Angelo Vigati, sindaco di Belgioioso (PV) è il primo a destra nella foto

Ognuno muore solo e questa legge crudele meglio di altri la conosce Angelo Vigani che, uomo capace di un impietoso rigore verso se stesso, nel febbraio 1955 consapevolmente si allontana dalla sua casa di Belgioioso, comune in provincia di Pavia, e se ne va ad aspettare la morte in una campagna dove verrà ritrovato qualche giorno dopo. Siamo noi a non darci pace della morte solitaria di “Angiulin”, perché nel suo cuore batteva la nostra storia comune che ci ha visti diventare antifascisti e comunisti. Ad Angelo Vigani, classe 1895, figlio di contadini che firmano con la croce poiché non sanno né scrivere né leggere, non è data alternativa per campare, se non quella di prendere la via dei campi e del bosco. Fino alla svolta che arriva attorno agli anni Trenta, quando “Angiulin” diventa operaio in Snia.

La fabbrica è il Cerbero che vigila l’ingresso del quartiere San Pietro di Pavia, scandendo il tempo di vita dei lavoratori, e spesso la cronologia dei loro funerali. Perché si muore giovani, in Snia, e la produzione non protegge in alcun modo i lavoratori dalle pericolose sostanze chimiche che vengono utilizzate.

La fabbrica diventa scuola e luogo d’incontro con il partito clandestino che, in pieno fascismo, mantiene la fiaccola del riscatto e l’idea della liberazione dell’uomo. Angiulin adesso ha 35 anni, vive da solo in una casa in affitto, a volte ha la compagnia di un ragazzino, Lino, che è avanguardista fascista. Si parlano a lungo e Vigani non ha paura di dirgli “no, io sono comunista” ed “esiste un Paese dove la rivoluzione proletaria ha vinto”.

Lino Zanaboni in uno scatto del dopoguerra

Angiulin e il ragazzino si ritrovano l’8 settembre: entrambi più vecchi, entrambi induriti dal tempo e dalle esperienze, entrambi nel partito comunista. Qui, dove Angiulin è responsabile della propaganda antifascista, collabora nella stamperia clandestina dell’ingegnere Alfonso Cuffaro, comunista e resistente*, e forse è la presenza decisiva per trasformare Lino Zanaboni in partigiano a capo di 15 ragazzi. Un gruppo che costituisce il nucleo originario del Fronte della gioventù, organizzazione che si allargherà presto a tutta la bassa pavese.

Pensa alla rivoluzione Angiulin? Certo, e alla rivoluzione pensa anche Daddeo, detto Alessandro, suo compagno in fabbrica e suo referente dal centro del partito clandestino. Entrambi sanno che prima della rivoluzione occorre sconfiggere il fascismo. Allora rafforzano i legami del partito tra Belgioioso, Filighera, Linarolo e gli altri borghi del pavese, Albuzzano, Valle Salimbene, Copiano, Vistarino, Genzone, Corteolona, Santa Cristina e Spessa. Fanno incetta di armi anche tra i soldati slovacchi di stanza a Belgioioso, organizzano incontri clandestini nelle osterie e convincono i barcaioli di Portalbera, San Cipriano e Stradella a fare da corrieri per portare quelle armi alle brigate dell’Oltrepò.

Complesso del Castello di Belgioioso, PV (da lombardiabeniculturali.it)

Angelo Vigani guida i partigiani all’occupazione e alla presa del Castello di Belgioioso, quartier generale tedesco. Il Comitato di Liberazione individua nell’operaio Snia la guida per la città libera e Angiulin diventa il sindaco di Belgioioso, anche se solo per un anno, prima della grande normalizzazione. Passato questo periodo, ad Angiulin resta la fabbrica e la responsabilità della commissione interna.

A questo punto, forse, qualcosa si rompe dentro di lui. Forse sperava troppo nel futuro. Forse non sa vivere nel tristo dopoguerra. Forse prevale la stanchezza. Ma continua a non transigere con se stesso, come ha imparato dal tempo della Resistenza: e quando un giorno trascura di presenziare ad una riunione della commissione interna della Snia, non se lo perdona e si licenzia. Teme di aver tradito e deluso i compagni? Non lo sappiamo. Noi che abbiamo conosciuto “Angiulin” tramite il ricordo di Lino Zanaboni, consegniamo al futuro la sua storia, per un tratto ancora inscritta nella sezione comunista di Belgioioso, che, negli anni ’70, gli dedicò la propria sede.

Annalisa Alessio, Comitato provinciale Anpi Pavia e Attilia Zanaboni, Anpi Belgioioso

*L’ingegner Alfonso Cuffaro teneva contatti con gappisti di Milano. Venne arrestato con la moglie, la sorella e il cognato. Fu testimone dell’arresto di Francesco Scotti, partigiano e poi senatore del Pci che, venuto a Belgioioso con un camioncino sgangherato a ritirare del materiale di stampa clandestina che doveva consegnare a Milano e in Val d’Ossola, fece appena in tempo a defilarsi vedendo i locali presidiati da fascisti e tedeschi. Grazie alla moglie, Cuffaro riuscì a fuggire da San Vittore e riparò in Svizzera, mentre il cognato e la sorella finirono in lager. Si salvò solo la sorella che tornò a Milano molto tempo dopo la fine della guerra.