Nella foto un gruppo di ultras di Varese a Livorno durante una partita (da http://www.lanazione.it/toscana/cronaca/2012/11/19/804421/images/1608717-varese.JPG)
Nella foto un gruppo di ultras di Varese a Livorno durante una partita (da http://www.lanazione.it/toscana/cronaca/2012/11/19/804421 /images/1608717-varese.JPG)

Il saluto romano costituisce sempre una manifestazione di rimando “all’ideologia fascista e a valori politici di discriminazione razziale e di intolleranza” e per questo, di per sé è motivo di condanna.

A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione che, nel confermare la colpevolezza di sette tifosi ultrà friulani, ha richiamato “la funzione di tutela preventiva della legge Mancino”. Tuttavia gli imputati sono stati prosciolti perché il reato si è estinto per prescrizione.

La vicenda risaliva al 10 settembre 2008: allo stadio di Udine si disputava la partita Italia-Georgia e il gruppetto di ultras aveva tenuto il braccio teso per tutta la durata dell’inno di Mameli. La Digos aveva identificato i responsabili (due già sottoposti a Daspo) e si era avviato l’iter giudiziario e processuale ma, come hanno dovuto prendere atto gli ermellini, dal 10 marzo 2015 è intervenuta la prescrizione.