Claudio Perra, 25 aprile

Claudio Perra si avvia verso il 97 anni, è nato a Monserrato (Cagliari) il 9 agosto del 1923, figlio di Giuseppe e di Maria Teresa Montisci.

Di Claudio Perra e della sua vicenda di “Carabiniere Reale” e uomo della Resistenza a Roma e nella zona de L’Aquila, ha ampiamente scritto Gianfranco Vacca in “Monserrato-Uomini e donne raccontano la seconda guerra mondiale” (2013). Più recentemente per il progetto dell’Anpi nazionale curato da Gad Lerner e Laura Gnocchi, Claudio Perra è stato intervistato dal giornalista Walter Porcedda.

Si arruolò, con ferma triennale, nell’Arma dei carabinieri nel marzo 1942. Tra i suoi compagni d’armi che incontrerà presso la caserma Pastrengo di Roma, c’era anche il suo amico monserratino Mario Cruccu che cade a Roma, nel quartiere Magliana, il 9 settembre 1943 in uno dei primi scontri a fuoco con i soldati tedeschi. Durante la sua permanenza nella Capitale, Claudio Perra ha incontrato e stretto rapporti di amicizia anche con tanti altri carabinieri sardi che come lui faranno parte del Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri del CNL “Banda Generale Filippo Caruso”, tra gli altri alcuni carabinieri che cadranno come martiri delle Fosse Ardeatine come Candido Manca, o che cadranno uccisi in conflitto a fuoco come Cruccu alla Magliana e come Enrico Zuddas, che sarà ucciso a Roma in uno scontro a fuoco con la polizia nazifascista, insieme a un altro sardo, Salvatore Meloni, il 30 maggio 1944, e che sarà insignito di Medaglia d’Oro.

Successivamente Claudio Perra, lasciata la caserma Pastrengo, viene assegnato alla stazione dei carabinieri di stanza a Villa Savoia, la residenza del re d’Italia Vittorio Emanuele III e della sua famiglia.

Claudio Perra era lì anche il 25 luglio 1943 quando fu arrestato Benito Mussolini da un nucleo dell’Arma dei carabinieri comandato dal colonnello Giovanni Frignani.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre Perra, sfuggito all’arresto e alla deportazione in Germania, prende contatto, insieme ad altri carabinieri suoi superiori con il Comitato di Liberazione Nazionale e entra nell’appena costituito Fronte di Resistenza dei Carabinieri “Banda Generale Caruso” che opera all’interno del Fronte di Resistenza Militare guidato dal Generale Montezemolo.

Claudio Perra, dopo l’8 settembre, ha vissuto a Roma in clandestinità alloggiando in abitazioni private di famiglie fidate che lo hanno nascosto e aiutato a sottrarsi dall’arresto da parte dei tedeschi e incontrando clandestinamente i suoi commilitoni del Fronte di Resistenza. Dapprima Claudio è nascosto nella abitazione del colonnello sardo Deledda. Ben presto però deve lasciare quella abitazione-nascondiglio perché anche Deledda è costretto ad andar via furtivamente da Roma dopo aver declinato l’invito propostogli dal colonnello Francesco Maria Barraccu, sardo, esponente e dirigente del Pnf, di aderire alla Repubblica Sociale Italiana di Salò. Avendo declinato l’invito Deledda si trovò in una situazione personale e familiare delicata che lo costrinsero a lasciare Roma. Fu così che Claudio dovette andare in qualità di cameriere presso la famiglia di un agricoltore nel quartiere Parioli. Il capofamiglia però non era a Roma, ma a curare la sua tenuta agricola al confine tra Lazio e Toscana. Claudio abitava perciò in una casa dove c’erano la moglie e due figlie adolescenti dell’agricoltore. Anche da quella casa un po’ dopo dovette andar via perché aveva avuto il sospetto che stava per essere tradito. Fu così che il Fronte clandestino di Resistenza gli trovò un altro alloggio, in Viale Regina Margherita, presso la famiglia dell’avv. Calabria.

Con il Fronte di Resistenza dei Carabinieri “Banda Generale Caruso”, alle dipendenze del tenente colonnello Frignani, Claudio incomincia ad operare e a combattere, sfuggendo alla sorte che purtroppo toccherà migliaia di carabinieri che, a seguito dell’editto del generale Graziani, furono disarmati, arrestati dai tedeschi e deportati in Germania.

Dapprima le sue attività nel Fronte Clandestino Militare di Resistenza, cui aderirono molti carabinieri scampati alla deportazione in Germania, sono state diverse. Una in particolare merita menzione. Si svolse il 27 gennaio del 1944 e consentì la liberazione di un gruppo di persone, un vecchio senatore del periodo pre-fascista, dame di corte, generali anziani che stavano per essere trasferiti come prigionieri in Germania. La liberazione di queste persone, tenute prigioniere dai tedeschi nella villa di San Gregorio al Celio di Roma, avvenne con un’impresa audace cui Claudio Perra partecipò e che fu definita “la beffa di San Gregorio”. Solo molti mesi dopo, appena Roma venne liberata, il 10 giugno del 1944, quell’impresa fu raccontata dal giornale Ricostruzione, organo di Democrazia del Lavoro. Quell’azione, oltre all’arresto di alcuni carabinieri del gruppo che non erano riusciti a scappare, comportò anche la ricerca dei colpevoli e la condanna in contumacia da parte dei tedeschi di Claudio Perra, costretto perciò a lasciare subito Roma. Ma ancor prima di quella impresa, a metà gennaio, l’invito a lasciare la città gli era stata raccomandato, con le indicazioni dei referenti che avrebbe dovuto contattare, dal colonnello Frignani, incontrato in piazza Verdi clandestinamente e avvicinandosi solo di spalla. Solo pochi giorni prima dell’impresa di San Gregorio al Celio, esattamente il 23 gennaio, il colonnello Frignani, a seguito a una delazione della donna che lo ospitava, fu arrestato dalle SS insieme al maggiore Ugo De Carolis e al capitano Raffaele Aversa, che Claudio ben conosceva.

A Frignani venivano imputati tre “reati”: l’arresto di Mussolini, l’essere uno dei mandanti dell’uccisione di Ettore Muti, ex segretario del Pnf, e di custodire un dossier Mussolini-Petacci. Frignani, De Carolis e Aversa, e con loro anche Candido Manca e altri carabinieri, il 24 marzo successivo furono uccisi nell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Perra seppe quasi subito dell’arresto di Frignani e degli altri carabinieri del gruppo, ma gli fu riferita una versione che collocava questo arresto all’interno di una banca. Solo recentemente, dopo un contatto telefonico con la storica Anna Foa, Claudio ha saputo con esattezza circostanze e modalità dell’arresto di Frignani e degli altri ufficiali. Solo molto tempo la strage saprà della loro uccisione alle Ardeatine. Così come non seppe subito che il generale Filippo Caruso, che diede il nome alla banda del Fronte di Resistenza Carabinieri, era stato arrestato dalla Gestapo il 30 maggio 1944, poco prima della Liberazione di Roma, e condotto in via Tasso. Caruso scampò alla fucilazione grazie all’arrivo degli americani ma, purtroppo, le pesanti torture subite lo renderanno invalido in modo permanente. Appena arrestato era riuscito ad ingoiare alcuni fogli contenenti nomi e luoghi di carabinieri del Fronte di Resistenza. Gli verrà conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Claudio Perra riuscì così a scappare da Roma e dopo un viaggio tortuoso, pieno di imprevisti e rischi pericolosi, raggiunse la zona de L’Aquila dove continuò la sua attività partigiana e sostenne anche degli scontri armati con le truppe tedesche in collaborazione con i partigiani di Pizzoli, un centro a 10 chilometri capoluogo abruzzese.

Queste vicende Claudio Perra ha avuto modo di raccontarle anche quest’anno, in occasione della giornata della memoria del 27 gennaio, in alcuni incontri pubblici con gli studenti degli Istituti superiori di Cagliari e Monserrato.

Marco Sini