“Eccomi, prendete me. Sono io il comandante”. C’era neve alta a Baulé, località in provincia di Brescia tra Ponte e Valsaviore, la mattina del 9 dicembre del 1944. Una cinquantina di militari della Guardia nazionale repubblicana fascista aveva dato fuoco alla baita nella quale si erano rifugiati sei partigiani. Donato Della Porta era tra loro. Non mentiva: era lui il comandante del battaglione di Prà di Prà.

(Museo della Resistenza Valsaviore)

Quel ragazzo di appena 22 anni, uno dei tanti giovanissimi del sud Italia che l’8 settembre 1943 avevano scelto da che parte stare e avevano aderito alla Resistenza, si era guadagnato quell’incarico sul campo, con le sue capacità organizzative e il coraggio dimostrato nelle imprese più rischiose. E lui, Donato, nella speranza di salvare i cinque compagni, era uscito fuori da quella baita. “Sono io il comandante”.

Donato Della Porta

Sulla testa di quel comandante, i nazifascisti avevano posto una taglia. Spararono subito. Il partigiano Donato Della Porta, di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, nome di battaglia “il brindisino”, morì dopo ore di agonia sul tavolo della cucina della canonica di Valle di Saviore dove l’aveva portato il parroco don Francesco Sisti con l’aiuto di alcuni ragazzi del luogo.

Francavilla Fontana (BR)

Il comandante della 54ª Brigata Garibaldi, Antonino “Nino” Parisi, il primo ottobre 1945 da Edolo, in provincia di Brescia, aveva scritto al sindaco di Francavilla Fontana, Cesare Teofilato: “Con sommo dispiacere e con ritardo perché prima non si era riusciti ad avere l’indirizzo del signor Della Porta Arcangelo abitante in via Dante Alighieri 39, padre di Della Porta Donato, appartenente alla 54ª Brigata Garibaldi fin dall’8 settembre 1943. Le comunico che il Donato è caduto gloriosamente il 9 dicembre 1944 in Valle di Saviore (Brescia) in combattimento contro forze nazifasciste. Le sarei grato volesse comunicare la dolorosa notizia ai famigliari e rendersi interprete del nostro cordoglio presso la stessa, assicurandola che il caduto è sempre presente nei nostri cuori di compagni di lotta”.

Il parco di Francavilla Fontana (BR) che, dal prossimo dicembre, sarà intitolato al partigiano Donato Della Porta

Ecco chi era il partigiano Donato Della Porta, nato in una famiglia contadina, tre sorelle e un fratello, e lui stesso impegnato a lavorare nei campi sin da piccolo. Un ragazzo che da contadino e poi soldato era diventato “partigiano sulle montagne” con convinzione, generosità, lealtà e coraggio. Difficile non definirlo eroe della Resistenza. A lui a dicembre di quest’anno, mese del suo assassinio, Francavilla Fontana dedicherà un parco.

La riunione del 2 agosto scorso durante la quale è stata presa la decisione di intitolare un parco a Donato Della Porta nel paese in cui viveva, Francavilla Fontana (BR)

La decisione è stata presa il 2 agosto scorso durante un incontro – organizzato aderendo alla campagna dell’Anpi nazionale di intitolazione in tutta Italia di spazi pubblici a partigiane e partigiani, antifasciste e antifascisti, internati militari e deportati politici e a tutte e tutti i combattenti per la libertà – a Francavilla Fontana tra una delegazione della sezione Anpi della città e una dell’amministrazione comunale alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Antonello Denuzzo, l’assessore alla Cultura Maria Angelotti, il presidente del comitato provinciale dell’associazione dei partigiani, Donato Peccerillo e il presidente della sezione Anpi di Francavilla Fontana, Alessandro Rodia, accompagnato da una numerosa delegazione di iscritti.

Proprio ad Alessandro Rodia va riconosciuto l’impegno di una ricerca storica su “il brindisino”. È stato lui, parlando con i familiari (fondamentale è stato il contributo dei nipoti Calò e Della Porta e del medico Francesco D’Alema) e consultando archivi di Stato di Brindisi e Lecce, nonché l’archivio storico della Resistenza bresciana, a scrivere il prezioso volume “Sulle Ali della Memoria. L’eroe partigiano Donato Della Porta” pubblicato nel 2014 con il patrocinio morale di Anpi e del Municipio. In quelle pagine c’era già l’appello a intitolare una strada, una piazza, un qualsiasi spazio pubblico al giovane partigiano che, con audacia e altruismo, aveva combattuto per la libertà e contro il nazifascismo. “Oggi Francavilla, accogliendo un figlio martire nel grembo della propria memoria storica, può dedicare una strada a un combattente per la libertà” aveva scritto Rodia nel suo libro, già sette anni fa.

Un altro momento della riunione in cui si è decisa l’intitolazione del parco cittadino a Donato Della Porta

L’amministrazione comunale di Francavilla Fontana ha accolto con interesse ed entusiasmo la proposta. «Il progetto – spiega Donato Peccerillo, presidente del comitato provinciale Anpi Brindisi – è quello di coinvolgere i giovani e gli studenti delle scuole superiori di Francavilla Fontana, sempre molto reattivi, grazie a un corpo docente sensibile e preparato, ai temi della legalità, della Resistenza, dell’antifascismo e dell’antirazzismo e i numerosi incontri ai quali, come Anpi, siamo invitati da anni nelle scuole ne sono la dimostrazione più concreta».

(foto di Bruno196)

A questi ragazzi bisognerà raccontare il coraggio di Donato Della Porta che scelse di morire a 22 anni per tentare di salvare i suoi compagni. Che quell’agguato vile del 9 dicembre 1944 ha una storia alle spalle. Che l’8 dicembre un ragazzo di Grevo, Lodovico Tosini, in servizio nei reparti della SS italiana, che si era recato sui monti per spiare i partigiani, era stato catturato proprio da loro. Alcuni partigiani volevano fucilarlo, ma era troppo giovane: non aveva ancora compiuto 16 anni. “Non si può uccidere un bambino. Vattene via e riga dritto”, gli dissero e lo lasciarono libero.

Saviore sull’Adamello

Quel ragazzino fascista li tradì e rivelò ai nemici il rifugio dei partigiani che lo avevano graziato. I ribelli resistettero all’imboscata e la sparatoria durò quattro ore. Poi i fascisti diedero fuoco alla cascina. I ragazzi di oggi devono sapere come Donato aveva cercato di salvare i compagni sacrificando la sua vita a soli 22 anni. Devono sapere che altri tre partigiani furono costretti ad arrendersi e furono arrestati, mentre altri due decisero di togliersi la vita nella cascina per non finire in mano nemica. Devono sapere che “il sangue di un giovane del Sud seminò libertà sulle montagne bresciane”, come è scritto nel libro di Rodia, che specifica inoltre: “Il sacrificio di Donato lo portò a essere una figura simbolo, quasi mitica, della guerra di Liberazione dal nazifascismo”. Devono sapere che la salma del giovane fu sepolta in quei luoghi di Resistenza e lì ricordato come un eroe. Ma anche che il padre Arcangelo, il fratello Pasquale e il cognato Carmelo Calò si recarono due volte in Valsaviore, dove era sepolto Donato, con l’obiettivo di poterlo riportare a casa, a Francavilla Fontana. Ci riuscirono.

Il cimitero di Francavilla Fontana (petroliomag)

La salma, accompagnata da due carabinieri e sei rappresentanti della 54ª Brigata Garibaldi, durante tutto il percorso venne accolta ovunque con enorme gratitudine. Giunse nel paese in cui Donato viveva il 16 novembre del 1945, nella chiesa del Carmine. Nel pomeriggio si svolsero i funerali e vi parteciparono centinaia di persone in lacrime, giunte anche dai paesi vicini. Il feretro fu portato a spalla da quattro militari di Brescia. Devono sapere che, come scritto nella lettera inviata al Comune per chiedere l’intitolazione del bel parco a Donato Della Porta, “l’Alta Valle Camonica concentrò le celebrazioni del 25 Aprile 2013 nel comune di Saviore dell’Adamello, in provincia di Brescia, assieme alle associazioni partigiane Anpi e Fiamme verdi, con il coinvolgimento degli studenti, in ricordo dei tre valorosi partigiani della 54ª Brigata d’assalto Garibaldi (Mekertich Dashetojan e Zimmerwald Martinelli, che si tolsero la vita nella baita, e Donato Della Porta) che in località Baulè a Valle di Saviore immolarono le loro giovani vite”.

Museo della Resistenza in Valsaviore (meseoresistenza.it)

Il Comune di Saviore, in nome della memoria antifascista e antinazista, ha ristrutturato le pareti diroccate e ogni parte distrutta dal fuoco del fienile. Lì è stata apposta una lapide a perenne ricordo del gesto estremo e monito alle future generazioni”. Nel Bresciano la memoria del partigiano “il brindisino” è viva. Francavilla Fontana recupererà questo pezzo importante della sua storia antifascista tra pochi mesi.

In città esistono già piazzale Matteotti, via Cesare Teofilato, via Luigi Teofilato, primo sindaco socialista costretto alle dimissioni dai fascisti, via Gramsci, via Giuseppe Di Vagno e, di recente, largo Antonio Somma, intitolato a un altro grande resistente meridionale, internato nei campi di concentramento di Bolzano e Mauthausen, primo presidente Anpi in Puglia.

Presto l’eroe partigiano Donato Della Porta avrà un suo parco a perenne memoria. La campagna di intitolazione in tutta Italia di spazi pubblici alle combattenti e ai combattenti per libertà era stata lanciata a Roma il 2 giugno scorso dal Forum delle associazioni antifasciste e della Resistenza (Anpi, Aicvas, Aned, Anei, Anfim, Anpc, Anppia, Anrp, Fiap, Fivl). “Una grande iniziativa di memoria attiva – si legge nel comunicato de L’Italia è antifascista – che coinvolgerà, oltre alle amministrazioni comunali, anche gli studenti e le studentesse. Scopo della campagna è, infatti, non solo l’intitolazione degli spazi pubblici, ma anche la realizzazione di iniziative, in particolare nelle scuole, volte a far conoscere la storia di quelle combattenti e quei combattenti, il loro sacrificio per la libertà e la democrazia di cui godiamo oggi, la loro preziosa Resistenza al nazifascismo”.

Perché l’Italia, in tutte le sue città, i suoi paesi e le sue contrade, è stata e resterà antifascista puntando anche sul recupero della memoria tra le giovani generazioni.

Tea Sisto