, pietra angolare di qualsiasi liberaldemocrazia consolidata, diventano burocrazia. Lo stato di emergenza si trasforma in stato di eccezione. Invoco lo stato d’emergenza perché desidero poter ritornare alla normalità, ma invoco lo stato d’eccezione perché voglio travolgerla.

In questa fase storica possiamo riscontrare un’allarmante presenza, anche in Europa, delle cosiddette democrazie a bassa intensità, espressione che ben evidenzia l’involuzione di alcuni sistemi politici governati da partiti populisti e sovranisti. La costante erosione della democrazia in Polonia e Ungheria alimenta tendenze autoritarie, celate da un formale rispetto delle regole democratiche.

La democrazia può, democraticamente, diventare una dittatura? Molti, preoccupati per il futuro della democrazia, si chiedono se potrà mai ripetersi l’auto-golpe di Luigi Napoleone, che da presidente si dichiarò imperatore. Si è tentati a rispondere di no poiché la storia stessa ci ha vaccinato contro questi colpi di mano. Ma anche i vaccini hanno bisogno di richiami, perché perdono efficacia nel tempo. Quello che certamente può e deve essere fatto è educare alla cultura della democrazia. Conoscere il proprio passato è condizione per la padronanza del proprio futuro. La cultura della legalità allontana i giovani dall’eversione e fa loro acquisire coscienza dei propri diritti/doveri, imparando a distinguere la libertà di parola dalla “libertà di offesa”, la libertà di stampa dalla calunnia, la libertà di manifestare dalla rivolta violenta.

Allora quei sistemi politici che mettono la democrazia ai voti, ponendo i cittadini di fronte alla possibilità di votarle contro, probabilmente non sono più democratici da diverso tempo. Sintomi dell’indebolimento democratico sono le graduali restrizioni alla libertà di stampa, di parola e di associazione. Se l’unico elemento residuo della democrazia è la finzione elettorale, la democrazia è morta. Vuol dire che il parassita autocratico ha preso il controllo del proprio ospite, vivendo in una malcelata simbiosi.

L’infatuazione verso l’uomo forte dura finché ci si sente protetti dal suo potere. Finché si è la mano che brandisce il bastone e non la schiena che lo subisce. Per tale motivo il governante ha bisogno di tenere il popolo in una costante situazione di emergenza. Altrimenti la sua presa si allenta e l’infatuazione verso l’oppressore svanisce.

La storia è maestra di vita, peccato che abbia classi vuote.

Libertà o illusione?

Francesca Zocco – 4AL liceo statale “G. Comi”, Tricase

Libertà non è spazio libero
è dove il mondo non è chiuso
Libertà è una mente ignorante alla paura
che con eleganza e saggezza, il sapere, cattura
Libertà è un terreno perduto
che, alla legge della società, è stato venduto
Libertà è illusione
la si raggiunge perdendo il lume della ragione
– per un istante-porta poi alle catene e alla prigione –
Libertà è l’ebrezza del volo –
Un assaggio –
prima di toccar terra di nuovo:
continuerai a guardare il cielo, una volta raggiunto il suolo
Libertà è amore e sentimento
un individuo libero di sprigionare tutto ciò che ha dentro
ma attenzione
che anche amore è illusione
Libertà è facoltà
facoltà di scegliere la propria schiavitù.
Nulla può essere incondizionato
Nessuno è libero una volta nato
Niente è libertà davanti allo Stato
Libertà è negli occhi di chi osserva un
pensiero – un concetto astratto
che la mente conserva
Libertà o illusione?