Il fascicolo di Patria Indipendente “Semi di Costituzione. La bella storia delle repubbliche partigiane” (settembre 2014) riporta una mappa delle Repubbliche partigiane, Zone libere e Repubbliche contadine, comprendente anche il Territorio Libero di Cascia, esperienza sorta nella Valnerina umbra, che nell’accezione più restrittiva va datata dal 15 febbraio 1944 – giorno in cui, a seguito della presa del controllo di Norcia, viene formalmente annunciata la sua creazione – fino al 31 marzo 1944, data della imponente e sanguinosa rappresaglia tedesca.
Protagonista dei fatti fu la locale Brigata Antonio Gramsci, avente commissario politico Alfredo Filipponi “Pasquale”, che nella fase finale ne diverrà il comandante, mentre nei mesi precedenti a comandarla era stato lo jugoslavo Svetozar Lakovic “Toso”.
Esistono anche accezioni più estese per questa misconosciuta vicenda resistenziale: Celso Ghini “Luigi”, inviato del CLN di Roma, nel dopoguerra indicherà la zona libera come esistente sin dal settembre-ottobre 1943, includendovi tutte le aree a cavallo tra Umbria, Marche meridionali e Lazio in cui i tedeschi non si sentivano al sicuro, perciò delimitate con i noti cartelli “Achtung Bandengefahren“. In questa accezione, la Brigata Gramsci non è l’unica formazione partigiana protagonista degli eventi, bensì assieme ad essa svolgono un ruolo anche le altre formazioni umbro-marchigiane monitorate da Ghini in qualità di ispettore, a partire (per lo specifico della Valnerina) dalla banda di Ernesto Melis. In ogni caso questo Territorio Libero merita di essere menzionato ben più di quanto non sia successo in passato.
La coscienza che quella di Norcia e Cascia fosse “la prima zona libera d’Italia e, quindi, il primo esperimento di autogoverno attuato da Partigiani”, parve affermarsi solo nel breve lasso di tempo segnato dalle celebrazioni del Trentennale, cioè nel 1974-1975, quando tra l’altro proprio a Norcia fu tenuta una Tavola Rotonda i cui Atti sono stati dati alle stampe solo recentemente (“Il Territorio Libero di Norcia e Cascia a 70 anni dalla proclamazione 1944-2014”, a cura di Andrea Martocchia – prefazione di Francesco Innamorati, introduzione di Costantino Di Sante – Ed. Odradek, 2014). In anni recenti, la questione è stata approfondita a seguito di ricerche specifiche, che hanno preso spunto soprattutto da due aspetti importanti.
Il primo aspetto è quello del ruolo svolto dai partigiani stranieri, soprattutto jugoslavi, negli sviluppi militari e politici della vicenda. Gli antifascisti jugoslavi (230 sui 1.155 effettivi della Brigata Gramsci) si trovavano in zona in quanto fuggiaschi dai numerosissimi luoghi di detenzione, lavoro coatto e internamento presenti in Umbria e regioni limitrofe. La gran parte di loro erano giovanissimi militanti della struttura giovanile del Partito Comunista Jugoslavo, con formazione ideologica solida, esperienza di guerriglia pregressa e piena coscienza del nemico da affrontare. Nello specifico, il gruppo degli jugoslavi della “Gramsci” si radunò attorno ad alcuni detenuti politici nel carcere di Spoleto, che a fine 1943 instaurarono rapporti con l’altro nucleo ad egemonia comunista sorto nell’Umbria meridionale: quello degli operai (molti di loro lavoratori delle Acciaierie), contadini e montanari del Ternano.
Il secondo aspetto è quello della dura repressione tedesca all’inizio di aprile 1944. Essendo attive a ridosso delle principali strade consolari che da Roma conducono verso il nord-est e l’Adriatico, con ripetuti agguati ai convogli e trasporti militari nazifascisti, la “Gramsci” e le altre formazioni operanti nelle zone contigue rappresentano una fastidiosa spina nel fianco nelle retrovie tedesche e repubblichine. Le cose prendono una piega particolarmente preoccupante per i nazifascisti con i clamorosi fatti di Poggio Bustone e, pochi giorni dopo, con la presa di Leonessa che viene definita dalla Wehrmacht “Hauptstützpunkt der Banden“, cioè letteralmente: principale presidio delle bande (partigiane), come ha sottolineato il Gen. Enzo Climinti nei suoi lavori storiografici. Inevitabile era a quel punto la violenta rappresaglia: l’area fu sottoposta ad una impressionante forza d’urto da parte dei nazifascisti. Sono documentati almeno 300 morti; nella sola Leonessa si contarono in 52 le persone uccise; antifascisti e semplici civili furono deportati a centinaia nel campo di concentramento allestito a Cinecittà.
La controffensiva nazifascista provocò così lo sfaldamento della “Gramsci” che solo tra la fine di maggio e i primi di giugno riuscì a riorganizzarsi, ma con uno scollamento tra la brigata Gramsci in senso proprio (Filipponi), che si andò a ricostituire su alcune montagne al confine tra Umbria e Lazio e fu la protagonista della Liberazione della città di Terni il 13 giugno, e i battaglioni “Tito” (Lakovic) che si spostarono prima sul versante sud dei Sibillini e poi sopra Norcia, città di cui, assieme a reparti della “Melis”, saranno i liberatori, come in tutta l’Alta Valnerina.
Il Territorio Libero di Cascia non ebbe prerogative inferiori rispetto alla norma delle altre zone libere della Resistenza italiana. Vi furono elementi dimostrabili di amministrazione della vita civile, quali: il pieno controllo della cittadina di Cascia per tre mesi; la gestione dell’Ospedale civile, di un posto di ristoro, di aspetti dell’economia locale (distribuzione dei viveri, mercato, fissazione dei prezzi); l’istituzione di un Comitato di assistenza delle donne e di un Tribunale militare; l’organizzazione della stampa e propaganda.
Però l’importanza di una trattazione del Territorio Libero di Cascia in una storiografia che voglia essere aggiornata a nostro avviso deriva soprattutto dalla precocità di queste vicende, che si sono svolte prevalentemente prima ancora dello sfondamento della linea Gustav e prima della cosiddetta Svolta di Salerno, quindi prima anche della codificazione delle formazioni della Resistenza Italiana in Brigate garibaldine da parte del CLNAI. Un fatto a nostro avviso clamoroso è che Roberto Battaglia (ndr: uno dei più autorevoli storici della Resistenza italiana), in quanto originario di Norcia e ivi dimorato in quell’inverno del ’43-’44, fu non solo testimone diretto ma addirittura protagonista degli eventi.
Quell’esperienza ebbe una rilevanza politico-sociale irripetibile, trattandosi di uno dei pochi casi in cui l’Italia rurale, che aveva rappresentato il retroterra indispensabile della mobilitazione partigiana, si incontrava con la componente operaia e, per di più, con la componente straniera, dei partigiani jugoslavi. C’è perciò da augurarsi che, alla straordinaria vicenda del Territorio Libero di Cascia, si possa finalmente dare lo spazio che essa merita nella memoria locale, nazionale e internazionale.
Un più ampio saggio su questo argomento è apparso sul numero speciale di Micromega (n.3/2015: Ora e sempre Resistenza) dedicato al 70° della Liberazione, ed è leggibile all’indirizzo: http://www.cnj.it/PARTIGIANI/norciacascia.htm#micromega2015
Pubblicato mercoledì 23 Dicembre 2015
Stampato il 11/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/cascia-la-prima-zona-libera-ditalia/