La carcassa del Dc9 Itavia

Nella serata del 27 giugno 1980, si perdono i contatti di un aereo civile in volo tra Bologna e Palermo. La mattina successiva affiorano nel mar Tirreno frammenti di relitto e cadaveri: è la Strage di Ustica, ma nel giro di pochi giorni cala il silenzio sulla vicenda. Si può dire che la verità è stata inghiottita come il mare ha inghiottito il relitto e 81 vite di cittadini innocenti.

Le indagini, passando da Palermo a Roma, perdono colpevolmente ogni mordente, si lascia avvalorare la tesi del “cedimento strutturale”, la tragica ovvietà che gli aerei cadono, fallisce, o meglio si fa fallire, la compagnia Itavia.

Assistiamo a una terribile e totale distruzione di prove.

I parenti sono soli nel loro dolore mentre la verità scompare.

Passano gli anni, l’impegno di giornalisti, intellettuali e uomini politici e dell’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica risvegliano l’attenzione, cominciano ad occuparsi della vicenda la Commissione Stragi, presieduta dal senatore Gualtieri, la magistratura riprende il filo delle indagini.

Bologna giugno 2021, l’installazione artistica su Ustica “Battaglia navale” del duo Petripaselli

Dopo quasi vent’anni arriviamo alla sentenza ordinanza del giudice Priore “il Dc 9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea”.

Poi il processo per alto tradimento a vertici dell’Aeronautica per episodi avvenuti dopo la tragedia – cioè non aver dato al governo informazioni che pur erano nel “patrimonio” dell’Aeronautica – conclusosi con assoluzioni; e poi tante sentenze civili passate in giudicato che condannano il ministero dei Trasporti per non aver garantito la sicurezza a cittadini italiani e il ministero della Difesa per aver ostacolato, con il comportamento di tanti militari, il raggiungimento della verità.

Nel 2007 il presidente emerito Cossiga ha affermato, anche con deposizioni davanti ai giudici, che il Dc9 è stato abbattuto da aerei francesi che volevano colpire Gheddafi e la Procura della Repubblica di Roma ha riaperto le indagini.

Daria Bonfietti, presidente Associazione Parenti delle Vittime di Ustica (Imagoeconomica)

Sono passati ancora molti anni e oggi proprio in occasione di questo 41 anniversario della strage ci sentiamo di chiedere con forza la conclusione delle indagini come dobbiamo essere nel contempo consapevoli che il grande ostacolo incontrato dai giudici è stato costituito dalla mancanza di collaborazione internazionale.

È necessario dunque un grande impegno del presidente del Consiglio perché le “rogatorie internazionali” debbono essere sostenute ed è necessaria un’azione della nostra diplomazia in modo che la magistratura possa avere ogni tipo di informazione, anche militare, a partire da quella a disposizione di Stati amici e alleati che avevano aerei in volo attorno al Dc9.

A questo punto mi sento di affermare che per fare i conti con la giustizia e con la storia del nostro Paese dobbiamo affrontare il problema della documentazione sia per i percorsi giudiziari ma anche per la storia vera del nostro Paese. Per questo mi rivolgo al presidente del Consiglio anche per la effettiva applicazione della direttiva Renzi del 2014.

La direttiva doveva portare alla desecretazione di tutti gli atti delle amministrazioni dello Stato riguardanti le stragi, (Ustica fra queste), ma bisogna denunciare che – nonostante l’impegno costante delle Associazioni delle Vittime – l’attuazione è sempre più in fase critica tra “malavoglia” e scarsa disponibilità delle amministrazioni e lo stato di quasi totale dissesto degli archivi, in spregio a una stringente legislazione.

Alla fine il discorso ritorna alla presidenza del Consiglio e al presidente Draghi: per la verità completa su Ustica e per una corretta scrittura della storia di questo Paese è proprio necessario un grande impegno di dignità nazionale.

Daria Bonfietti, presidente Associazione Parenti Vittime Strage di Ustica