Un frame dal video ripreso con lo smartphone da Beauty Davis, la vittima

Da anni ormai in Calabria l’Anpi è al fianco di lavoratrici e lavoratori stranieri sfruttati nei campi o, durante la stagione estiva, nelle località turistiche. Mario Vallone, presidente del comitato provinciale di Catanzaro e coordinatore regionale degli eredi della Resistenza, dopo l’ultimo episodio arrivato agli onori della cronaca non fa giri di parole: “Il copione è sempre lo stesso: l’indignazione del giorno dopo, di breve durata, tra commozione vera e finte solidarietà. Si scoprono i mali della nostra terra all’improvviso, qualche giorno di dibattito poi si ricomincia come sempre, da anni, anzi da decenni”.

Soverato, panorama

La Procura della Repubblica di Catanzaro ha aperto un’inchiesta, ma è un fatto che la vicenda di Beauty Davis riporta l’attenzione su un fenomeno antico. Lei ha 25 anni, è di origini nigeriane e fa la lavapiatti in un lido-ristorante di Soverato. Chiede di essere pagata e per tutta risposta il titolare reagisce con violenza. La donna però riesce a riprendere la scena e a diffonderla via social.

“L’aggressione alla giovane Beauty lascia sgomenti per la violenza, verbale, fisica, razzista e anche sessista. Proviamo ad andare oltre iniziando col dire che da oltre trent’anni il lavoro, così come concepito nella Carta costituzionale, è stato svalutato, ridotto a concessione del mercato, subordinato solo ed esclusivamente alle esigenze dei tanti padroni o imprenditori che dir si voglia”.

Non ci sta l’Anpi: “A causa delle difficoltà economiche di tante persone, succede sempre più spesso di adeguarsi alla precarietà, accettare orari impossibili, accontentarsi di paghe misere in attesa del meglio che però non arriva mai, arrivando anche ad essere picchiati”.

(Imagoeconomica)

Il caso di Soverato infatti è solo l’ultimo di molti altri: solo pochi giorni fa per aver chiesto quanto le spettava – la ricostruzione è dei carabinieri – una cameriera è stata pestata a sangue. Ed è accaduto al Nord, a Riva Trigoso, frazione del comune di Sestri Levante, città metropolitana di Genova. Qualche mese fa, la vittima di violenza era a Roma: un operaio romeno impiegato a nero in un cantiere edile.

Gli invisibili (Imagoeconomica)

Vicende divenute note grazie alle denunce, che però spesso non vengono presentate. “Proviamo ad andare oltre iniziando col dire che da oltre trent’anni il lavoro, così come concepito nella Costituzione, è stato svalutato, ridotto a concessione del mercato, subordinato solo ed esclusivamente alle esigenze dei tanti padroni o imprenditori che dir si voglia. La Carta nata dalla Resistenza, e fondata sul lavoro, con i suoi articoli sancisce il rispetto della dignità della persona umana e il diritto a una retribuzione adeguata”.

Al centro dello scatto Mario Vallone, presidente Anpi provinciale Catanzaro

Continua il coordinatore regionale Anpi: “Ci si può solo adesso accorgere del caporalato, dello schiavismo nei campi, dello sfruttamento nelle fabbriche?”.

Perché esiste anche una sorta di indignazione pelosa: “Quante volte in questi anni di fronte alle morti sul lavoro – affonda Mario Vallone – abbiamo ascoltato ‘mai più’? Quante impegni solenni presi e mai mantenuti ai funerali da ministri e istituzioni varie. Il giorno dopo che fine fanno gli indignati a tempo? Si continua a morire, essere sfruttati e sottopagati come sempre”.

(Imagoeconomica)

Vallone i conti li tiene: da inizio 2022 sono stati 604 i morti sul lavoro: “Eravamo distratti forse, ma nei giorni scorsi non abbiamo sentito grande commozione per i migranti morti dal caldo, stroncati mentre raccoglievano la frutta per noi. Ci sono volute ordinanze regionali per imporre il divieto di lavoro nei campi dalle ore 12.30 alle 16.00. Provvedimenti presi dopo una morte, per esempio come quella dello scorso anno in Calabria di un agricoltore stroncato da fatica e caldo in un agrumeto”.

E se chi dovrebbe controllare è troppo spesso “distratto”, il coraggio di Beauty va rispettato pienamente dice il coordinatore regionale Anpi Mario Vallone: con “una battaglia vera e continuativa per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”. E non solo in Calabria.