Il 23 gennaio Vito Francesco Polcaro mi inviava questa mail: “Caro Gianfranco, da oggi sono a casa, aspettando di incominciare la cura genomica in day hospital lunedì prossimo. Dall’ ospedale, ti avevo mandato già un altro articolo, che però non deve essere arrivato, perché la connessione di rete era pessima. Avvertimi quando te ne servirà un altro: pensavo di farlo sulla cura genomica del cancro, dato che mi sto documentando a riguardo. Un caro saluto. VF”.

L’articolo sulla cura genomica non mi è mai giunto, perché Vito Francesco se n’è andato improvvisamente nei giorni scorsi. E ci troviamo oggi a pubblicare in altra parte di questo periodico l’ultimo suo scritto, che ha inviato dal lettino dell’ospedale. Lì continuava a lavorare con la consueta tenacia e precisione, nonostante le sue condizioni di salute stessero precipitando. Poi a casa, ma era troppo tardi.

Conoscevo da molti anni Vito Francesco, e devo dire che era un uomo che non poteva non colpire. Era uno scienziato, e dello scienziato aveva l’immagine, il look, l’apparenza: genio e sregolatezza, un po’ come ci sembra Einstein nelle fotografie e come lo raffiguriamo nel nostro immaginario. Nel caso di Vito Francesco, certamente si può parlare di genio; ma in quanto a sregolatezza, neanche un pizzico, anzi. Come militante dell’Anpi, e più in generale come militante per il cambiamento sociale, Vito Francesco era di una umiltà, di un rigore e di una disciplina d’altri tempi. E così, in breve, per chi lo conosceva, il compagno Vito Francesco diventava ben presto il compagno carissimo, aggettivo superlativo che immediatamente ti viene da sentire e da dire quando avverti il totale disinteresse, l’adesione etica prima ancora che ideale e politica ad una causa. E così Vito Francesco coniugava l’eccellenza della sua professione con la dedizione al lavoro collettivo dell’Anpi. È stato anche Presidente provinciale dell’Anpi di Roma, carica che ha svolto nel modo migliore, “con disciplina e onore”, per dirla con le parole della Costituzione. Eppure io immaginavo che gli andasse stretta, anzi, larga. Larga per uno come lui, abituato al lavoro di base, alla coniugazione quotidiana della ragione col sentimento, com’è proprio dell’attivista politico e sociale, lui, così lontano da qualsiasi idea di ambizione.

Le parole migliori per ricordarlo le ha trovate senz’altro l’Anpi di Roma, e val la pena citarle: “Una vita dedicata alla Scienza e al suo impiego pacifico e al servizio di tutti, alla lotta per la Libertà e l’emancipazione di tutti i lavoratori come di ogni essere umano”, “Già Presidente provinciale dell’Associazione, ne raccolse il testimone dal comandante Massimo Rendina. Di spirito profondamente religioso e di convinzioni sinceramente comuniste, dette lustro all’Associazione rappresentando gli ideali e le aspirazioni di tutti i combattenti e di tutti gli antifascisti con l’intelligenza della sua cultura, lo stile della sua ferma cortesia e con l’esperienza del suo impegno, che spaziava dalla lotta per la casa all’archeologia astronomica, dalla lotta per l’istruzione alla battaglia per la pace. Sempre attivo nel coagulare i sentimenti democratici del mondo scientifico, attento all’evoluzione del dibattito politico, scientifico, teologico, perdiamo con Francesco un uomo e un compagno straordinario, che ha arricchito tutti coloro che hanno avuto la fortuna di frequentarlo”.

Essendo uno dei tanti “che hanno avuto la fortuna di frequentarlo”, aggiungo solo un’informazione: quando demmo vita a Patria Indipendente online, e cioè nell’autunno del 2105, chiesi a Vito Francesco se avesse voglia e tempo di collaborare; la risposta fu entusiastica; demmo vita ad una pagina, “Leonardo”, che avrebbe raccolto i suoi scritti, e così è avvenuto per più di due anni; in questo modo Vito Francesco ci ha offerto la coniugazione delle sue due doti di importante scienziato e di rigoroso militante, la prima attraverso i suoi scritti, la seconda mettendo a disposizione del periodico, e perciò dell’Anpi, le sue straordinarie conoscenze.

Se n’è andato in punta di piedi, col suo consueto stile, garbato ed elegante. Lascia un grandissimo vuoto, ma anche un esempio di rigorosa coerenza. Assieme, lascia a tutti noi la consapevolezza di essere dalla parte giusta, anche perché era la sua parte, la parte di un grande antifascista.