Isola di Cantone (GE), un momento della cerimonia di intitolazione alle 21 Madri Costituenti. L’intervento della vicepresidente provinciale Anpi Genova, componente del comitato nazionale Anpi e del Coordinamento donne Anpi, Arianna Cesarone. A portare il saluto dell’intera cittadinanza il sindaco di Isola, Natale Gatto

È importante l’intitolazione di un luogo pubblico, in questo caso un giardino, alle 21 Madri Costituenti, elette all’Assemblea Costituente in rappresentanza di tutte le donne del nostro Paese. È importante perché si parla di grandi donne, del loro impegno, della voglia di superare le barriere per costruire il futuro. Un futuro che tante donne avevano sognato già durante la Resistenza, alla quale avevano preso parte con molteplici funzioni, anche di grande importanza.

Il saluto del sindaco di Isola di Cantone, Natale Gatto

Come ormai ben si sa, le donne non furono solo staffette durante la Resistenza, ma si impegnarono come combattenti nella Resistenza armata, nelle Brigate partigiane, nelle SAP e nei GAP, alcune anche con ruoli di primo piano. Furono impegnate negli scioperi delle fabbriche, nella diffusione della stampa clandestina, nella falsificazione di documenti e nella Resistenza civile. Insomma, un impegno globale.

Arianna Cesarone duranre l’intervento alla cerimonia di intitolazione

Uno dei primi traguardi, raggiunto dopo tante battaglie e dopo l’insistenza di varie associazioni femminili tra cui l’UDI, Il 1° febbraio 1945, è stata la delibera del voto alle donne.

Alla vigilia delle prime elezioni, in cui anche le donne vennero chiamate a esprimere il proprio parere, tutti erano consapevoli dell’enorme importanza che avrebbe assunto l’elettorato femminile. Infatti le donne che acquisirono per la prima volta il diritto a recarsi in cabina elettorale costituivano il 53 % del totale dei votanti.

Interviene anche il parroco

Le donne in Italia cominciarono a esercitare il diritto di voto a partire dalle elezioni amministrative che si tennero fra marzo e aprile 1946. Ma la vera prima esperienza politica si verificò al referendum istituzionale per la scelta tra monarchia e repubblica il 2 giugno dello stesso anno e per l’elezione dell’Assemblea Costituente.

Molte donne si erano impegnate per aiutare la campagna elettorale: a piedi e in bicicletta ogni giorno battevano le campagne e insistevano sull’importanza del voto: parlavano di democrazia e di diritti.

La Repubblica, come sappiamo, vinse per due milioni e mezzo di voti, con il grande contributo dato dalle donne.

Eppure il 2 giugno 1946, su 556 membri totali vennero elette appena in 21 all’Assemblea Costituente: 9 erano della DC, 9 del PCI, 2 del PSIUP, 1 del PUQ. In tutto erano il 3.7 %.

Il momento della scopertura

Le 21 Costituenti appartenevano alla classe media, avevano nel complesso una buona cultura e provenivano per la maggior parte dal Centro Nord del Paese, dove lo sviluppo economico era stato più precoce e dove si era maggiormente vissuta la Resistenza.

Molte di queste arrivavano dall’esperienza della lotta di Liberazione e dall’antifascismo, pagati con il carcere o la deportazione. Tutte erano state testimoni della guerra e delle distruzioni, della morte e dei soprusi.

In un Paese ad alto tasso di analfabetismo, con la diffidenza ancora estesa di molti uomini verso la partecipazione femminile alla vita politica e con alle spalle venti anni di arretratezza culturale dovuta al fascismo, le Costituenti avevano un compito difficile: affermare con forza i diritti appena acquisiti, rivendicarne di nuovi e fornire strumenti legislativi atti a difendere le italiane dalle ingiurie di leggi misogine e inique.

La benedizione, come in ogni occasione ufficiale solenne

Le donne dell’Assemblea svolsero bene il loro compito, rappresentando le istanze dei loro partiti ma anche quelle trasversali e compatte che servirono a cambiare il destino femminile, ratificando tante norme a partire da quelle sull’uguaglianza tra i sessi.

Dai lavori dell’Assemblea Costituente, grazie al lavoro e al valore delle donne costituenti, saranno scritti tanti articoli che sanciranno pari dignità tra uomini e donne e in particolare gli articoli: 3, 29, 31, 37, 48, 51.

Si ascoltano gli altri interventi

Art 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art 29 La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Art 31 La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

Art 37 La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce a essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.
Art 48 Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge. Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.
Art 51 Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. La legge può, per l’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.

Non hanno voluto mancare all’appuntamento anche esponenti di altre associazioni

Per le 21 Costituenti, sia le istruite sia le poco scolarizzate, il codice linguistico per rivendicare i diritti era una novità. Quello in uso presso i colleghi maschi non era il loro, non era adatto a esprimere le rivendicazioni femminili. Eppure, grazie alla loro determinazione, il segno del pensiero femminile è ben riconoscibile nella nostra Costituzione.

Molte le giovani donne impegnate nell’Associazione dei partigiani

Non sempre vinsero, ma riuscirono a tenere aperta la strada per successive modifiche. Tutte infatti si batterono affinché nell’articolo 29 fosse soppressa la parola “indissolubile” relativa al matrimonio. La vittoria si ottenne con lo scarto di soli tre voti e l’astensione dei comunisti, ma consentì venticinque anni dopo, di far approvare la legge sul divorzio senza che fosse in contrasto con la Costituzione.

Alta è stata la partecipazione alla cerimonia con cittadini di ogni età

Il vero merito di queste donne fu quello di immaginare il futuro delle italiane, indicandone i diritti fondamentali, superando il tempo in cui vivevano in maniera lungimirante avendo chiaro il contributo da poter dare affinché la Costituzione non avesse una impronta solo maschile.

La presenza femminile, apparentemente così esigua e così irrilevante, fu dunque determinante nella compilazione della Carta. E come dirà nel 1947 Nilde Iotti “Il cammino percorso in meno di un anno è stato lungo e difficile. Ma le nostre donne hanno bruciato le tappe”.

La stesura della Costituzione richiese uno sforzo notevole da parte di tutti, una capacità di guardare insieme agli interessi particolari e agli interessi generali; una capacità di guardare all’oggi e anche al domani. Anche le donne svolsero bene il loro compito. Fu una prova di grande unità, nonostante le differenze.

E il risultato è stata una Costituzione moderna, vitale, ricca, con una economia che non è un’economia del profitto, ma piuttosto un’economia della cura. Cura non solo della persona e dei suoi diritti, ma cura dell’ambiente, della storia, della cultura e della ricerca scientifica, cura della pace, cura della socialità. E non poteva essere altrimenti, dal momento che la Costituzione italiana è frutto della lotta di Resistenza che non fu solo lotta per la libertà ma anche lotta per la costruzione di un mondo nuovo, di un nuovo umanesimo.

Il bel momento a Isola però non fa dimenticare che ancora la Cotituzione non è stata pienamente applicata e ora con i progetti di premierato e di autonomia differenziata del governo si rischia di comprometterne l’architettura voluta dai Costituenti

Però molti dei valori della Costituzione sono ancora disattesi:

  • i diritti sociali in larga misura non sono attuati, ma sono essenziali per il progresso della società e per la reale fruizione delle libertà;
  • il diritto al lavoro è ignorato, per gli uomini ma anche per le donne, con le retribuzioni ancora diversificate per sesso mentre la sicurezza è sempre troppo poco contemplata con sempre molti morti inutili, un bello scacco in una Repubblica fondata sul lavoro;
  • le disuguaglianze sono ancora molte e sono in aumento invece che diminuire;
  • la progressività delle imposte non è applicata;
  • un reale impegno delle Istituzioni per la Pace non c’è, nonostante l’articolo 11 sia un vero articolo a difesa della pace;
  • l’antifascismo non è ancora pienamente patrimonio dello Stato che anzi vede, in più occasioni, personalità politiche o militari che osano offendere la lotta di Liberazione e i suoi protagonisti con provocazioni volgari, false, canzonatorie, che richiamano al razzismo, all’uso della forza, a idee fascionaziste e che in questo momento storico si sentono ancora più ringalluzziti dai comportamenti e dalle scelte politiche di questo governo.
  • i tanti, troppi tentativi di riscriverla questa Costituzione, cercando di smembrare lo Stato in tanti piccoli Staterelli regionali che, con il disegno sull’autonomia differenziata creerebbero innumerevoli disuguaglianze con diritti dei cittadini e prestazioni diverse a seconda delle regioni a discapito delle regioni più deboli. Per non parlare del “premierato” che scardinerebbe l’equilibrio di poteri previsto dalla Costituzione, col rischio di un governo autoritario.

I governi autoritari sono pericolosi perché agiscono limitando i diritti a certi cittadini, limitando i diritti delle donne, limitando le libertà come la possibilità di manifestare o di esprimere il proprio pensiero, limitando la partecipazione e l’informazione, limitando l’indipendenza della magistratura, esprimendo sentimenti razzisti, attaccando quelle parti della Costituzione che limitano l’azione di governo. Intitolare uno spazio pubblico alla Madri Costituenti è quindi ancora più importante oggi, perché si rimarca l’importanza del pensiero femminile nella Costituzione, si valorizza la Costituzione stessa, struttura portante dello Stato e base della vita politico-sociale del Paese oltre che fondamento della convivenza civile e si riafferma l’importanza della Resistenza antifascista, da cui la Costituzione è nata e che contiene in ogni suo articolo, in ogni comma, in ogni riga la profondità, la fermezza, l’attualità e la ragione del pensiero antifascista.

Il Coordinamento donne Anpi ha realizzato un cofanetto con le schede delle 21 Madri Costituenti affinché giovani e meno giovani possano conoscere la loro storia e il loro grande impegno per la pace e per i diritti di tutte e tutti

Chi erano le 21 Madri? Ecco un elenco con qualche nota personale di ognuna.

Erano state elette per il Partito Comunista:
Adele Bei, partigiana, parlamentare e sindacalista del lavoro attenta ai problemi delle donne in fabbrica. “Bisogna cercare le donne – diceva – avvicinarle, istruirle, per creare l’organizzazione dentro la fabbrica”.
Nadia Gallico Spano, antifascista, parlamentare, impegnata su molte tematiche femminili, una delle organizzatrici dei Treni della Felicità, dirigeva il settimanale NOI Donne.
Nilde Jotti, antifascista, parlamentare, dirigente del PCI, prima donna Presidente della Camera, tra le fondatrice dei GDD e dell’UDI, impegnata nei diritti della famiglia, nella parità tra i coniugi, nel riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio. Durante la Costituente fa parte della Commissione dei 75, incaricata di elaborare il progetto della Costituzione.
Teresa Mattei genovese di nascita, la più giovane eletta all’Assemblea Costituente (aveva solo 25 anni), fu lei con altre donne dell’UDI a scegliere la mimosa come fiore per la festa della donna. Durante il regime, era stata espulsa da tutte le scuole del Regno per aver protestato contro le leggi razziali. Venne catturata e violentata dai nazifascisti. Teresa era la partigiana “Chicchi”, attiva partecipante alla lotta di Liberazione; una delle fondatrici dei Gruppi di Difesa della Donna e dirigente dell’UDI. Fu lei che, sostenuta da altre come la Iotti e la Noce fece inserire la parola “sesso” nel I comma dell’articolo 3, quello sul tema dell’uguaglianza. Inoltre riuscì a far introdurre, al II comma l’espressione “di fatto” che introduce il criterio dell’uguaglianza sostanziale.
Angiola Minella, torinese, partigiana in Liguria, responsabile della commissione femminile del PCI e nel consiglio nazionale dell’UDI. Anche lei fa parte dell’organizzazione dei Treni della felicità in Liguria. Si è occupata da sempre di famiglia e di minori.
Rita Montagnana (Togliatti), capolista del PCI, fondatrice e presidente dell’UDI, attenta alle tematiche femminili. “Le donne – diceva – si presentano oggi al Paese non più come mute spettatrici degli avvenimenti, ma come collaboratrici sicure, intelligenti, preziose”.
Teresa Noce era stata una valorosa combattente nella guerra di Spagna, era stata rinchiusa nel lager di Ravensbruck. Nella stesura della Costituzione si occupò di diritto all’educazione, all’istruzione e di lotta all’analfabetismo. Con i GDD fu sua l’idea dei Treni della felicità. Fa parte della Commissione dei 75 dando importanti contributi alla stesura di diversi articoli.
Elettra Pollastrini, antifascista, pacifista, femminista. Nella Costituente prende parte alle accese discussioni sugli articoli 30-34 sull’istruzione, la tutela dei minori, la scuola.
Maria Maddalena Rossi durante la Resistenza è addetta alla stampa clandestina e alla propaganda antifascista, nella Costituente conduce con Teresa Mattei e Maria Agamben la battaglia per l’accesso delle donne in magistratura e si batte per il riconoscimento e la parità dei diritti delle donne sia in famiglia che nel mondo del lavoro, per la tutela della famiglia e per l’uguaglianza morale e civile dei coniugi: Sosteneva: “La diversità dei compiti nell’ambito familiare non significa disparità di compiti”.

Elette per la Democrazia Cristiana:
Laura Bianchini, cattolica della FUCI, partigiana, impegnata da sempre per l’istruzione sia pubblica sia privata.
Elisabetta Conci, cattolica della FUCI, parlamentare, referente per il movimento femminile della DC, si occupa di infanzia.
Filomena Delli Castelli, cattolica della FUCI, nella Costituente si occupa dei diritti femminili, poi in RAI si occuperà della TV dei Ragazzi. Racconta che “Quando nel 1946 entrai nell’Aula di Montecitorio rimasi turbata e nel contempo fui felice perché il mio spirito guida era la speranza nell’Italia nuova, risorta dalle devastazioni belliche, che ci vedeva pronti tutti”.
Maria De Unterrichter Jervolino (mamma di Rosa Russo Jervolino, ex sindaco di Napoli), cattolica della FUCI, si occupa delle attività educative per le scuole materne statali, di politiche a tutela della donna e della famiglia, del reinserimento in società delle donne che lasciano l’attività della prostituzione.
Maria Agamben Federici partecipa alla Resistenza, delegata femminile delle ACLI, fa parte della Commissione dei 75 si batte per la tutela delle lavoratrici madri e dei figli facendo riconoscere la qualifica di capofamiglia alle madri nubili. Si batte inoltre per eliminare ogni ostacolo che impedisce alla donna l’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive.
Angela Gotelli, cattolica della FUCI, partecipa alla Resistenza e collabora con il CLN Alta Italia, fa parte della Commissione dei 75, si batte per i diritti della donna nel sociale.
Angela Guidi Cingolani, parlamentare, durante la Costituente sostenitrice della legge sulla tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri, deterrente per i licenziamenti o le penalizzazioni delle donne in maternità. Sottosegretaria all’Industria e Commercio nel governo De Gasperi del 1951, prima donna italiana a entrare in un governo.
Maria Nicotra, volontaria nella Croce Rossa durante la Resistenza, insignita nel 2006 per il suo impegno di Croce al Merito della Repubblica. Fondatrice dell’AVIS. Impegnata nel sociale, realizza la casa dei lavoratori, dello studente, scuole e laboratori a Catania, sua città natale. Durante la Costituente si occupò dell’articolo 51, fondamentale per l’accesso delle donne a tutte le tipologie di lavoro negli uffici pubblici. Si occupò anche di condizioni dei detenuti nelle carceri, della miseria e dei mezzi per combatterla.
Vittoria Titomanlio. insegnante elementare, cattolica, si è occupata dell’assistenza ai lavoratori e alle lavoratrici, parlamentare per diverse legislature, si occupò anche di artigianato e agricoltura.

Elette per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria:
Lina Merlin, antifascista dichiarata, mandata al confino, rappresenta il PSI nei GDD, ed è tra le fondatrici dell’UDI. Fa parte della Commissione dei 75 con Teresa Mattei, Nilde Iotti, Rita Montagnana, Teresa Noce e Angiola Minnella. Si batte per i pari diritti e le pari retribuzioni delle donne nel lavoro. È però conosciuta per la legge sulla chiusura delle case di tolleranza.
Bianca Bianchi, insegnante, partecipa alle Resistenza come staffetta, eletta alla Costituente dove con Teresa Mattei ricopre la carica di Segretaria di Presidenza. Da sempre impegnata sui temi della scuola, delle pensioni, della tutela dei figli, dell’educazione. Diceva una cosa molto saggia: ”Non dobbiamo cercare motivi che ci dividono, ma quelli che ci uniscono per il bene comune”.

In Assemblea per il Partito dell’Uomo Qualunque:
Ottavia Penna Buscemi, antifascista ma monarchica fu da sempre sostenitrice della parità tra donna e uomo, invitava le donne a prendere la parola e a lottare per i propri diritti.

Arianna Cesarone, vicepresidente provinciale Anpi Genova, componente del comitato nazionale Anpi e del Coordinamento donne Anpi