Il 14 agosto se n’è andato Gianfranco Maris, presidente dell’ANED e della Fondazione Memoria della Deportazione, ex deportato nei campi di Fossoli, Bolzano, Mauthausen e Gusen.

Classe 1921, Maris, nominato sottotenente il 10 giugno del ’41, viene mandato in Grecia. Dalla Grecia alla Slovenia e poi alla Croazia, dove lo coglie, l’8 settembre 1943, l’annuncio dell’armistizio. Riesce a tornare in Italia e diventa così capo di una delle prime bande partigiane che si sono costituite in Val Brembana.

Nel gennaio del ’44 riceve l’ordine di portarsi a Milano per poi, di lì, raggiungere la Valtellina, Maris (che ha assunto la falsa identità di Gianfranco Lanati), è arrestato, per una delazione, alla stazione di Lecco. Comincia così la drammatica trafila tra il carcere di Lecco, le celle delle SS di Bergamo, quelle della GNR, quelle del carcere di S. Agata, quelle del carcere di San Vittore. Da Milano Maris-Lanati il 27 aprile 1944 è avviato al campo di concentramento di Fossoli (matricola 298), dove ha modo di conoscere, tra gli altri, Leopoldo Gasparotto e Teresio Olivelli. Alla fine del luglio 1944 il trasporto verso il campo di Bolzano è il preludio della deportazione, il 5 agosto, nel lager di Mauthausen, e poi in quello di Gusen. Il 5 maggio 1945 sarà liberato dai soldati americani.

Rientrato in Italia a bordo di un’autolettiga di un comando militare italiano, Maris, superato il trauma, riprende gli studi e si laurea in Legge. Eserciterà la professione a Milano, in prima fila nella difesa dei valori della Resistenza e nel ricordo del periodo tragico della deportazione.

Senatore comunista per diverse legislature, è stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura.

Fra i tanti messaggi di cordoglio, quello della segreteria nazionale dell’ANPI, dell’ANPI di Milano e del Presidente nazionale dell’ANPI Carlo Smuraglia, che ha scritto: “Dall’estero, dove mi trovo, ho appreso la dolorosissima notizia che mi colpisce particolarmente per il lungo sodalizio nella politica attiva e per la personale, lunga amicizia”.

Patria Indipendente  lo ricorda pubblicando due video: una sua testimonianza e l’orazione funebre di suo figlio.