marzabotto_numeri_vittimeIn Italia è stato condannato all’ergastolo per la strage di Marzabotto, ma per la Germania l’SS Wilhem Kusterer non è neppure processabile. La magistratura tedesca ha archiviato il procedimento a carico del 94enne ex sergente della 16ª divisione granatieri corazzati perché, come riferisce l’agenzia Dpa, un procedimento giudiziario sarebbe “inammissibile a causa della sua perdurante inabilità” a presentarsi in aula. Secondo la procura di Stoccarda, inoltre, le indagini sull’eccidio (quasi 800 morti, soprattutto donne e bambini, fra il 29 settembre e il 5 ottobre del ’44) iniziate nel 2013 non hanno prodotto prove della colpevolezza dell’anziano di Engelsbrand (Baden-Wurttemberg, sud-ovest della Germania). Si tratta della medesima motivazione con la quale, nel 2009, la procura di Monaco chiuse un processo simile, in cui tra gli imputati compariva anche il boia di Marzabotto.

Criminale di guerra per lo Stato italiano, Kusterer era stato addirittura insignito di un’onorificenza per meriti sociali nel Comune dove risiede. La medaglia però fu ritirata in seguito alle proteste delle autorità italiane, delle associazioni vittime di Marzabotto e dei partigiani. «Era già chiaro che non si sarebbe ottenuta giustizia, nonostante ogni sforzo – ha dichiarato il Presidente dell’ANPI Nazionale Carlo Smuraglia – ma che finisse tutto con una sorta di beffa (tale è l’archiviazione e tale era il sapore della sentenza tedesca del 2013), appare davvero insopportabile, in quanto ennesimo vulnus ai diritti umani». Ricordando l’esito del processo celebrato in Italia, Smuraglia aggiunge: «Come sempre accade, la Germania rifiutò l’estradizione e non diede corso alla sentenza. Così passarono gli anni e Kusterer conquistò una medaglia civica dal suo Comune, che revocò di fronte alle corali proteste di chi conosceva il suo passato, in particolare la comunità più colpita (Marzabotto)». Per di più l’archiviazione del processo pone gravi interrogativi sul futuro, prosegue il Presidente dell’ANPI: «Come si “vaccina” l’umanità dalla barbarie e come si può pensare di costruire una memoria storicamente diffusa e comune dei fatti più gravi avvenuti durante una guerra, se non si esalta e si realizza il valore della verità, della giustizia e dei diritti umani? A mio parere, tutti gli Stati e i Governi dovrebbero porsi questo problema, se vogliono davvero che in avvenire certe atrocità non si possano ripetere. Continua invece a prevalere l’interesse all’oblio ed alla cancellazione dei misfatti sulle ragioni, che dovrebbero essere determinanti e predominanti sempre, del rispetto e della tutela dei diritti umani».

Come sempre tuttavia, è necessario reagire e l’appello del Presidente Smuraglia è rivolto all’intera comunità democratica italiana ed europea: «Dobbiamo chiedere a tutti (Governi compresi, ad anzi prima di ogni altro) di adoperarsi perché prevalgano infine la verità e la giustizia, perché sta anche in questo il baluardo della nostra umanità».