Ernesto Cardenal, il poeta rivoluzionario scomparso all’età di 95 anni (da https://i1.wp.com/en24.news/u/wp-content/uploads/2020/03/ernesto_cardenal-3.jpg?w=651&ssl=1)

“Il nostro grande poeta se n’è andato dopo una vita di dedizione alla poesia e alla lotta per la libertà e la giustizia”. Così ha scritto la scrittrice nicaraguense Gioconda Belli nel dare la notizia della morte di Ernesto Cardenal, avvenuta il 1° marzo 2020. Poeta, scrittore, ministro sandinista, sacerdote, teologo, è stato l’anima e la voce del Nicaragua, sempre in prima linea, dalla parte degli umili nel denunciare oppressione e sfruttamento.

Nato nel 1925 a Granada, studiò Lettere all’Università di Managua. Tra il 1942 e il 1946, continuò gli studi in Messico e li completò a New York, ove visse dal 1947 al 1949. Quindi viaggiò attraverso l’Italia, la Spagna e la Svizzera.

Tornato in patria, militò nella resistenza contro il governo di Anastasio Somoza García, il cui regime era sostenuto dagli Stati Uniti. Nel 1954 partecipò alla Rivoluzione di aprile, un tentativo fallito di mettere fine alla dittatura. Nel 1956 Cardenal decise di entrare come novizio nel monastero trappista di Nostra Signora a Gethsemani (in Kentucky), dove fu discepolo del religioso e poeta Thomas Merton.

Il generale Anastasio Somoza Garcí. Il dittatore nicaraguense diede inizio a una dinastia di regime che continuò con Luis Somoza Debayle e finì con Anastasio Somoza, deposto dalla rivoluzione sandinista nel 1979 (da https://upload.wikimedia.org/ wikipedia/commons/a/ac/Somoza _1952 _%28centr%C3%A9e%29.jpg)

Lasciò l’abbazia nel 1959 per completare gli studi teologici a Cuernavaca, in Messico, ove venne ordinato sacerdote nel 1965. Fu co-fondatore della comunità religiosa di Solentiname, su un’isola nel Lago Nicaragua, dove predicò la non-violenza appresa da Merton e fondò anche una colonia di artisti primitivisti.

Il 19 luglio 1979 entrò a Managua insieme alle truppe rivoluzionarie abbattendo il regime di Anastasio Somoza Debayle (figlio del precedente presidente). Venne così nominato ministro della Cultura dal nuovo governo guidato da Daniel Ortega. Continuò a rivestire la carica fino al 1987, quando il suo ministero venne soppresso per ragioni finanziarie.

Nel 1983 era stato sospeso a divinis da papa Giovanni Paolo II, il cui atto venne ritirato solamente nel febbraio 2019 da papa Francesco. È da ricordare che Ernesto Cardinal con il passar del tempo divenne il principale critico di Daniel Ortega poichè quest’ultimo aveva tradito il suo popolo allontanandosi sempre più da quel cambiamento che era logico aspettarsi dopo il rovesciamento di Somoza. “Il mondo deve sapere cosa sta succedendo in Nicaragua”, disse Cardenal nel 2015, quando il regime represse i contadini che marciavano per difendere le loro terre.

I sandinisti entrano vittoriosi a Managua (da https://www.infoaut.org/media/k2/items/cache/ f08d745f8cd842c9a7c1bfef2e271930_XL.jpg)

La poesia divenne per Cardenal lo strumento migliore per esprimere le sue idee. Tra le sue opere ricordiamo “Hora 0 e Gethsemani”, “Sky” (1960); “Epigramas” (1961), considerato il suo capolavoro; “Salmos” (1964), parafrasi dei salmi biblici riletti in chiave contemporanea; “Oracion por Marilyn Monroe y otros poemas” (1965), denuncia della mercificazione del mondo capitalistico; “El Estrecho Dudoso” (1966) e “Homenaje a los indios americanos” (1969), dedicate al dramma storico dei popoli indigeni americani; “Canto nacional e Oraculo sobre Managua” (1973); “Quetzalcoatl” (1988), poema in cui l’evocazione delle antiche civiltà precolombiane diventa una critica alla degradazione dei rapporti umani nel mondo capitalistico; “Canto Cosmico”, monumentale ed originale poema del 1992, una delle più importanti opere della poesia latino-americana dopo il “Canto Generale” di Pablo Neruda.

“La nostra carne e le nostre ossa vengono da altre stelle e anche forse da altre galassie, siamo universali, e dopo la morte contribuiremo a formare altre stelle e altre galassie. Di stelle siamo fatti e alle stelle torneremo”, aveva scritto in “Canto cosmico”, affascinato dal mistero della vita umana. In Cardenal il cristianesimo è inteso come denuncia dell’ingiustizia e profezia di riscatto. Scopo principale della sua poesia è motivare i lettori ad agire per il cambiamento sociale. È stato un importante esponente della teologia della liberazione e si è sempre impegnato per l’educazione del popolo nicaraguense.

Cardenal in un corteo del Fronte sandinista. Dietro, in seconda fila, Daniel Ortega (da https://ep01.epimg.net/cultura/imagenes/2020/03/02/ babelia/1583153996_899711_1583154858 _sumario_normal_recorte1.jpg)

La parola poetica in lui non è mai intrisa di metafore, illusioni o di quel “real-meraviglioso” che costituisce, invece, un tratto comune a tanti autori dell’America del Sud.

Cardenal, piuttosto, vuole denunciare la sofferenza e lo sfruttamento dei popoli. L’abilità tecnica e la rilevanza sociale della sua opera contribuiscono quindi a considerarlo uno dei più importanti poeti latino-americani della seconda metà del XX secolo, tanto che nel maggio del 2005 fu candidato al premio Nobel per la letteratura. “Ora è lì, sicuramente ben accolto nella Via Lattea – scrive ancora Gioconda Belli –. A noi nicaraguensi mancherà il suo berretto nero, la sua figura, la sua voce che ci legge poesie, la sua santa indignazione contro la tirannia”.

Antonella Rita Roscilli