Il Mugello è generoso, impervio, strategico, combattivo. Molte resistenze nascono qui, numerosi partigiani liberatori di Firenze, come i 5 renitenti alla leva, fucilati al Campo di Marte, la Scuola di Barbiana di Don Milani e prima, all’inizio del Novecento, le lotte dei contadini, che qui partono sommesse, senza sfarzo e boria, vanno dritte al punto e durano nel tempo.
All’inizio del 900 la vita dei contadini è durissima, in casa non hanno acqua, né luce né gas. Eppure hanno combattuto nella Prima guerra mondiale ma non hanno ricevuto niente. Nella povertà i contadini d’Italia si organizzano e alle elezioni amministrative del 1920 premiano due partiti di lotta, il Socialista e il Popolare. Il Mugello, parte di questa ondata, a maggioranza contadino e cattolico, si avvicina alle Leghe Bianche, associazioni contadine di tipo sindacale, e al Partito Popolare, anche se un paese come Borgo S. Lorenzo va ai socialisti.
Ismaello Ismaelli, detto Nello o Nello di’ Lemmi, è il capo delle Leghe Bianche del Mugello. È lui che organizza i contadini dopo la guerra, è un nocentino, uno dell’Istituto degli Innocenti, adottato, alla nascita nel 1881, dalla famiglia Lemmi della Parrocchia di S. Giovanni Maggiore.
Dopo la Grande Guerra, Ismaello ha i figli piccoli e va in cerca delle uova da “porre” perché abbiano dei pulcini. In quelle gite, forse, parla del nascente Partito Popolare. Abita in un podere dei Frescobaldi. Pare abbia fatto la V elementare, perché di sera fa scuola ai giovani. Un contadino, un giorno, impedisce al sottofattore di entrare in cantina. La dritta è di Nello, solo i Carabinieri possono entrare in camera o in cantina, ma con un mandato di perquisizione!
Su invito di Don Bonardi, pievano di S. Giovanni Maggiore, fa propaganda per il Partito Popolare, gira il Mugello a piedi. Chi è d’accordo issa la bandiera bianca della Lega sul pagliaio o sul tetto della casa, altrettanto fanno i socialisti, con loro si mette la bandiera rossa. C’è anche chi non issa niente: sono i crumiri. I popolari vorrebbero la pensione ai contadini e un fondo pensionistico pagato a metà tra padroni e contadini. Ma c’è chi si oppone. Alcuni piccoli proprietari di Luco dicono a Nello che non possono accettare patti come i grandi proprietari, lui risponde che non è colpa dei contadini se son capitati con dei piccoli proprietari!
Nello macina passi, va per poderi. I padroni non cedono. La proprietà è uno status, molti neanche l’hanno creata, l’hanno semplicemente ereditata. I contadini, invece, danno l’anima per la terra, ci perdono figli, notti e salute, non esistono ferie o pause, sempre alla mercé del clima o del padrone, che può mandarli via quando vuole. Nello immagina che, pur rispettando la proprietà, qualche cambiamento ci può stare e che il cambiamento può anche migliorarla. Racconta del nuovo mondo e diventa un pericolo, perché le parole rompono gli argini dell’ignoranza. I contadini, abituati ad un rapporto individuale col padrone, cominciano ad aderire alle leghe, bianche e rosse, rompono l’isolamento.
I padroni sanno che nulla ferma una parola che, di fattoria in fattoria, grida di pane e giustizia. Nulla, eccetto la violenza. Assoldano squadristi, anche mugellani. La squadraccia di Borgo è detta La Sette Gatti, dai pochi che sono. Nel Mugello, il 10 dicembre 1920, si compie il primo fatto di sangue del fascismo italiano.
L’azione è contro un gruppo di mezzadri di Pianvallico, tra Scarperia e San Piero a Sieve, iscritti al Partito Popolare. Accade che i contadini entrano nel parco di villa Schifanoia della marchesa Cambray Digny per chiedere l’applicazione dei patti agrari. La marchesa giudica l’iniziativa una vera aggressione politica, li diffida dal chiudere affari, ignorando i diritti padronali. Alla rottura di una vertenza, i contadini lanciano ciottoli contro le sue finestre e lei imbraccia una carabina. Il segretario della Federazione Colonica Ottorino Orlandini rivendica il diritto di veder sventolare sul tetto della villa la bandiera bianca, simbolo di riscossa.
Da Firenze un camion di fascisti arriva a Pianvallico, dove un gruppo di contadini ha accolto l’invito di Orlandini, issando la bandiera bianca. Il colono 72enne Giovanni Sitrialli, detto Giannara, iscritto alle Leghe Bianche, è freddato con un unico colpo di pistola in fronte.
Autori dell’omicidio i futuri parlamentari del PNF Italo Capanni, uno dei responsabili dell’assassinio a Firenze di Spartaco Lavagnini, e Manfredo Chiostri, e noti fascisti fiorentini come Bruno Frullini e Luigi Zamboni. Si autodenunciano poi Pier Antonio e Bruno Rosai, Massimo Escard, Carlo Nobili, Baldi Delle Rose, Mario Nerbini, Pasquale Lazzeri, Angiolo Massa e Corrado Mieli.
Ai funerali del colono ci sono 2.000 contadini, con Ismaello fra loro, armati di bastone e pronti a difendersi. Il Mugello non è fascista. Nel 1921, a Borgo, ci sono i funerali di Adolfo Landi, tipografo dell’Ordine Nuovo, ucciso a Torino. I fascisti profanano la sua tomba e ne spezzano la lapide. Nel 1922 la dittatura prevale, o sei con loro o contro di loro.
Nello è contro, non ha pace, sta tre mesi alla macchia, è minacciato di morte. Gli dà la caccia Dumini, l’assassino di Matteotti. Nello lo sa e viaggia con una pistola. Un giorno si accorge del pedinamento, si ferma ad un albero, finge di urinare, lo riconosce e gli urla:
Fermo Dumini t’ho riconosciuto.
Tu sei il peggio della banda,
se tu resisti questo è il saluto.
E un colpo in aria la pistola manda.
So che mi cerchi ma t’ho prevenuto,
peggior carogna di chi ti comanda.
Vattene via camuffato sbirro.
Io son cristiano alle spalle un ti tiro (1).
La Resistenza. A Borgo S. Lorenzo, dal campo per prigionieri di guerra della Società Anonima Soterna, dopo l’8 settembre, aiuta i soldati, rimasti, ad entrare in contatto col CLN. Li accompagna in un cascinale, poi a San Cresci, da cui son destinati al Pratomagno. Aderisce alla 2ª Brigata Carlo Rosselli “Giustizia e Libertà”, nata a Ronta, dove GL è animata da Fulvio Tucci e dalla maestra Edda Ciolli, distribuisce manifestini del CTLN. Scampa alla fucilazione per la quale i nazisti gli fanno scavar la fossa.
I contadini, rocce per i partigiani, danno loro rifugio e il cibo, sottratto all’ammasso, perché condividono le parole d’ordine: difesa della terra, degli animali e del raccolto. Il legame è così stretto che dalle finestre fanno di nuovo sventolare un drappo bianco, che non è un cencio ma un lenzuolo per segnalare i tedeschi. Lo narra Giuseppe Maggi “Beppe”, commissario della “Lavacchini”, e poi, trentenne, primo sindaco della Borgo S. Lorenzo liberata. Nelle brigate del Mugello i più son contadini e nelle coloniche, quando alla vendemmia o alla trebbiatura le famiglie si riuniscono, c’è sempre il contadino, vecchio militante delle Leghe bianche, che parla delle prevaricazioni fasciste. Bianchi o rossi, i contadini sono per chi difende i deboli. Più delle differenze politiche contano l’onestà e la coerenza, così Maggi parla di Nello. È così forte la saldatura tra contadini e Resistenza e la stima personale nei confronti di Ismaello che, nel marzo del 1944, mese dello sciopero generale, con le parole d’ordine: “né un operaio, né un giovane, né una macchina in Germania”, in barba all’indicazione del CTNL, nel CLN di Borgo, non solo ci sono di tutti i partiti ma anche la rappresentanza di “categoria”. Nello rappresenta i contadini.
Il Mugello contadino, bianco e cattolico, nella Resistenza diviene per lo più garibaldino e comunista, perché i popolari sposano le idee moderate delle gerarchie ecclesiastiche. Nello rimane antifascista e la stima per lui non muta. Maggi, alla metà degli anni Settanta, criticando le nuove leve, dice: “Si poteva fare il compromesso storico con Ismaello e il Comucci, non con questa gente… Noi partigiani combattenti siamo gente che non si può cambiare idea, non possiamo dimenticare i morti, la vita, i pensieri. Siamo nati in quel momento di lotta che fu la Resistenza … Comunque siamo rimasti sempre gli stessi” (2).
Nel dopoguerra Nello è sempre il rappresentante dei contadini, è alla riunione, convocata dalla Giunta di Borgo nel marzo del 1945, per costituire le casse mutue per le malattie aziendali e di categoria, è con il primo segretario della DC di Borgo, Antonio Comucci, membro del CLN, quello che, all’avvento del regime, nascose la bandiera del partito dietro l’altare maggiore della Pieve.
Borgo festeggia il suo primo 25 aprile con il 1° maggio. Ci vuole il permesso degli Alleati. Il Sindaco l’ottiene e convoca una commissione per organizzarlo. Ismaello ne fa parte. È una giornata commovente, con fiori gettati dalle finestre al passaggio delle salme degli 11 partigiani uccisi, portati a spalla dai compagni.
Coerenza e aderenza, Ismaello, detto Nello o Nello di’ Lemmi, può essere ricordato anche per questo. Nel 1953 è insignito del titolo di Cavaliere. Negli anni ’60 si trasferisce a Firenze dal figlio, dove nel 1976, ormai 95enne, muore avendo vicini i figli, i nipoti e i tanti che ancora lo andavano a trovare.
Fulvia Alidori – ricercatrice, componente del Comitato nazionale ANPI
Note
1) Paolo Casati, Nello racconta (in gergo mugellano), in: Id., Ismaello Ismaelli, il Partito Popolare e le Leghe bianche ed alcuni fra i primi assessori specialmente nel Comune di Borgo San Lorenzo, dattiloscritto, p. 32
2) Testimonianza di Giuseppe Maggi (Beppe) in Più in là: ventitré partigiani sulla lotta nel Mugello, Firenze, La Pietra, 1976, pp 55-56
Bibliografia:
Più in là: ventitré partigiani sulla lotta nel Mugello, Firenze, La Pietra, 1976;
Monte Giovi… se son rose fioriranno, Firenze, Polistampa, 2002;
Una ricerca sul fascismo nel Mugello, Lavoro eseguito da un gruppo di studio del Liceo scientifico di Borgo S. Lorenzo, Firenze, Tipografia O. Ramalli, 1975;
Paolo Casati, Ismaello Ismaelli, il Partito Popolare e le Leghe bianche ed alcuni fra i primi assessori specialmente nel Comune di Borgo San Lorenzo, dattiloscritto
Bruno Piancastelli, Giustizia e Libertà nel Mugello: la 2ª Brigata Carlo Rosselli, Roma, Quaderni FIAP, 1985.
Pubblicato giovedì 5 Novembre 2015
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