Non se ne può davvero più di dover subire continuamente delle manifestazioni inaccettabili per un Paese civile. Siamo stanchi di dover assistere a manifestazioni che riportano alla luce, davanti ai cittadini, dei simboli di morte; di vedere nelle nostre strade i labari della X Mas, di vedere incontri di nazifascisti, che spesso vengono dall’Europa, e s’incontrano, non si sa bene se per elaborare progetti o per far vedere che esistono, ma che comunque sono difficilmente “sopportabili” per un Paese democratico e antifascista.

Se l’Italia avesse davvero fatto i conti con il nostro passato di dittatura fascista, non dovremmo averne più traccia; nessuno dovrebbe avere più il coraggio di comparire a ricordare i fasci e altri simboli del genere. Perché ricordare quello significa, prima di tutto, ricordare le numerose vittime – i 3.000 uccisi prima ancora che il fascismo andasse al potere, i 26.000 anni di carcere inflitti agli antifascisti, il confino, il forzato esilio, le mille persecuzioni, le leggi razziali -, ricordare che il fascismo è stato razzista fino all’ultimo.

Siamo stanchi di dover reagire ogni volta, ottenendo risultati complessivamente modesti, perché questo Stato, che dovrebbe essere quello delineato nella Carta Costituzionale (uno Stato chiaramente democratico e decisamente antifascista), non interviene o, comunque, se lo fa, non riesce ad essere incisivo.

La Costituzione, articolo per articolo, dichiara il proprio antifascismo, perché afferma il contrario di ciò che è il fascismo, perché ogni affermazione di libertà, di solidarietà, di princìpi e di valori fondamentali contrasta in modo assoluto con ogni forma di autoritarismo e di fascismo.

Ed è per questo che sentiamo la necessità di fare un passo avanti.

Con la Presidente dell’Istituto Cervi, abbiamo personalmente esposto alle più alte cariche dello Stato le nostre preoccupazioni, presentando loro il documento emerso dal Seminario che abbiamo tenuto all’Istituto Cervi un anno fa, contenente una serie di proposte e una richiesta di intervento efficace, da parte dello Stato, per non rimanere solo noi a reagire, nell’indifferenza generale. La nostra riflessione, oggi, è su come si può indurre uno Stato, democratico e antifascista, a esserlo pienamente, richiamando con chiarezza chi di dovere all’applicazione di quanto è scritto perfino nella legge Scelba, che troppi hanno dimenticato e dimenticano.

In questa legge è stabilito che la Repubblica (italiana) è impegnata a far conoscere, anche nelle scuole, che cosa è stato il fascismo. Ma nulla di simile è mai stato fatto. Lo abbiamo fatto noi (ANPI) sulla base di un Protocollo che abbiamo siglato con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con l’intento di avviare i giovani verso la cittadinanza attiva, che è prima di tutto conoscenza e poi partecipazione.

Altri problemi che ci poniamo sono legati alla ricerca sulle pagine fasciste e razziste presenti sul web, compiuta da un gruppo di lavoro del nostro quindicinale on-linePatria indipendente”. Ne è emerso il quadro di una “galassia nera” che si muove sulla rete, quantitativamente in misura insopportabile. C’è una quantità enorme di associazioni, di enti, che lanciano messaggi in molti casi tipicamente razzisti, in altri tipicamente fascisti e in altri ancora razzisti e fascisti. Messaggi che – come ben sappiamo – si diffondono in rete con una facilità molto superiore rispetto a qualunque altro mezzo, e che trovano un riscontro immediato, perché chiunque può rispondere con un “mi piace” senza una spiegazione o una riflessione, generando una diffusione “virale” del messaggio, senza che se ne possa individuare l’originario responsabile; per cui la richiesta di oscuramento di queste pagine mi pare più che fondata.

Ma non basta, perché fino a qui siamo in presenza di un fascismo “tradizionale”.

Un altro aspetto allarmante e grave è quello dello spostamento a destra di diversi Paesi in Europa, che non è spostamento verso una destra semplicemente liberale e conservatrice, (che starebbe nella natura della politica), ma verso una destra “nera”, che si caratterizza per razzismo, per autoritarismo, per negazione dei diritti fondamentali. Quando lo spostamento va nella direzione in cui si utilizzano, come strumenti per regolamentare il flusso inarrestabile dei migranti, muri e filo spinato, allora cominciamo a preoccuparci seriamente. Bisogna allargare gli orizzonti e avere il coraggio di chiamare “fascismo” anche questo fenomeno, che sta crescendo, che porta molti voti in Francia, alla Le Pen, che ha portato quasi al successo, in Olanda e in Austria, due candidati manifestamente razzisti; se contemporaneamente, in diversi Paesi d’Europa si rischia di andare verso regimi decisamente autoritari con privazione delle libertà, dell’opposizione e limiti alla libertà di stampa e di opinione, tutto questo fornisce un quadro fortemente allarmante.

Non ci interessa la definizione; noi pensiamo che questo quadro sia riconducibile con facilità al concetto di fascismo in senso lato, che non ha bisogno di camicie nere, di fasci, di caratteristiche specifiche, ma rappresenta semplicemente tutto il contrario di ciò che è scritto nella nostra Costituzione.

Ecco perché la riflessione del Convegno del 27 maggio 2017 si è estesa a tutti i “fascismi” e ai modi e strumenti per contrastarli; e così anche le tantissime manifestazioni che si sono svolte nella stessa giornata, in tutta Italia.

Abbiamo avuto una risposta molto positiva, perché 150 sono state le manifestazioni promosse dall’ANPI di cui siamo a conoscenza, molte realizzate con una fantasia della quale siamo particolarmente colpiti e soddisfatti. Alle manifestazioni rituali se ne sono aggiunte altre, di cui riferiamo ampiamente su questo numero di Patria Indipendente, che hanno creato modi nuovi di intervenire, di rappresentare la realtà, di prendere posizione, ed altre ci hanno fatto riflettere e ci hanno indotto a chiederci perché mai non ci abbiamo pensato prima. Ciò significa che il problema è ampiamente sentito e stimola la fantasia nella realizzazione di iniziative originali. E, per la prima volta, qualche giornale si è persino accorto delle manifestazioni. È noto quanto sia difficile, di questi tempi, superare la tendenza di una buona parte della stampa ad occuparsi più dei dettagli e delle frasi ad effetto che dei temi di fondo.

I fascisti, hanno scritto più volte che siamo vecchi, siamo superati, continuiamo ancora con l’antifascismo; ma non è così: da questo punto di vista siamo giovanissimi, perché consideriamo di avere, su questo piano, tutta la vita davanti per combattere il fascismo di oggi così come quello di ieri e di sempre. Sono convito che quello del 27 maggio rappresenti uno dei momenti fondamentali per raggiungere questo scopo. Naturalmente non si tratta solo di una giornata e di un Convegno, benché importante.

Intendiamo realizzare un lavoro in progress, su tutte le tematiche che qui ho solo sommariamente delineato. È a questo fine che abbiamo costituito un gruppo di lavoro, molto competente e attrezzato, che estrarrà dai lavori del Convegno (tutti registrati) le indicazioni e le proposte più rilevanti. L’intento e quello di elaborarle ulteriormente e di renderle pubbliche, per lavorare – insieme a quanti vorranno seriamente collaborare – alla loro attuazione, coinvolgendo da un lato le Istituzioni (quelle centrali e quelle locali) e dall’altro gli stessi cittadini, ai quali chiediamo e chiederemo di partecipare alla difesa della nostra democrazia e alla realizzazione del sogno antifascista della Resistenza, che si è poi concretato nella Carta Costituzionale.

Carlo Smuraglia, Presidente nazionale dell’ANPI