“2 giugno 1946. La Repubblica, il voto alle donne e la Costituente”: a Treviglio una mostra che parte dal 1861 e racconta il difficile cammino per la conquista della piena cittadinanza delle donne
Tra le numerose mostre dedicate al 70° della prima volta delle donne italiane al voto ne segnaliamo una promossa dalla sezione ANPI di Treviglio, nel bergamasco. A cura di Ornella Ravaglia, ha più di un elemento di novità rispetto alle altre iniziative realizzate per l’anniversario. L’attenzione, infatti, è concentrata su un periodo della storia nazionale che da poco tempo, e grazie soprattutto all’impegno delle donne, comincia a essere esplorato in una nuova chiave di lettura: i decenni che vanno dall’Unità all’elezione dell’Assemblea Costituente. Decenni di secoli diversi in cui, attraverso il difficile cammino per la conquista della piena cittadinanza delle donne, si combatté in realtà la lunga battaglia per la democrazia dell’intero Paese, al di là della questione di genere.
La mostra “2 giugno 1946. La Repubblica, il voto alle donne e la Costituente” propone immagini e documenti in una narrazione che parte dalla prima petizione presentata nel 1861 alla Camera dei Deputati del Regno d’Italia da un gruppo di donne lombarde, firmata “Cittadine italiane”. Per capire quanto fu difficile raggiungere la parità dei diritti, l’esposizione presenta il disegno di legge, datato 1863, del ministro dell’Interno Ubaldino Peruzzi col quale si chiedeva l’estensione del diritto di voto amministrativi alle donne. La risposta del relatore? «I nostri costumi non consentirebbero alla donna di frammettersi nel comizio degli elettori, per recare il suo voto». Argomento chiuso. Si riaprirà solo molti anni dopo, e fu sempre come scalare una montagna, quando le donne operarono in prima fila nella guerra di Liberazione, con i GDD e impugnando le armi. Una lotta contro l’occupazione nazifascista, per una democrazia che rinnegasse totalmente l’esperienza del regime. Non a caso, secondo Mussolini «la donna deve ubbidire. La mia opinione della sua parte nello Stato è opposta a ogni femminismo. Naturalmente non deve essere schiava, ma se le concedessi il diritto elettorale mi si deriderebbe».
Con fotografie d’epoca e documenti d’archivio, la mostra si sofferma sull’atteggiamento delle gerarchie ecclesiali nel corso del tempo: «non elettrici, non deputatesse … la donna non deve votare ma votarsi ad un’alta idealità di bene umano … Dio ci guardi dal femminismo politico», disse Pio X. In seguito si farà strada una visione possibilista con Benedetto XV e Don Luigi Sturzo, ma sarà la determinazione delle donne cattoliche a dettare la svolta nel Secondo dopoguerra. Interessantissima, da questo punto di vista, la vicenda De Gasperi-Togliatti.
I pannelli con le foto delle Costituenti
La mostra dell’ANPI di Treviglio raccoglie le immagini e gli interventi delle donne nominate alla Consulta (13 su 440 componenti): le prime a prendere parola a Montecitorio furono la cattolica Angela Maria Guidi in Cingolani (1 ottobre 1945), e il giorno appresso la comunista Rina Picolato: entrambe rivendicarono la parità di voto e di rappresentanza per il contributo dato alla Resistenza.
E finalmente le meravigliose immagini delle donne alle urne, volti consapevoli delle portata rivoluzionaria dell’evento. Ribadita con le impressioni del primo giorno delle elette a Montecitorio Filomena Delli Castelli e Teresa Mattei.
La mostra è allestita nei locali della Sezione ANPI Treviglio (BG) – Via Crivelli 11. Apertura al pubblico dal 12 al 18 giugno. Orari: dal lunedì al venerdì 10,00/12,00 – 16,00/18,00 sabato 9,30/12,00 – Ingresso libero
Pubblicato venerdì 17 Giugno 2016
Stampato il 01/12/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/scalando-la-montagna-della-parita/
Periodico dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Settant’anni dopo il “concerto di Libertà” diretto da Arturo Toscanini. Smuraglia: a quel tempo un “atto politico” come oggi la nascita della Sezione del teatro. Gli applausi per Burattin e Fantini che suonarono nel 1946
Alla base dell’uccisione di una donna in quanto donna c’è il fatto che essa è considerata una cosa, non una persona. E una cosa può essere buttata sfatta distrutta da chi ne è possessore o proprietario
Henry Kissinger, ex segretario di Stato degli Usa, è morto all’età di cento anni. Fu fautore del dialogo con la Cina e del ritiro dal Vietnam, ultimamente anche sostenitore di un accordo tra Russia e Ucraina. Difficile però dimenticare che con le amministrazioni Nixon e Ford rappresentò il paradigma di una concezione della politica in cui la lotta al comunismo giustificava ogni tipo di intervento, compreso l’appoggio al Cile di Pinochet e alle dittature militari in Argentina e Brasile
Dedicato a studenti e associazioni giovanili della Regione, che potranno scegliere di realizzare un elaborato tra prose, poesie, grafici, disegni, pitture, corti cinematografici, spot, canzoni. C’è tempo fino al 24 febbraio 2024. L’iniziativa è promossa da Cgil Campania, Anpi, Libera, Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Arci, Legambiente, la rivista Infinitimondi e il Centro di Promozione Culturale Insieme. La premiazione il 25 aprile. Nell’articolo il bando
Il testo del 1948 è un antidoto contro ogni tentazione dittatoriale, autoritaria e patriarcale, garantendo bilanciamento dei poteri, pluralismo delle forme associative, libertà di espressione (anche di chi è critico nei confronti della democrazia), solidarietà sociale, parità e uguaglianza dei cittadini. Per essere governati da leggi eque e non da capi. Il progetto di premierato del governo Meloni sembra invece assomigliare a quello dell’ex saloino Giorgio Almirante, che più volte tuonò contro la “Repubblica bastarda” retta da una Carta da cambiare. Non sorprende che gli eredi di fiamme e fiammelle oggi scalpitino per realizzare l’obiettivo
Non di sola recensione vive il critico. Per ragionare di fascismo e patriarcato, guerra, immigrazione e consenso con i film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi e “Comandante” di Edoardo De Angelis (tratto dal libro di Sandro Veronesi)
Calvino ha scritto: “l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui”. Si chiama Gaza, credo. È il luogo del dolore
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