La Resistenza al nazifascismo fu lotta comune, che affratellò chi combatté per una convivenza umana fondata sulla libertà, sulla pace e l’amicizia tra i popoli. In tutti i Paesi d’Europa questa lotta per l’esistenza poté sostenersi e svilupparsi per l’eroismo e l’abnegazione dei combattenti, ma anche per il coraggio e lo spirito di sacrificio di quelle popolazioni, che in tutti i modi aiutarono i movimenti partigiani a contrastare la ferocia distruttrice nazista, che mise a ferro e fuoco città e paesi annientando inermi cittadini, uomini, donne, vecchi e fanciulli per rappresaglia. Tra le orrende stragi compiute in Unione Sovietica quella di Chatsun, nella regione di Brjansk, restò per lungo tempo dimenticata. Per vendicarsi di tre tedeschi uccisi furono fucilate 318 persone innocenti, tra cui sessanta bambini, dagli occupanti tedeschi. Decine di migliaia di cittadini furono torturati a morte e trucidati nella zona. E’ la stessa dolorosa e tragica storia in Italia di S. Anna di Stazzema, Marzabotto, delle Fosse Ardeatine e di tante altre stragi nazifasciste avvenute nel nostro Paese ed in tutta l’Europa occupata dall’esercito tedesco.

“Lotta congiunta contro il fascismo. Resistenza Italiana e Movimento partigiano in URSS” è il titolo della Mostra fotografica, storica e documentaria realizzata dall’Archivio di Stato di Brjansk – città russa della “Gloria partigiana” – in collaborazione con l’Accademia Russa di economia nazionale e di pubblica amministrazione di Brjansk, che il Comitato provinciale dell’Anpi di Napoli e l’Associazione “Massimo Gorki” hanno voluto presentare nella città del Vesuvio nell’ambito delle iniziative celebrative del 25 aprile.
Questa comunanza di sentimenti antifascisti e di intenti indusse circa cinquemila cittadini sovietici a partecipare alla Resistenza italiana. Un decimo di questi perì in combattimenti o nei lager nazisti insieme a milioni di altri connazionali. Ancora oggi sono in corso le ricerche per scoprire l’identità di questi combattenti sovietici per la libertà e l’indipendenza dell’Italia, di cui esistono a volte solo fotografie con i compagni italiani. Dalle foreste russe sino alle montagne italiane quattro partigiani sovietici, eroi dell’URSS e dell’Italia, il notissimo Fedor Poletaev ed ancora Nikolaj Bujanov, Daniil Avdeev, Fore Mosulisvili furono ricompensati per le loro fulgide imprese sui campi di battaglia con la Medaglia d’oro al valor militare. Nel territorio di Brjansk negli anni della guerra combatterono insieme patrioti sovietici di 42 nazionalità diverse e antifascisti ungheresi, austriaci, tedeschi, romeni, bulgari, polacchi, cecoslovacchi e spagnoli. Mentre l’esercito tedesco assediava Mosca, nelle retrovie nemiche il movimento partigiano riusciva a riconquistare città e villaggi. Nella sola regione di Brjansk – dall’ottobre 1941 sino al settembre 1943 – i partigiani, che contavano più di 60.000 combattenti, annientarono centomila soldati e ufficiali hitleriani. Vennero fatti deragliare 1040 treni che trasportavano personale ed equipaggiamenti tecnici, furono distrutti 226 carri armati, abbattuti 120 aerei, vennero fatti esplodere 99 ponti di ferro e 4226 ponti di legno, circa 300 chilometri di ferrovie furono messi fuori uso insieme a linee telefoniche e telegrafiche. Grazie anche all’eroica lotta del movimento partigiano in Italia e in URSS finalmente venne il tanto atteso, glorioso giorno della Liberazione. A chi fu vittima delle atrocità del nazifascismo, a coloro che soffrirono o morirono con o senz’armi in mano nella lotta contro gli invasori, a chi difese con il sacrificio della propria vita i principi di libertà, di giustizia e di pace deve andare il nostro perenne ricordo e la nostra profonda gratitudine. Nessuno e nulla dovrà essere dimenticato.

Luigi Marino, del Comitato nazionale dell’Anpi