(comune.torrepellice.to.it)

Il paese dorme ed essi arrivano alla spicciolata, aprono la porta, entrano e riprendono il posto lasciato a fine turno. Rimettono in funzione la linotype. Non sappiamo cosa pensi ciascuno di loro, ma sappiamo che ogni operaio rischia di essere arrestato, imprigionato e ammazzato. Perché quello che qui viene ciclostilato è materiale clandestino.

Foto di Roberto Tortini, come gli altri scatti con i macchinari della tipografia e della biblioteca

Stanotte che è autunno, sulla carta qui nascostamente trasportata da Borgo San Dalmazzo, stamperanno Il Pioniere, periodico delle formazioni Giustizia e Libertà della Val Pellice, della Val Chisone e della Valle Germanasca.

Il Pioniere, la cui redazione è composta da Gustavo Malan, Fredino Balmas, Giulietto Giordano, e Archimede Modonese, arriverà fino a 15.000 copie, ed è forse tra le poche pubblicazioni partigiane a non bucare un’uscita (Claudio Pavone, Una guerra civile) e a mantenere tra il giugno e l’ottobre 1944 una cadenza settimanale, per continuare, tra il novembre 1944 e l’estate 1945, con la pubblicazione di otto numeri.

I macchinari de L’Alpina

Il ritmo accelera – oltre al Pioniere la tipografia clandestina L’Alpina stampa tanta parte del materiale resistente di tutto il Piemonte – la notte è breve, il nemico è a cinquanta passi, nella caserma Ribet, via Arnaud, Torre Pellice. Alla prima luce, alla porta c’è già Anna* con la cartella, e le staffette sono pronte con le borse e gli zaini. E con le borse e gli zaini pieni, le ragazze – tra loro ci sono Eldina, 17 anni, e Gina** – risaliranno la valle fino al mobile fronte della guerriglia partigiana. Qualcuna scenderà invece fino alle città, per consegnare la stampa al gruppo dirigente del Partito di Azione.

La ex caserma Ribet di Torre Pellice, oggi Museo della Resistenza (torinooggi.it)

Chi combatte non ha molto tempo per leggere e nemmeno l’agio per farlo. Tuttavia tanti di loro fissano gli occhi sulle parole stampate, e le abbracciano nello sguardo. Perché per essi, in larga parte figli delle Valli dell’eresia preluterana di Valdo, che hanno imparato a leggere nelle scuole dei borghi, sorte su queste montagne, prima ancora che lo stato unitario rendesse obbligatoria l’istruzione elementare, le parole sono importanti, tanto quanto i proiettili o gli esplosivi. Esse sono armi di conoscenza e di quella libertà, sanguinosamente e ostinatamente cercata e difesa dal popolo valdese, qui insediatosi attorno al 1100 e per quattro secoli oggetto di persecuzioni.

Una macchina da scrivere in dotazione alla tipografia clandestina L’Alpina

Salvate dalla demolizione da un gruppo di volontari tra cui Sergio, figlio di Guido Benech, uno dei partigiani più fidati del Comandante Malan, da Roberto Malan stesso, da Giulio Giordano, diciottenne partigiano, e poi Commissario di Brigata, macchine e materiali della tipografia clandestina L’Alpina di Torre Pellice, sono in esposizione nei locali dell’ex Caserma Ribert, diventata nel 2013, con la collaborazione del Comune, di cui sono diventate proprietà, Museo della Resistenza e della Stampa clandestina.

E siccome le macchine della tipografia clandestina rimandano alle parole composte nel tempo della lotta, queste parole continuano la loro vita nella Biblioteca della Resistenza, sezione della Biblioteca comunale Carlo Levi.

Biblioteca della Resistenza, sezione della Biblioteca comunale Carlo Levi a Torre Pellice

Nata come biblioteca di quartiere, da una prima imponente donazione di Sergio Benech e poi collocata nel locale antistante il Museo, essa conta oggi quasi 5.000 volumi, qui conservati come in un granaio di fertile memoria, catalogati da uno ad uno dai volontari dell’Anpi di Torre Pellice, che provvedono anche alla apertura dei locali.

Il partigiano Willy Jervis (wikipedia)

I 5.000 volumi, in parte frutto di donazioni, in parte recuperati da Sergio in un lavoro di ricerca tra le famiglie della valle, o addirittura nei cassonetti della carta, sono accessibili al prestito e alla libera consultazione. Perché la memoria senza la storia e il suo studio si spegne in vuota commemorazione.

Per accedere alla biblioteca basta bussare e per accedere al museo non occorre biglietto. Perché questo luogo appartiene alla storia severa di queste montagne, non diversamente dalle parole del partigiano Willy Jervis, che, imprigionato nella cella della caserma Ribert la notte prima di essere ammazzato scrive a Lucilla: “nè corone nè funerali. Ricordami agli amici” (Un filo tenace Lettere e memorie 1944 – 1969 di Giorgio AgostiWilly JervisLucilla Jervis Rochat).

Annalisa Alessio, vicepresidente vicario comitato provinciale Anpi Pavia
Le foto della tipografia e dei macchinari sono di Roberto Tortini


Un ringraziamento speciale a Marinella Granero Anpi Torre Pellice

* Anna Marullo insegnante del Liceo Valdese

** Domenica Saracco detta Gina partigiana combattente e Eldina Beliot, a settembre 2021 insignita della tessera ad honorem Anpi Torre Pellice