A poche settimane dalla manifestazione promossa a Milano in occasione dell’incontro fra Viktor Mihály Orbán e Matteo Salvini, si svolgerà nella metropoli meneghina una grande manifestazione unitaria contro ogni deriva razzista, dal titolo “Intolleranza Zero”. L’appuntamento è per domenica 30 settembre.
Perché questa decisione? Occorre riflettere sulla situazione del nostro Paese.
A distanza di ottant’anni dall’emanazione, da parte del regime fascista, delle famigerate leggi antiebraiche del 1938, l’Europa è pervasa da una pericolosa deriva razzista, xenofoba e antisemita.
Siamo fortemente preoccupati per il risorgere del nazionalismo all’origine della Prima e della Seconda guerra mondiale, per le recrudescenze neonaziste, xenofobe e razziste, presenti nel nostro continente che sembra insensibile alle sofferenze e alla richiesta di accoglienza delle centinaia di migliaia di esseri umani che fuggono dalle guerre e dalla fame.
Anche l’Italia è investita da questa deriva. Non solo si ripresentano termini come quello di “razza” che pensavamo fossero definitivamente scomparsi, ma si assiste a un crescendo di azioni intimidatorie e persino di aggressioni a sfondo razziale. Ci sono persone a cui si mette in testa che le ideologie nazifasciste e razziste sconfitte dalla Resistenza italiana ed europea siano ancora oggi la risposta alle problematiche attuali, scaricando su chi fugge dalle guerre e dalla fame la responsabilità della crisi della società contemporanea: è la ricorrente teoria del capro espiatorio. La discriminazione razziale e l’odio per lo straniero così come la purezza etnica sono risposte tragicamente già date nel secolo appena trascorso. “Il veleno del razzismo – ha osservato recentemente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella ricorrenza della presentazione del manifesto della “razza” precursore delle leggi antisemite del 1938 – continua a insinuarsi nelle fratture della società e in quelle tra i popoli. Crea barriere e allarga le divisioni. Compito di ogni civiltà è evitare che si rigeneri”. Osservava Primo Levi in un suo articolo del 18 luglio 1959, pubblicato su La Stampa: “Secondo ragione, una restaurazione concentrazionaria non dovrebbe minacciarci. Ma è imprudente impostare previsioni sulla ragione”.
Il ventre molle del Paese contaminato dal razzismo e dal fascismo non è mai del tutto scomparso in Italia, così come il richiamo all’uomo forte, in grado di risolvere i problemi dell’Italia. Solo che nel secondo dopoguerra ci si vergognava di tirarlo fuori. Il lutto e la disperazione provocati dal nazifascismo creavano una sorta di pudore intorno a certe tendenze. Il tempo ha cancellato la memoria delle tragedie. Ed ecco ora riaffacciarsi violentemente queste pulsioni razziste e xenofobe. Tutto ciò ha una spiegazione ben precisa. Se il fascismo è stato sconfitto militarmente in Italia il 25 aprile 1945, non lo è stato culturalmente, idealmente e storicamente. Ancora una volta ci mette in guardia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che osservava nel Giorno della Memoria: “Sorprende sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi “razziali” e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, furono diverse facce dello stesso prisma”. La memoria legata alla conoscenza storica e la cultura rappresentano certamente gli antidoti per sconfiggere i mali della società contemporanea, il virus della xenofobia, del razzismo, dell’antisemitismo e per contrastare l’anestetizzazione delle coscienze. Ma esse hanno senso se riescono a mobilitare le persone, a renderle più responsabili e partecipi di quanto accade loro intorno, a non essere indifferenti, come non furono indifferenti i combattenti per la libertà e tutti coloro che furono deportati perché fecero una scelta ben precisa: quella di opporsi alle nefandezze del nazifascismo. Ecco perché l’Anpi provinciale di Milano, con l’Aned e i Sentinelli di Milano ha voluto reagire, promuovendo una manifestazione unitaria contro la deriva razzista, xenofoba, antisemita e per rilanciare un’idea di Europa senza muri, ma unita nei valori della pace, della solidarietà, come quella prefigurata nel Manifesto di Ventotene da Altiero Spinelli.
Il fronte che si è costituito attorno all’iniziativa “Intolleranza Zero” è molto ampio e vede l’adesione delle Associazioni della Resistenza (Fiap, Anppia, Anpc), della Camera del Lavoro metropolitana, della Cisl Milano Metropoli, della Uil Milano Lombardia, delle Acli provinciali, di Genti di pace – Comunità di Sant’Egidio, dell’Arci, di Libera, della Comunità Ebraica di Milano, , della Chiesa Valdese di Milano, delle Chiese Protestanti di Milano, del Pd metropolitano, del Psi di Milano, di Liberi e Uguali e, tra le personalità quella del presidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach e della senatrice Liliana Segre.
In contemporanea anche in altre capitali europee ci si mobiliterà: a Parigi, I Sentinelli con la locale sezione Anpi, Chez Acli e Movimento Arturo Paris organizzano un evento che si terrà, alle ore 16 in Place de la République.
Nello stesso giorno pure a Londra e Berlino si terranno iniziative simili, indossando una maglietta rossa e intonando Bella ciao.
A Milano l’appuntamento è per tutti in piazza Duomo domenica 30 settembre alle ore 15. Sul palco sono previsti brevi, ma intensi interventi. Si alterneranno Laura Wronowski, nipote di Giacomo Matteotti e partigiana in Liguria, Enrico Nascimbeni, giornalista e cantautore, accoltellato sotto casa da neofascisti, don Biancalani, il sacerdote di Pistoia minacciato da Forza Nuova perché accoglie i migranti nella propria parrocchia, il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi e tanti altri ancora. Sono previsti messaggi di Ottavia Piccolo e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Abbiamo dato l’indicazione di indossare le magliette rosse (un segno rosso contro il razzismo), con una spilla di sicurezza. La spilla di sicurezza rappresenta, simbolicamente, la difesa e la lontananza dal fascismo, dal razzismo, dall’intolleranza, dall’omofobia.
Milano ha sempre saputo dare risposte molto forti e unitarie in momenti drammatici della nostra storia, negli anni della strategia della tensione e del terrorismo.
Sono convinto che anche ora da Milano, capitale della Resistenza, città multietnica, solidale e accogliente partirà una risposta ferma, ampia e unitaria sul piano della mobilitazione e dell’iniziativa culturale per contrastare la deriva razzista, xenofoba e antisemita. Sarebbe un segnale importante per tutto il Paese.
Roberto Cenati, presidente Comitato provinciale Anpi Milano
Pubblicato venerdì 28 Settembre 2018
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