Montella (AV)

Il piccolo paese irpino di Montella (AV), incastonato tra la catena montuosa dei Monti picentini e famoso per la castanicoltura e per la tradizione casearia, in occasione dell’80° della Liberazione aveva voluto ricordare, lo scorso 7 giugno, in una cerimonia ufficiale, il contributo dei suoi concittadini alla Resistenza al nazifascismo, inaugurando il Cammino della Memoria, a cui sono stati invitati l’ANPI, l’associazionismo del territorio e tutti i cittadini.

Si tratta di un percorso che si sviluppa nel centro storico attraverso QR code, apposti sulle facciate delle abitazioni delle persone che si intendono ricordare, grazie al progetto didattico-educativo curato dagli studenti del gruppo di lavoro “il Secolo breve”, coordinati dal prof Raffaele Ficetola dell’Istituto R. d’Aquino e interamente realizzato dal Comune di Montella. In questa occasione, quali cittadini esempio di virtù civili, sono stati prescelti cinque montellesi che si sono distinti durante la guerra di Liberazione per essersi opposti all’occupazione nazifascista: il carabiniere partigiano MdO VM Filippo Bonavitacola e il partigiano “Valentino” Pietro Gambone trucidati dai nazifascisti, i fratelli Ciro ed Ernesto Pascale, uccisi a Montella dalle truppe tedesche in ritirata in una delle prime stragi nazifasciste, e gli internati militari Cesare Gambone e Armando Capone.

Montella, scatti dal 7 giugno scorso

Il prossimo 28 Giugno 2025, il QR code relativo al Caduto per la Libertà, il partigiano garibaldino Pietro Gambone “Valentino”, fucilato in provincia di Imperia nel marzo 1945, sarà inaugurato contemporaneamente a una targa commemorativa a lui dedicata a cura dell’ANPI di Avellino, del Comune di Montella e fortemente richiesta da iscritti e simpatizzanti dell’ANPI dei paesi dell’Alta Valle del Calore. A presenziare entrambe le cerimonie sarà la vicesindaco Anna dello Buono, iscritta all’ANPI, che ha fermamente sostenuto queste iniziative.

Seguirà nella sala consigliare, alle ore 11, un incontro/dibattito moderato da Gerardo Varallo (pres Forum giovani Montella), con interventi di Rizieri Buonopane (sindaco e pres. Provincia Avellino), della vicesindaco Anna dello Buono, di Giovanni Capobianco (pres. ANPI Avellino), Antonio Camuso (pres. Archivio Storico Benedetto Petrone-APS), e del prof Annibale Cogliano, autore del libro “Partigiani e rivoltosi irpini”.

Pietro Gambone

Si è attesa la data del 28 giugno a ridosso dell’anniversario della nascita del Caduto partigiano “Valentino” per ribadire come, a 80 anni dalla Liberazione, il suo sacrifico non è stato dimenticato e il suo ricordo continuerà a vivere nella comunità montellese, ispirata dai valori democratici e antifascisti nati nella Resistenza.

La ricerca storica condotta da Antonio Camuso, ricercatore e presidente dell’Archivio Storico Benedetto Petrone-APS, ha permesso di ridare luce alla vicenda gloriosa, seppur tragica, del partigiano Pietro Gambone, che era finita nell’oblio. Si è potuto accedere alla documentazione della Divisione garibaldina “Felice Cascione”, grazie alla disponibilità della presidente dell’ANPI di Imperia, Amelia Narciso, e al suo collaboratore Pino Fragalà.

Pietro Gambone nato il 27 giugno 1916 e chiamato in servizio di leva nel 1937, congedato nel 1938, a causa delle politiche guerrafondaie di Mussolini e del fascismo, fu presto richiamato alle armi, sino alla sua tragica morte il 18 marzo 1945, a poco meno di 29 anni.

Le politiche guerrafondaie e riarmiste che sembrano dilagare nel civile e democratico Occidente, lasciano poca speranza ai giovani di domani, che rischiano di essere coinvolti nell’imminente terza guerra mondiale che, all’apocalisse atomica, avrà come alternativa l’essere infinita.

Albenga (SV), monumento in memoria del Felice Cascione, autore del testo di “Fischia il vento”

Dalla storia di Pietro Gambone possiamo trarre spunti di riflessione sull’attualità: il 29 aprile del 1944, Pietro Gambone che dopo l’8 settembre, aveva trovato rifugio ed accoglienza presso le famiglie del luogo ove aveva prestato servizio quale soldato, nella zona montuosa della provincia di Imperia, volle saldare il suo debito di riconoscenza arruolandosi in un distaccamento partigiano della Divisione garibaldina “Felice Cascione”. Una scelta con cui egli riprendeva le armi che aveva abbandonato l’8 settembre del 1943 e, con esse, combattere l’occupazione nazista e i fascisti della repubblica di Salò complici e collaboratori dei crimini nazisti.

Il 1° luglio 1944 Pietro Gambone fu testimone di una delle stragi nazifasciste che insanguinarono l’Italia per 18 mesi, quella di Molini di Triora, quando centinaia di tedeschi e fascisti accerchiarono quel territorio, uccidendo e massacrando, bruciando vivi donne e anziani, attaccando l’ospedale del posto costretto ad evacuare feriti malati e medici…

Alcuni partigiani della II Divisione garibaldina “Felice Cascione” (Archivio fotografico Anpi nazionale)

Come non fare confronti con i crimini perpetrati dall’esercito israeliano su Gaza? Come non trovare similitudini nelle giustificazioni odierne con quelle degli ufficiali nazisti e fascisti si difesero nei processi del dopoguerra: “Negli ospedali si nascondevano i partigiani terroristi, nelle case, nelle masserie si nascondevano i partigiani terroristi   che si facevano scudo di donne uomini e bambini e noi abbiamo compiuto rappresaglie secondo gli usi e il diritto di guerra poiché eravamo stati attaccati da civili armati…”.

La strage di Molini di Triora del 1° luglio 1944, influenzò la vita successiva da partigiano di Pietro Gambone. Quella strage lo convinse a entrare a far parte del distaccamento che curava, proteggeva e sosteneva le attività dell’ospedale partigiano della divisione Felice Cascione. Le braccia di Pietro e le gambe di Pietro da quel giorno furono messe al servizio del salvare vite: trasportando feriti, raccogliendoli sul campo di battaglia per poterli far curare in luoghi più sicuri, aiutando medici, ed infermieri, e tra di loro suore e sacerdoti.

Il ruolino partigiano di Pietro Gambone

Come non fare raffronti con i medici, soccorritori, feriti degli ospedali palestinesi di Gaza bombardati, presi d’assalto in questi due anni di guerra dall’esercito israeliano e il nostro Pietro che, nell’autunno del 1944, trasporta i feriti immerso nella neve per sfuggire dall’offensiva di nazisti e fascisti contro le libere Repubbliche partigiane di Pigna e di Triora. Una fuga di un centinaio di chilometri verso il Piemonte valicando monti e passi, inseguito da nazifascisti che massacrano i partigiani feriti rimasti indietro perché intrasportabili e i medici rimasti accanto a loro. Dinanzi a tanto orrore odierno, dinanzi a tanta disumanità che sembra riaffiorare da un passato che pensavamo totalmente cancellato, non ci resta che aggrapparci al messaggio che ci ha lasciati il nostro amico e compagno “Vik” Vittorio Arrigoni: “Restiamo umani!”.

(archivio fotografico Anpi nazionale)

Pietro Gambone appartiene alla schiera di coloro ai quali dobbiamo un debito incolmabile, quello di non essersi tirati indietro, di non aver voltato lo sguardo e che una volta catturato non volle tradire i suoi compagni di lotta, in nome di quei principi di lealtà, di amore per la libertà e di orgoglio che sono insiti nel carattere di comunità come quella Irpina, abituata da millenni a combattere contro le avversità e a non chinare il capo docilmente dinanzi all’arroganza dei potenti, parafrasando Amleto.

Egli, con il suo sacrificio ha dato lustro non solo alla brigata garibaldina della Divisione “Felice Cascione” a cui apparteneva, ma prima di tutto al suo paese, ai suoi compaesani, alla sua famiglia, monito ed esempio per le generazioni future quando esse dovranno prendere le decisioni difficili, che il fato loro affiderà.

Antonio Camuso, presidente Archivio Storico Benedetto Petrone-APS