Piazza del Quirinale (Imagoeconomica)

È tornato al Quirinale per la seconda volta in due giorni il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dopo l’esplosione della crisi è salito al Colle per poi rientrare a Palazzo Chigi.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Imagoeconomica)

In molti fanno affidamento sul Capo dello Stato per trovare una soluzione, perché Mattarella ha sempre dimostrato di avere a cuore il destino del Paese e ancor di più ora, in piena terza ondata Covid. Mattarella che, durante il colloquio precedente le ore dello strappo di Renzi e l’aprirsi della crisi politica, aveva solo chiesto: “Cercate di uscire velocemente da una situazione di incertezza in cui versa il governo, c’è l’allarmante situazione causata dalla pandemia da affrontare”.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in via del Corso, mercoledì dopo l’incontro con Mattarella ha parlato ai giornalisti (Imagoeconomica)

Non che il Presidente della Repubblica intendesse assumere il ruolo di protettore, coerentemente con ogni azione adottata finora. Ma è stato “anche troppo paziente, fino ad ora…”, sottolineava stamattina il Corriere della Sera. Mercoledì la sintesi era stata rimessa nelle mani del presidente del Consiglio. E la ricomposizione sembrava vicina. Conte incontrando i giornalisti all’uscita a piedi dal Quirinale aveva anche parlato di patto di fine legislatura. Ma la scelta di Renzi, dopo aver passato settimane ad alzare l’asticella del contendere, è apparsa sempre più un disegno rettilineo con il ritiro dal governo delle ministre Bellanova e Bonetti.

Il presidente della Camera, Roberto Fico (Imagoeconomica)

Ed ecco la crisi politica. Nel secondo colloquio, Conte avrebbe assicurato al Presidente Mattarella la volontà di parlamentarizzare la crisi. Lunedì il premier farà le  comunicazioni alla Camera e martedì al Senato e chiederà la fiducia. Giovedì in una giornata frenetica, il Presidente dell’aula di Montecitorio, Roberto Fico, aveva sospeso i lavori accogliendo la richiesta corale dei capigruppo di un chiarimento in Parlamento (avanzata compatta dall’opposizione Fdi, Lega, Fdi, Nci, ma condivisa anche dal Pd, Leu e M5s i cui capigruppo hanno definito “corretta” e “legittima” la sollecitazione). Tutto ciò mentre nelle redazioni arrivava la notizia che Berlusconi è ricoverato a Monaco per un problema di aritmia cardiaca e che il suo medico, Zangrillo, per prudenza sconsigliava un rimpatrio. Il fondatore di Forza Italia, che ha già subito un intervento cardiologico e lo scorso settembre ha contratto una polmonite bilaterale da covid, giovedì doveva essere in tribunale a Siena, per un’udienza dei processi del Ruby Ter: chiesto e accettato il legittimo impedimento.

Matteo Renzi alla confernza stampa in cui mercoledì ha annunciato il ritiro dal governo delle due ministre di Italia viva (Imagoeconomica)

Vediamo dunque quale ventaglio di possibilità si aprono per il futuro della crisi, considerando anche l’orizzonte delle urne. E prendendo atto che le parole di Renzi “non ci credo al voto perché il Parlamento non ha le condizioni per andare al voto, si andrà nel 2023” valgono il tempo di una messa. Forse non di requiem per la legislatura: un voto anticipato non premierebbe Italia viva che al momento si attesta, dicono i sondaggi, al 2%.

Oggi telefonata Conte Zingaretti. Nella foto, il segretario dem (Imagoeconomica)

Intanto dopo il secondo colloquio con Mattarella, fortemente voluto dal segretario dem Nicola Zingaretti, Conte ha assunto ad interim il dicastero dell’Agricoltura.

Conte ter con una nuova maggioranza, è quella alla quale si sta lavorando e di cui Renzi non vorrebbe neppure sentir parlare. In questo caso la compagine di Italia viva dovrebbe essere sostituita.

L’Aula del Senato (Imagoeconomica)

I voti necessari per la fiducia delle due Camere (per essere più precisi del Senato) andrebbero cercati però anche tra i senatori Iv che non vogliono seguire Renzi e nel Gruppo Misto: i cosiddetti Responsabili, cui si fa riferimento da giorni.  Si tratta della linea ora sposata dai dem, i quali peraltro hanno chiarito fin da subito “mai con la destra sovranista e nazionalista, meglio il voto”. Disposto a divenire il capo extra parlamentare della truppa è Clemente Mastella, ex Dc, ex Ccd e ex molte altre sigle, politico della Prima Repubblica divenuto ministro con Berlusconi e poi con Prodi, attuale sindaco di Benevento. Che si dice pronto a trovare i voti per sostenere il premier al Senato. Ma è da chiarire cosa intenda quando dal Messaggero fa sapere di aver già scelto il nome del partito, non del gruppo, che ha in mente di fondare: “Meglio noi”. Inoltre pare temere l’ostilità dei 5stelle. Una variante di questa terza ipotesi è quella indicata da Beppe Grillo, garante del M5s: “un patto tra tutti i partiti senza distinzioni tra maggioranza e opposizione, perché è l’ora della responsabilità”. Per i tempi del Conte ter: si tratterebbe di avviare la procedura dopo il voto di scostamento del bilancio, il 20 gennaio o prima se si potesse anticipare la votazione. L’avvocato premier avrebbe già ricevuto l’ok di Mattarella al ritardare le eventuali dimissioni. I numeri. A Palazzo Madama, dove annosamente le maggioranze sono risicate, siedono 315 senatori eletti e 6 a vita, e per avere la maggioranza servono 158 assensi. Attualmente Conte ne aveva 166, M5s 92; Pd 35; Italia viva-Psi 18; Misto, cioè Leu+Maie+altri 14; Per le autonomie 7. All’opposizione dove andrebbero pescati in gran parte i Responsabili sono 13 per il Misto; 54 di Forza Italia-Udc; 19 Fd’I; 63 Lega.

Luigi Di Maio, del M5s e ministro degli Esteri (Imagoeconomica)

Nelle ultim’ora delle agenzie di stampa il Pd ribadisce “Noi siamo con il premier”, sommandosi all’appello di Luigi Di Maio ai costruttori europei, a quanti “in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto”. E parrebbe avere avuto riscontro il titolare degli Esteri, annunciato in una nota firmata a quattro mani dal segretario del Psi Enzo Maraio (attualmente non parlamentare ma consigliere regionale in Campania) e dal senatore Riccardo Nencini.

Stessa maggioranza con un premier diverso per un governo “elettorale”. È lo scenario in cui Italia viva potrebbe restare nella partita. Conte rassegnerebbe le dimissioni (è proprio la linea su cui spingeva Iv) e Mattarella, dopo le consultazioni, darebbe quindi l’incarico ad altra personalità. Secondo il Corsera Marta Cartabia, giurista e accademica italiana, dal 2019 al 2020 presidente della Corte costituzionale, prima donna ad occupare tale carica oppure la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese (nome mormorato proprio da Renzi ai suoi, riporta Repubblica, dopo la conferenza stampa tv in cui annunciava il ritiro dal governo delle due ministre). Tra i nomi che circolano riferisce il Fatto quotidiano c’è pure quello di Luigi Di Maio, nonostante il titolare degli Esteri abbia assicurato “massimo supporto” a Conte (nei pentastellati il big e “rivale” Alessandro di Battista, opterebbe fortemente per un Conte ter)

Governo istituzionale. Il presidente della Repubblica potrebbe anche decidere per questa quarta ipotesi. Con un governo istituzionale, guidato da una personalità come quella di Mario Draghi, il cui nome gira da mesi.

(Imagoeconomica)

Quarta ipotesi, andare al voto. Se non si trova una maggioranza alternativa, o un nuovo nome per la guida del Paese, allora si va al voto anticipato, probabilmente a giugno. Proprio Conte era propenso a questa soluzione, secondo alcuni. Che tuttavia per altri analisti è la più remota: il Quirinale non sarebbe d’accordo in piena terza ondata Covid. Noi ci chiediamo, con quale legge elettorale si andrebbe alle urne dopo il pronunciamento del referendum? Per l’attuazione del taglio dei parlamentari andrebbero ridefiniti i collegi. Come farlo però adesso? Resterebbe dunque in vigore la norma approvata nel maggio 2019 dalle Camere: la proposta targata dal leghista Calderoli, cioè un riproporzionamento del Rosatellum. Chi vincerebbe? Secondo i sondaggi la destra, incassando ben il 40%. Guarda caso un’ipotesi che non scandalizza Salvini: “quasi tutta Europa va al voto in questo anno e noi restiamo ostaggio di Conte?”. Dimenticando però che sono elezioni ben previste, ordinarie, non anticipate.

In ultimo un dubbio: senza una veloce ricomposizione della crisi chi gestirebbe con pieni e riconosciuti poteri (viste le difficoltà nel rapporto Stato-Regioni, e più volte nel far capire le gravità delle situazioni nelle settimane e nei mesi scorsi) l’emergenza nazionale della terza ondata, più che mai pericolosa avvisano gli epidemiologi, e il piano vaccini?