Le immagini hanno fatto il giro del web e suscitato sconcerto e indignazione. Siamo a Catania, è il 28 aprile, la chiesa di Santa Caterina in corso Umberto è affollata, un centinaio di persone riempiono i banchi e le navate per assistere a una funzione religiosa. In tanti sono dovuti restare sul sagrato per mancanza di posto. Non è una messa qualsiasi, è officiata in suffragio di Mussolini nel giorno in cui ricorre la morte. Alla fine del rito un uomo dalla testa rasata in camicia nera appella “i camerati” che rispondono “presente” e fanno il saluto romano. E dall’altare si tende la mano tre volte alla chiamata: per il duce d’Italia, per i caduti della repubblica sociale, per tutti i martiri fascisti.
«È stato il chierichetto adulto a fare il saluto – si è giustificato il sacerdote officiante la messa, Salvatore Lo Cascio –. Io che potevo fare, buttarli fuori? Ma non possiamo giudicare nessuno. I sorrisi ripresi dalle telecamere erano solo per imbarazzo».
In realtà don Salvatore Lo Cascio, oggi impegnato a Roma, giudice del tribunale ecclesiastico e docente di diritto canonico, era già da tempo chiacchierato: ex parroco del popoloso quartiere di Librino è stato per cinque anni cappellano del carcere di Bicocca e padre spirituale del defunto boss di Cosa Nostra Giuseppe Ercolano: «Se i detenuti mi venivano a cercare, da sacerdote non li potevo cacciare via», avrebbe provato a discolparsi il ministrante della messa.
Non è la prima volta che nel capoluogo siciliano si commemora la morte del duce con una messa. Ma con l’esplodere della polemica dall’arcivescovado etneo si sono prese le distanze da quanto accaduto, nonostante la curia avesse autorizzato la messa in suffragio del dittatore fascista: «Hanno approfittato di un luogo sacro per una manifestazione politica, per di più vietata dalla Costituzione», ha commentato monsignor Salvatore Genchi, vicario generale del vescovo di Catania, Salvatore Gristina. E si è promessa maggiore prudenza in futuro, celebrando il rito in forma anonima.
Il Comitato Provinciale ANPI di Catania, oltre a valutare il ricorso alla magistratura per la violazione delle leggi Scelba e Mancino, come ha già fatto lo scorso anno, ha inviato una lettera all’arcivescovo: «L’ANPI rispetta i defunti – scrivono partigiani e antifascisti – da qualunque parte essi si collochino, e non intende certamente contestare la celebrazione di una funzione religiosa anche per chi, come Mussolini, si è macchiato di gravi delitti contro l’umanità, tra cui la persecuzione degli ebrei e il loro invio nei campi di sterminio nazisti, tuttavia intende censurare il comportamento di quei religiosi, quali padre Lo Cascio e i religiosi che nel 2015 hanno ospitato nella propria chiesa una iniziativa simile». Nella missiva si ricorda come Papa Francesco stia facendo del rispetto dei diritti umani e della condanna dei totalitarismi di ieri e di oggi l’essenza del proprio pontificato.
Intanto, mentre la Digos ha avviato un’indagine sui fatti accaduti, si scopre che anche a Napoli si è officiata una messa simile, lo stesso 28 aprile. In questo caso però, non ci sono fotografie o filmati: gli estremisti di destra hanno malmenato giornalisti, fotografi e operatori televisivi impedendo loro di entrare in chiesa e documentare un’eventuale apologia di fascismo.
Pubblicato mercoledì 11 Maggio 2016
Stampato il 11/10/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/il-diavolo-in-chiesa-messa-per-mussolini-a-catania-saluti-romani-dallaltare/