Foto Gonews.itSe n’è andato Silvano Sarti, il partigiano “Pillo”, presidente onorario dell’Anpi di Firenze, dopo averla guidata per otto anni, e componente della presidenza onoraria dell’Associazione. Operaio, figlio di operai, era nato a Scandicci e aveva cominciato a lavorare giovanissimo, nel 1940, assunto tagliatore al calzaturificio Rangoni.

Con la rete comunista clandestina raccoglie fondi da distribuire alle famiglie degli antifascisti arrestati. Dopo l’8 settembre non aderisce al bando Graziani e opera in clandestinità. Catturato dai tedeschi insieme ad altri compagni di lotta è accusato di diserzione, rischia la fucilazione ma a salvarlo è un editto militare che, per la sua giovane età, lo risparmia dalla morte. Ma non dalla deportazione. È internato a Cassino, condannato ai lavori forzati per costruire le fortificazioni tedesche. Riesce però a fuggire insieme ad altri prigionieri e dopo una lunga marcia a tornare in Toscana.

La scelta è una: combattere contro l’occupante nazifascista. Inquadrato nelle Sap, le Squadre d’Azione Patriottica, partecipa alle azioni di guerriglia urbana per confondere il nemico, rendergli ostico il territorio cospargendo le strade di chiodi a quattro punte e sabotando le linee ferroviarie. Poi entra nella Brigata Sinigaglia, che assieme alla Brigata Rosselli libera Firenze l’11 agosto 1944: «Il nostro comandante Aligi Barducci “Potente” chiamò il comando degli Alleati e disse: fermatevi, perché Firenze la liberiamo noi e voi venite dopo», ricordava Sarti. La battaglia fu durissima: Sarti partecipa all’assalto ad alcuni cecchini fascisti barricati in un bordello nei pressi di Porta al Prato. Dopo un assedio di 18 giorni i fascisti sono catturati e fucilati. «Si nascondevano nei casini, minacciando le donne che vi lavoravano –testimoniava Pillo –. Sparavano e uccidevano senza farsi vedere, da vigliacchi. Ecco, in tutta onestà, quando li andammo a catturare non gli si offrì mica da bere. Ma noi, quando si ammazzava un fascista, lo si guardava in faccia». Con la sua scomparsa Firenze non perde solo l’ultimo sopravvissuto alla Liberazione cittadina, ma anche uno degli uomini della ricostruzione.

Una foto della liberazione di Firenze

Nel dopoguerra Silvano Sarti aveva operato per la ricostruzione della Camera del Lavoro fiorentina. Con la Cgil diviene segretario della commissione interna al calzaturificio Rangoni, poi è segretario provinciale dei lavoratori del tessile e dell’abbigliamento, e nel 1968 è tra gli organizzatori degli scioperi di Livorno. Il decennio successivo lo vede segretario nazionale dei calzaturieri. Militante comunista, si era iscritto al Pci nel ’44, alternava il fazzoletto dell’Anpi a un fazzoletto rosso. Punto di riferimento per più generazioni antifasciste, trasmetteva la memoria della Resistenza nelle scuole e i valori dell’antifascismo, affascinando gli studenti con suoi racconti.

Era un uomo alto e dalla voce forte, Silvano Sarti. Negli ultimi tempi, preoccupato per le nuove pulsioni fasciste e razziste nel nostro Paese e in Europa, temeva di perderla quella voce tonante, temeva di non poter più lanciare l’allarme per i rischi che oggi corre la democrazia. Tantissimi i messaggi di cordoglio, tra i primi quello del primo cittadino di Firenze, Dario Nardella, che ha espresso la sua commozione su Facebook. La camera ardente è stata allestita in Palazzo Vecchio per due giorni: oggi, venerdì 25 gennaio, dalle 16 alle 19 e poi sabato dalle 9 alle 19. Domenica 27 gennaio 2019 alle 9,30 si terrà una commemorazione nell’Arengario di Palazzo Vecchio alla presenza dei rappresentanti nazionali dell’Anpi e dei cittadini che vorranno salutare per l’ultima volta Pillo.

Su youtube è possibile ascoltare, in due parti, il racconto della sua lunga esperienza resistente. A realizzare l’intervista Massimo Vitulano da Matteo Grasso, direttore ISRPT.

Ecco la prima:

ed ecco la seconda: