Ricapitoliamo la vicenda: Ercole Viri, sindaco di Affile, decide di costruire, a spese dei contribuenti, un mausoleo in onore del nativo più famigerato, Rodolfo Graziani. In Libia fu soprannominato “il macellaio del Fezzan”. Fu poi il responsabile dei più atroci massacri in Etiopia durante l’occupazione italiana anche con i gas (l’iprite). In quanto “vicerè” ordinò la strage di Debre Libanos, dove furono assassinati religiosi in un numero imprecisato, superiore al migliaio. Durante la repubblica di Salò fu nominato ministro della Guerra. Nel dopoguerra fu inserito dalla apposita commissione delle Nazioni Unite nella lista dei criminali di guerra. Non fu mai processato. Fu però processato e condannato a 19 anni di carcere per collaborazionismo, ma dopo pochi mesi fu scarcerato. Aderì quindi al Movimento Sociale Italiano, e ne fu presidente onorario.

Ad Affile il sindaco e gli assessori gli dedicano un monumento. Un monumento al fascista e al criminale di guerra. L’Anpi promuove l’azione penale presentando una denuncia/querela alla Procura di Tivoli, perché, come dichiara l’avvocato (e vicepresidente nazionale) Emilio Ricci, “l’inaugurazione e l’intitolazione di un monumento a Rodolfo Graziani, condannato per collaborazionismo con la Germania nazista e inserito dall’Onu tra i criminali di guerra per l’uso di armi chimiche, costituisce reato di apologia del fascismo”.
Il tribunale di Tivoli condanna per il monumento a Rodolfo Graziani il sindaco e due assessori di Affile: il primo cittadino a 8 mesi di reclusione, i due componenti della giunta a 6 mesi.
Ercole Viri se la prende con i giudici di Tivoli: “una sentenza politica”. Ed è certo della vittoria in appello: “Guardi – dice al giornalista di Repubblica l’8 novembre 2017 – che questa è una condanna provvisoria. L’appello ci scagionerà. Stravinceremo. Basta lasciare Tivoli”. Oggi la conferma della condanna.
Pubblicato giovedì 14 Marzo 2019
Stampato il 06/06/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/il-quotidiano/monumento-a-graziani-in-appello-confermata-la-condanna/