Sandro Pertini con la sua amatissima pipa (http://presidenti.quirinale.it/ Pertini/fotografie_pertini.asp?id=4)

A 30 anni dalla sua scomparsa ripenso ad una frase del mio conterraneo Sandro Pertini, il “Presidente più amato dagli italiani”.

Non la ricordo nella sua letterale precisione ma ne colgo il senso, avendola personalmente da lui ascoltata e poi misurata con le alterne vicende della mia stessa vita.

Diceva più o meno questo: “più degli uomini – che sbagliano, tradiscono e cadono volutamente nell’errore – sono importanti le idee”, perché si codificano nei valori che restano immutabili nel tempo e sono di monito e di esempio alle azioni umane fino a diventare motivo e senso dell’esistenza. “Un uomo è tale quando vince il dolore senza tradire le proprie idee”.

E ai politici aveva rivolto questo richiamo: “L’insidia più grande per un uomo politico è quella di innamorarsi del potere”.

Dovremmo riscoprire e valorizzare oggi il senso esplicito di questa affermazione, in epoca di compromessi e trasformismi, dove il potere viene esercitato con disinvoltura e svincolato da interessi superiori, come l’amore per la Patria e il perseguimento del bene comune.

30 settembre 1979. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini lascia commosso il sacrario di Marzabotto (http://presidenti.quirinale.it/Pertini/fotografie _pertini.asp?id=31)

Prevalgono i calcoli e gli algoritmi, le alchimie tattiche e le logiche spartitorie, i vassallaggi e la pratica dello spoil system che mercificano la militanza ad asservimento, anche rinunciando alla fede gratuita verso gli ideali più nobili e alla rettitudine come prassi di comportamento pubblico e privato.

Pertini era un tutt’uno: non esisteva in lui doppiezza, essere a un modo e presentarsi diverso.

Fino all’apparire duro e intransigente sui principi e sui valori ai quali la sua vita era ispirata: la libertà, la democrazia, la dignità del lavoro.

Con una particolare predilezione verso i giovani che “non hanno bisogno di sermoni, ma di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”.

Da http://presidenti.quirinale.it/ Pertini/fotografie_pertini.asp?id=42

“Giovani, se voi volete vivere la vostra vita degnamente, fieramente, nella buona e nella cattiva sorte, fate che la vostra vita sia illuminata dalla luce di una nobile idea”.

Seppe pagare di persona la coerenza con le idee che andava propugnando: subì l’umiliazione del carcere, l’esilio, il confino. Partecipò attivamente alla lotta di Liberazione nazionale.

Era una grande persona che esprimeva un nobile e alto pensiero, per questo affermava una cosa saggia e credibile.

IBorgosesia – Vercelli. 3 novembre 198. Sandro Pertini al funerale del Comandante partigiano Cino Moscatelli (http://presidenti.quirinale.it/Pertini/fotografie_pertini.asp?id=46)

Ed è certamente vero che libertà, giustizia, pace, democrazia, uguaglianza sono ideali eterni, ragioni per cui vale la pena di vivere e di combattere, motivo di sussulto delle coscienze, imperativi morali oltre le soggettività, gli egoismi, i facili tornaconti e i meschini compromessi.

Ho ben presenti – infatti – le loro non sempre coerenti declinazioni e mi è più facile stupirmi e inorridire di fronte all’uso distorto che se ne è fatto, con una iniquità direttamente proporzionale alla loro importanza e purtroppo a volte alla stessa apparente autorevolezza dei loro sostenitori.

Ho sentito spesso e con disinvoltura ogni volta sorprendente parlare di ideali e di valori come se fossero decalcomanie da appiccicare alla nostra vita, scudetti e mostrine da esibire, diplomi da ostentare, titoli e appartenenze di status.

9 maggio 1982: Sandro Pertini nel cimitero di Turrita Tiberina alla tomba di Aldo Moro.(http://presidenti.quirinale.it/ Pertini/fotografie_pertini.asp?id=47)

Altre volte ho ascoltato persone che parlavano di merito dopo averlo calpestato, di equità facendo ingiustizia, di accoglienza generando discriminazione, di pace seminando discordia, di famiglia senza conoscerne le tribolazioni, di verità sapendo di mentire, discettando di bene e di male e addebitando colpe o elargendo assoluzioni solo nel nome degli astratti principi assoluti, oltre la dovuta, umana comprensione.

16-29 settembre 1980. Il presidente Pertini salutato da studenti e docenti all’università di Pechino (http://presidenti.quirinale.it/ Pertini/fotografie_pertini.asp?id=36)

A cominciare proprio dalla casa, dagli affetti, dal lavoro, dalle relazioni umane più immediate.

Allora mi sono sempre più convinto che le idee e i valori si misurano con la testa e il cuore delle persone, camminano con le loro gambe, sono fatte della loro carne e del loro sangue.

Per sostenere una grande idea e renderla credibile ci vuole una grande persona: più questa è giusta, saggia, integra e retta e più vero e autentico è il valore che riesce ad esprimere attraverso la coerenza della sua vita.

Come disse qualche anno dopo Giovanni Falcone “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.

Perché, e sono parole di Paolo Borsellino: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.

Sono i comportamenti umani, dunque che confermano o smentiscono di volta in volta i valori: senza i primi resta solo l’assolutismo astratto e spietato di un pensiero vuoto e lontano.

Non per niente le nefandezze più crudeli della storia sono state quelle perpetrate in nome delle ideologie.

E i tribunali della ragione e della fede hanno tagliato con solerzia molte teste sperando così di salvare poche idee.

Tutto ciò cui attribuiamo valore dovrebbe secondo me passare – nel bene e nel male – attraverso la mediazione imprevedibile, persino imperscrutabile dell’esistenza dove anche la carità e il perdono se unite alla giustizia possono elevare l’uomo senza rinnegare la verità.

Non abbiamo bisogno soltanto di definizioni, le idee codificate sono lettera morta se non assumono sembianze umane.

Il ricordo di Pertini è dunque legato a questa coerenza tra idee e azioni.

Per questo – anche oggi – più che invocare astrattamente la giustizia, la libertà e la pace, abbiamo fortemente e davvero bisogno di uomini giusti, liberi e temperanti.

Francesco Provinciali, già giudice minorile