(Unsplash)

Gli esiti dei sondaggi variano spesso: dipende da chi li fa, da che cosa è successo nel mondo quel giorno o il giorno prima di rispondere a una domanda, a quale notizia hanno dato risalto i tg in quelle settimane e così via. Possono diversificarsi anche di dieci punti percentuali e oltre. Ma un dato è certo: tutti, ma proprio tutti i sondaggi effettuati sino a oggi confermano che la maggioranza degli italiani è contraria all’invio delle armi in Ucraina per far fronte all’invasione di Putin. Tutte le indagini a campione realizzate dicono che la maggioranza degli italiani teme le conseguenze apocalittiche del conflitto in corso, è consapevole del diritto delle nazioni all’autodeterminazione, è pronta a inviare aiuti umanitari alle popolazioni colpite, ad accogliere, a sostenere le vittime di tutte le guerre, ma spera disperatamente in una soluzione negoziale, in trattative per raggiungere finalmente la pace.

(Unsplash)

Eppure questa maggioranza non viene rappresentata dal Governo, lo è poco in Parlamento, le son concessi spazi marginali, se non nessuno, nella maggior parte dei media. Di contro, proliferano i “commentatori”, ai quali si dà voce da tempo, favorevoli a soluzioni militari violente che hanno come conseguenze sangue, distruzione e dolore in terre già martoriate. Ma in questi mesi non si è mai affievolita la voce di chi è contrario al riarmo, che vede in questo conflitto il pericolo della sempre temuta terza guerra mondiale, che con buon senso ha la giustificata paura delle conseguenze di quell’economia di guerra che sempre impoverisce i popoli, facendo il gioco di quanti con la guerra si arricchiscono; una voce che non nasconde le tante presenze nel mondo di bombe atomiche e quindi il rischio di catastrofe, che non vuol fare di alcun Paese un gigantesco arsenale.

Dalla manifestazione a Roma dello scorso 5 marzo (Imagoeconomica)

Una voce che si è fatta sentire, nonostante attacchi volgari e violenti, come violenta e feroce è qualsiasi guerra. A cominciare dal Papa, ma con coerenza continuano a battersi per soluzioni non cruente Anpi, Cgil, Libera, Arci, Emergency, Amnesty, l’associazionismo cattolico e laico, assieme a quella “oscurata” maggioranza in tutta Italia. Molti comitati per la pace erano nati già da decenni, come quelli di Peacelink, associazione eco-pacifista italiana, che dalla sua nascita, nel 1991, si propone di fornire informazioni trasparenti sulle guerre e sulle iniziative non violente.

La mobilitazione a Brindisi, due giorni dopo l’invasione dell’Ucraina

Altri comitati per la pace o contro le guerre sono nati dal Nord al Sud del Paese dopo le prime manifestazioni che hanno riempito le piazze italiane con le bandiere della pace il 26 febbraio scorso a due giorni di distanza dall’invasione dell’Ucraina e altri ne sono nati dopo la grande manifestazione nazionale del 5 marzo a Roma. In alcuni casi si tratta di comitati già strutturati, in altri di gruppi di impegno per la pace, aggregazioni spontanee in quartieri, paesi, città, intere province e regioni per l’esigenza impellente di evitare disastri mondiali e altri morti. Le strade e le piazze si sono riempite di bandiere con l’arcobaleno della Pace. “Fermatevi, la guerra è una follia” è stato il tema della partecipatissima Marcia per la Pace Perugia-Assisi del 24 aprile scorso.

Studenti e scolari a Mezzano (RA), lo scorso 25 aprile

E anche il 77° anniversario della Liberazione ha visto dappertutto l’Anpi affiancare le sue bandiere a quelle della pace in cortei, sit-in, presidi e pedalate. E non sono neppure passati inosservati convegni e manifestazioni di studenti e scolari in cui si è ribadita la necessità della pace come unico obiettivo. Tutte iniziative ancora in atto. Perché il popolo della pace non ha età: è per l’umanità al potere, pacato ma forte e determinato. Proviamo a disegnare una mappa, anche se parziale, di comitati, gruppi spontanei, reti e associazioni che rivendicano, attraverso le più diverse iniziative, il raggiungimento della preziosa pace percorrendo strade diverse dal deleterio e cruento invio delle armi.

A Torino (Peacelink.it)

Valle D’Aosta. Il 26 febbraio 2022 ad Aosta si sono mobilitati i sindacati. Cgil, Cisl e Uil assieme alle associazioni Anpi, Auser, Libera, Rete antirazzista, Legambiente e Arci. E anche Adu (Ambiente diritti uguaglianza).

Piemonte. In Piemonte vi è il Coordinamento Agite che ha organizzato una delle prime iniziative contro la guerra a Torino, Asti e Novara. Nella provincia del VCO (Verbania Cusio Ossola) esisteva già una rete di varie associazioni e partiti definitasi “Pratica dei diritti” che in passato aveva organizzato iniziative sulla difesa e promozione di diritti civili. Vi facevano parte, oltre ai sindacati confederali, partiti di sinistra e il Pd, tante associazioni come Arci, Acli e, ovviamente Anpi. Già prima del 24 febbraio la rete aveva deciso di chiamarsi Comitato della Pace per promuovere un presidio a Verbania-Intra avendo come base su cui mobilitarsi il documento dell’Anpi nazionale del 22 febbraio. Con l’invasione russa è stata confermata l’iniziativa sempre con il coinvolgimento della comunità ucraina. Un presidio molto ben riuscito. Il Comitato ha anche organizzato altri due presidi a Domodossola e Omegna, i due centri maggiori della provincia. A Domodossola ha partecipato, con un intervento, anche la comunità ucraina. Ma Cisl e Pd hanno abbandonato in quella occasione il Comitato poiché non condividevano la posizione emersa nel Comitato stesso sull’invio delle armi e sulla Nato. Si sta ancora lavorando, assieme soprattutto alla Cgil, spiegano da Anpi Vbo, “per dare continuità alla mobilitazione per la Pace con alcune iniziative già in programma”.

L’iniziativa a Monza

Lombardia. Attivissime sul fronte della pace le sezioni Anpi di Milano e il Comitato contro la guerra con molte e affollate manifestazioni; a Bergamo Anpi e la Rete Pace e disarmo; a Como il Coordinamento comasco per la pace; a Cremona la Tavola della Pace di Cremona; a Lecco il Comitato per la pace di Lecco; a Varese il Comitato Abbasso la guerra. A Monza Anpi è stata impegnata in iniziative per la pace con gli scout mentre in tutta la Brianza è sempre attiva una rete, con Anpi, accogliente e solidale.

Trentino Alto Adige. A Trento opera il Forumpace Trentino con Anpi Trento; a Bolzano “Bolzano antimilitarista” e il Centro Pace.

(pagina Facebook Comitato pace Danilo Dolci)

Friuli Venezia Giulia. A Trieste è attivo il Comitato Pace Danilo Dolci con Anpi; a Gorizia Anpi in rete con altre associazioni.

Veneto. Anpi in rete per la pace opera a Venezia, Belluno, Verona e Vicenza. A Padova il 1° giugno a partire dalle 18.30, è organizzata a Padova una marcia silenziosa “Uniti per la pace”, che ha già ottenuto il patrocinio del Comune di Padova e che partirà dal Tempio della pace, per passare davanti al monumento Memoria e luce e alla chiesa del Carmine, per poi terminare davanti al Municipio. La marcia è organizzata da Cgil, Cisl, Uil, Acli, Anpi, Arci, Associazione Cattolica, Associazione per la pace, Beati i costruttori di pace, diocesi, Focolari, Legambiente Medio Brenta, Rete studenti medi, Udu, Donne in nero, Acs, Auser, Mir, Comunità di Sant’Egidio, Io Accolgo.

Liguria. Anpi Genova opera all’interno del gruppo Genova per la pace, ma sulla stessa linea ci sono il Comitato Piazza Carlo Giuliani, Ora in silenzio per la pace, i Circoli Arci. Viene diffuso il Notiziario settimanale Accademia Apuana per la Pace.

(dalla pagina Facebook di Portico della pace)

Emilia Romagna. A Bologna con Anpi si sono mobilitati il Portico della pace e Laici Missionari Comboniani. A Ferrara c’è la Rete per la pace. A Piacenza, Donne in nero Piacenza e Rete Piacenza Solidale. A Ravenna si mobilita l’Anpi, mentre a Imola è molto attivo il Comitato Pace e diritti di cui fanno parte Anpi e Cgil; a Reggio Emilia opera il gruppo Emergency. Anpi è comunque ovunque.

Toscana. A Firenze, con Anpi si mobilita il Comitato fiorentino Fermiamo la guerra. Attiva anche la Casa della Pace Pax Christi; a Grosseto esiste un Comitato per la pace; a Livorno il Gruppo Emergency; a Lucca “Lucca si mobilita per la pace”; a Pisa il Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace.

Alcune foto dell’iniziativa ad Arcevia (AN) lo scorso 4 mggio

Marche. Anpi Ancona è attivissima con tutte le associazioni e i sindacati e le mobilitazioni sono frequenti e partecipate anche a sostegno dei dissidenti russi. Nel Pesarese è stato il Coordinamento tra i luoghi delle donne, di cui si è fatta promotrice la Casa internazionale delle donne di Roma, a mobilitarsi contro le guerre. Al flashmob del 21 aprile fatto a Fano, hanno partecipato la Casa delle donne di Pesaro e le Donne in nero di Fano, tra cui ci sono anche iscritte Anpi. Pur non essendosi costituito un comitato, vari aderenti ad associazioni ambientaliste e sindacali hanno partecipato a iniziative per la pace, come la marcia Perugia-Assisi.

Ad Arcevia, un’enorme bandiera della pace è stata protagonista dell’annuale manifestazione del 4 maggio per commemorare, alla presenza delle istituzioni e di numerosi antifascisti, la strage nazifascista di Monte Sant’Angelo.

24 aprile, la marcia PerugiAssisi (dalla pagina Facebook)

Umbria. Da tutta Italia grande partecipazione alla marcia per la pace Perugia-Assisi.

Lazio. A Roma si è svolta la grande manifestazione nazionale il 5 aprile scorso con Anpi in prima linea. La sezione Anpi Colleferro “La Staffetta partigiana” è stata tra le prime a mobilitarsi per la pace. A Viterbo opera il Tavolo per la Pace assieme al Centro di ricerche per la pace.

Abruzzo. Le iniziative pro-pace sono affidate essenzialmente alle Anpi di L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo. Lo stesso per il Molise.

Campania. A Napoli, con l’associazione dei partigiani, sono operativi il Comitato pace e disarmo e Napoli per la pace; ad Avellino anche Legambiente.

Francavilla Fontana (BR) nel 77° della Liberazione

Puglia. Esistono molti comitati per la pace e contro le guerre: quello di Bari, in particolare, ha una storia lunga. Altri, come quello di Brindisi, sono nati spontaneamente e di recente. In tutti ci sono Anpi, Libera, Arci, Cgil, ma anche Rifondazione, Sinistra italiana e Potere al popolo oltre ad altre associazioni e sindacati. In molte delle esperienze pugliesi è stato coinvolto il mondo cattolico, molto sensibile al tema della pace e del disarmo. I vari comitati e gruppi hanno deciso di operare in rete in un coordinamento regionale del quale fanno parte i comitati di Altamura, Bari, provinciale di Brindisi, Foggia, Gioia del Colle, Gravina in Puglia, Lecce, Manduria, Monopoli, San Severo, Taranto. Una importante rete regionale che permetterà di avviare iniziative comuni, contemporanee e coordinate per dare più forza in Puglia alle mobilitazioni per la pace e contro l’invio delle armi. Nel Foggiano opera anche l’Ambasciata di Pace.

La marcia per la pace di Potenza, lo scorso 7 aprile (pagina Facebook Coordinamento donne Anpi di Basilicata)

Basilicata. “Salvare veramente il popolo ucraino dal disastro vuol dire far tacere le armi. Per questo denunciamo l’irresponsabilità di tutte le istituzioni che alimentano la guerra con l’invio di armi all’Ucraina: i governi italiano, europei, del Regno Unito, degli Usa, la Nato, l’Unione Europea”. È questo uno dei passaggi dell’atto di costituzione del Comitato della pace lucano del quale fanno parte Anpi Potenza e Anpi Matera, Acli, Agesci zona Lucania, Associazione Insieme, Assopace, Arci, Associazione Equomondo, Cestrim, Libera, MoVI Basilicata, Pax Christi, Unione degli Studenti, Wwf Potenza e un gruppo di cittadine e cittadini.

Calabria. Sono soprattutto le Anpi di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valenzia, in rete con altre associazioni, a organizzare le iniziative (fonte Peacelink, dati aggiornati al 27 aprile scorso).

La locandina dell’appuntamento organizzato a Cagliari

Sicilia. A Palermo mobilitazioni di Anpi, del Centro studi Pio Latorre, della Consulta per la pace di Palermo; a Caltanissetta No Muos; a Catania Gruppo Emergency.

Sardegna. A Cagliari attive l’Anpi e l’associazione Prepariamo la pace; a Iglesias il Comitato riconversione Rwm, per la pace e il lavoro sostenibile.

L’elenco è incompleto, ma di certo in ogni angolo d’Italia ci si mobilita non solo sui social, ma con proposte di ordini del giorno inviati ai Consigli comunali, con iniziative in piazza e con confronti pubblici contro “l’inquietante escalation in corso la cui prima vittima è il popolo ucraino, e che porta a un accrescimento dei pericoli per la sicurezza nazionale del nostro Paese, oltre che per la pace nel mondo”, come ha scritto la Segreteria nazionale Anpi, pronta a “una seria iniziativa contro la guerra e un’ampia mobilitazione popolare”. La maggioranza degli italiani è già su questa strada. Un esempio dal Sud: Rosaria Gasparro, docente della provincia di Brindisi, turbata dall’“enfasi del coraggio, dell’eroismo, del martirio, dalla diretta ininterrotta di tutti gli orrori possibili”, scrive: “Ma l’Occidente belligerante non ha nessun barlume di lucidità, di lungimiranza, sul futuro che ci aspetta? Può essere ‘più guerra per tutti’ la soluzione da perseguire nel nuovo disordine mondiale? Più morti, più fame più miseria? Più odio tra popoli e nemmeno un guizzo di intelligenza politica? La fine del buon senso e nessuna idea del dopo”.

Tea Sisto