Ci sono patrie dove scorrono solo pietre. Entri nelle loro case e ti fanno piovere di dettati: non ci pensare e mangia tutto, piccolo nostro. Quelle patrie dove scrivere e amare incorrono in codici arcigni, ragionare stringe i denti al passaggio dei misuratori di decenza e opportunità. Quelle, la storia ne è zeppa, da respirarci male che ti guardi e non ti vedi che per ordine. Che vedi nero, in giro, e calpesti solo idiozia. Poi, c’è Patria. Il sogno scritto delle partigiane e dei partigiani. Questa audace e gentile passione nel muovere intelligenze e vene, questo profumo di persone libere e idee. La Patria dei padri che sono figli, pieni di entusiasmo della conoscenza, di una fantasia seminata dalla fede assoluta nell’incontro. Oggi questa Patria, le sue pagine decennali, si trasferisce nella piattaforma della velocità, il web, per costruire rapporti ancora più diffusi, per tornare a pensare il futuro come un’azione collettiva e zeppa di civiltà. Per la ri-Costituzione, in sostanza, di un Paese al solito confuso e disperato. E allora auguri cara amica, buon cammino, e…facci sognare.