Un fermo immagine in cui si notano, al centro, i due oggetti riferibili a CasaPound Italia

Su indicazione della Procura di Napoli quattro persone sono state arrestate perché ritenute pronte ad azioni terroristiche, una trentina le perquisizioni personali domiciliari. Si tratta di un network che si dirama dal cosiddetto Ordine di Hagal, gruppo attivo dal 2018 e già dall’anno dopo sotto lo sguardo delle forze di polizia, che nel maggio 2021 operano delle prime perquisizioni alla ricerca di armi.

Il video che mostra il materiale sequestrato ieri lascia intravedere il classico armamentario di questi ambienti, collezionato più perché utile alla definizione di sé che all’immediatezza offensiva. Le baionette, i manganelli, l’ascia bipenne in versione mignon e la maschera antigas costituiscono anche un feticcio, oltre che essere delle armi.

L’apprezzamento dell’Ordine di Hagal per Vox Italia, poi confluito in ItalExit alle ultime elezioni

Ma nelle immagini, fra i vari oggetti, ne risaltano in particolare due: il libro Valhalla Express e la maglietta del Fronte Europeo per la Siria. Entrambi riconducono a CasaPound Italia.

Del Fronte Europeo per la Siria avevamo già detto in una nostra precedente ricerca: si tratta di un’associazione che si vuole europea, ma è essenzialmente italiana, di fatto egemonizzata da CasaPound. Più volte la tartaruga frecciata ha esibito le bandiere del Fronte accanto alle proprie e ha inviato in Siria i propri dirigenti per incontri con esponenti del regime, nell’ottica del sostegno a Bashar al-Assad. Il legame è abbondantemente documentato e in maniera ripetuta nel tempo.

L’altro – il libro Valhalla Express – è, come recita il sottotitolo, “la storia di un nazionalista, rivoluzionario e volontario ucraino nel Battaglione Azov”. L’autore si firma solo col nome di battaglia e narra appunto della propria militanza nell’estrema destra neonazista in Ucraina, poi dell’approdo alle armi, fino alle azioni sul campo di battaglia del Donbas. Uno dei due curatori della versione italiana del volume è Domenico di Tullio, storico militante e avvocato di CasaPound, personaggio politico di primo piano del gruppo neofascista. L’altro è Andrea Lombardi, che con CasaPound si è candidato alle elezioni. Lombardi è anche il fondatore della casa editrice che pubblica il libro, ovvero Italia Storica, che “ha per oggetto lo studio, la diffusione e l’approfondimento della storia militare, con particolare riguardo alle Forze Armate dell’Asse nella seconda guerra mondiale” e che, come risulta evidente dalle ricorrenti interviste con il Primato Nazionale, fa parte dell’ecosistema culturale di CPI.

Se vi siano legami diretti fra gli arrestati e CasaPound lo valuteranno gli inquirenti, ma è evidente come il mondo del neofascismo “emerso”, che si organizza in maniera palese in sigle di movimenti e associazioni e che dialoga con i partiti e le istituzioni, si intrecci con quello “sommerso” ed esistano scambi di varia natura. Quanto testimoniano quelle immagini è un incontro di natura culturale e politica: qualcuno fra gli arrestati si è nutrito di materiale proveniente dal circuito di cui si circonda la tartaruga frecciata.

Che poi vi sia un qualche legame con Forza Nuova invece pare assodato: uno degli arrestati è stato un militante di quel partito. E per “legami” qui non intendiamo comunque tessere di iscrizione o affiliazioni ufficiali, intendiamo invece l’aderire ad un ambiente ampio che permette contatti, interazioni, la condivisione di un’idea generale del mondo e di almeno parte degli obiettivi.

Infine la questione tocca, come ricostruito da Il Domani, anche Franco Freda e Steve Bannon a conferma del fatto che non solo nessun gruppo terrorista è mai isolato e che non esistono “lupi solitari” ma che invece le connessioni sono sempre attivamente ricercate, sono molteplici e su più livelli.

La pericolosità delle formazioni dell’estrema destra neofascista organizzata non sta nei modi – hanno oramai assorbito le “regole del gioco” democratico, partecipano alle elezioni, modulano la propria comunicazione in modo da adeguarsi agli stilemi contemporanei – sta invece negli obiettivi.
Ovvero: affrontare questa sfida solo come una sfida alla sicurezza è solo affrontare i sintomi e non il problema. E per quanto, come dimostrato innumerevoli volte le forze di polizia italiane siano state in questo settore all’altezza del compito, è alla politica che deve essere richiesto di affrontare la questione. Perché è una basilare questione politica, una questione di salute della democrazia.