radiolondra18 settembre 1943, ore 18, l’armistizio fra Italia e Forze Alleate è fatto, la notizia arriva a Radio Algeri tramite Radio Ankara con un dispaccio dell’Agenzia Reuters. Alle 19.42 la radio italiana trasmette, registrato, l’annuncio del maresciallo Badoglio. La buona notizia stavolta arriva dal Sud del mondo.

La radio e l’anima delle sue parole, le onde, il mare, i confini, l’orizzonte. Le parole sono ossigeno e soffiate nelle frequenze possono salvare vite e orientare il corso della storia. Le foglie volano, il maggiore con la barba, la gallina ha fatto l’uovo, la vacca non da latte, Aldo dice 26×1 sono i messaggi speciali che Radio Londra diffonde ai partigiani di città e di montagna e ai militari alleati. Segnalano il lancio di armi, cibo e persone, la fine o l’inizio di un attacco e le dritte per identificare una persona. Solo gli interessati possono capirli. Radio Londra inizia sempre con le prime 4 battute della 5ª Sinfonia di Beethoven, colpi di tamburo, punto, punto, punto, linea. È l’Alfabeto Morse, significa V di vittoria. Poi l’annuncio This is London calling, qui parla Londra.

Clicca qui per ascoltare i messaggi da Radio Londra. La voce è quella del colonnello Harold Stevens

Le frequenze avevano resistenza, la manopola della radio Balilla girava ogni giorno alle 22, due mesi di arresto e mille lire di multa il prezzo della sfida.

Radio Londra iniziò il 27 settembre 1938 con la crisi di Monaco, quando il governo inglese chiese alla BBC di diffondere il discorso del Primo ministro Chamberlain. Trasmesso in inglese, francese e italiano, dette inizio ai Servizi Europei della BBC, di cui la sezione italiana fu tra le prime componenti.

Acquisì grande credibilità, perché raccontava anche le sconfitte, a differenza delle radio fasciste che gracchiavano solo e sempre di vittorie. Con la Seconda guerra mondiale i servizi passarono da 20 minuti ad un’ora fino ad arrivare a 4 ore e un quarto nell’agosto del 1943. Fu un mezzo di contatto straordinario con gli italiani, passo passo tracciò la liberazione del nostro territorio. I servizi parlavano ai già liberi e a quelli ancora sotto il giogo nazifascista. Le notizie del Sud erano più orientate alla politica, quelle del Centro e del Nord erano più rivolte ad incitare la popolazione al riscatto, come se gli inglesi ci dicessero: Italiani non siete soli, la Resistenza è in atto, gruppi stanno già combattendo, solo così vi solleverete dalla tragedia in cui il fascismo e il suo alleato nazista vi hanno trascinati.

La gran parte degli italiani era rintanata nel suo nucleo d’esistenza in attesa di un cambiamento. Radio Londra si rivolgeva principalmente a loro, perché si creasse un terreno amico della Resistenza e utile alle operazioni militari Alleate. Ora, l’essere scoperti ad ascoltarla significava rischiare la vita, il gesto possiamo considerarlo un esempio di Resistenza civile. 

Alle 22 gli italiani che avevano la radio ci mettevano sopra una coperta per attutirne il suono e si riunivano ad ascoltare il colonnello Harold Stevens, soprannominato il colonnello Buonasera. Ma sappiamo che l’Italia ha sete di verità e di senso comune; e non è possibile allontanare dall’acqua le labbra degli assetati (1). Lo spirito delle masse vive nell’avvenire e sente che l’Italia non è più sola (2).

Era un uomo elegante, molto signorile che parlava con una lieve inflessione napoletana. Veniva, infatti, da una famiglia di mercanti di vino inglesi, stabilitasi a Napoli al tempo di Nelson (3). 

Il colonnello Harold Stevens
Il colonnello Harold Stevens

Le sue parole, scritte da Aldo Cassuto, triestino, della redazione de Il Piccolo, avevano un tono pacato, ragionevole, mai offensivo. Un mito! Le truppe alleate, al loro sbarco in Sicilia, trovarono sul dorso di una collina la scritta Viva il colonnello Stevens. C’era anche Candidus, pseudonimo di John Marus, nato a Londra da genitori friulani, molto affilato, smascherava le menzogne fasciste e naziste. C’erano anche Paolo Treves, Umberto Calosso, Elio Nissim e Ruggero Orlando, poi corrispondente RAI dall’America, con i suoi servizi e il famoso Qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando.

Dallo sbarco in Normandia la radio si rivolse sempre più ai partigiani, diffondendo i proclami del Generale Alexander come quello del 10 agosto 1944, in cui indicava cooperazione nell’opera di ricostruzione tra il governo militare alleato e i partigiani, spronandoli ad organizzarsi in comitati, e quello del 13 novembre per l’inizio della campagna invernale. Dalle sue onde, nell’ottobre 1944, Paolo Treves, nella rubrica Sul fronte e dietro il fronte italiano raccontò la morte dell’amico patriota Eugenio Colorni. E da Roma salva, il nostro sguardo corre per tutta l’Italia ancora martire e penetra nella città, […] e vede intera l’Italia come rappresentata dall’esercito dei patrioti, pronta in azione tutta protesa allo sforzo estremo (4).

 

“L’Italia combatte”, storica trasmissione di Radio Bari (da https://www.youtube.com/watch?v=VCPo53Kzwpc)

 
La radiopropaganda era parte delle operazioni militari. In Italia, alle dipendenze del Quartier Generale Alleato, operava il PWB, Psycological Warfare Branch, che rilevò le radio a Palermo, a Bari, a Cagliari, a Napoli. Radio Bari era chiamata dai fascisti Radio Vergogna. Da qui il PWB attivò la rubrica per i partigiani Italia combatte. Responsabile del programma fu il partigiano Anton Giulio Majano, inventore poi dello sceneggiato televisivo (ricordate La freccia nera, La cittadella, David Copperfield?).

Il programma risaliva la penisola e il fronte che si spostava a Nord, una cronaca in diretta della Liberazione. Una delle rubriche era Spie al muro, denuncia di delatori e collaborazionisti. I redattori avevano nomi di battaglia per non esporre a rappresaglia parenti o amici. Le informazioni militari venivano direttamente dall’Ottava e dalla Quinta Armata, quelle politiche, economiche e sociali dal PWB, ricavate da intercettazioni telefoniche e dalle principali agenzie di stampa.

Radio Bari al lavoro (da http://www.barinedita.it/inchieste/n1595-%C2%ABqui-radio-bari%C2%BB--la-prima-emittente-libera-d-europa-giace-nell-oblio)
Rosa di Napoli e Armando Scaturchio cronisti di Radio Bari nel 1943 (da http://www.barinedita.it/inchieste/n1595-%C2%ABqui-radio-bari%C2%BB–la-prima-emittente-libera-d-europa-giace-nell-oblio)

Radio Napoli Nazioni Unite, riaccesa il 15 ottobre 1943, rilanciava nell’etere i programmi di Radio Bari. Chief announcer e writer, fu il grande attore Arnoldo Foà. Poi la radio accolse i cento di Bari, scrittori, attori, giornalisti. Noi parlavamo e le bombe cadevano vicine e lontane. Non avevamo paura (5).

Il 14 dicembre 1944 da Callabiana, nel biellese, con le prime 10 note di Fischia il vento cominciò la lotta Radio Libertà prima e unica radio con una funzione non direttamente militare. Il segnale giunse anche a Firenze, dove Radio CO.RA, acronimo di Commissione Radio, aveva avviato la battaglia con il codice L’Arno scorre a Firenze, lanciato a Radio Bari. Fu distrutta dalla furia fascista il 7 giugno del 1944 (6), i componenti, Enrico Bocci, Italo Piccagli e Luigi Morandi, torturati e uccisi. Dell’avvocato Bocci non fu mai ritrovato il cadavere. Trespiano, il cimitero più grande di Firenze, conserva di lui solo una pietra nel Quadrato Rosselli, dove riposano gli esponenti del giornale clandestino Non mollare (7).

cippo_radio_cora_cercinaL’idea dei partigiani di Radio Libertà era contrastare la propaganda fascista e convincere un numero sempre maggiore di persone a passare dalla parte giusta. A chi aveva dubbi gridavano Noi siamo partigiani, veri partigiani. Lo dice la nostra bandiera: Italia e libertà. Lo dice il nostro grido di battaglia: ‘Fuori i tedeschi, fuori i traditori fascisti’ (8). Sam il curatore del palinsesto, Gibo lo speaker, Grifo il chitarrista, Gamma il tecnico. Si passavano i canti e le lettere degli ascoltatori Ricordate: Radio Libertà. Indirizzo: ogni casa d’Italia (9).

nemico_ascolta2Da una grotta di Bortigali, provincia di Nuoro, la sera dell’8 settembre iniziò Radio Sardegna, brada, libera e ribelle. Dal gennaio 1944 trasmise dalle grotte Tuvixeddu, vicino Cagliari. Uno dei fondatori fu Jader Jacobelli, allora ufficiale dell’Aeronautica, poi direttore della nuova Radio italiana e inventore di Tribuna Politica in TV. Fu la prima al mondo a captare l’annuncio della fine della Seconda guerra mondiale. Ultimo direttore fu Amerigo Gomez con Victor De Santis autore del documentario sonoro Firenze 1944. I due, con un registratore portatile, costruito da De Santis e trasportato con un triciclo, raccontarono la distruzione della città.

Il 4 giugno 1944 Radio Roma del fascista Mario Appelius tacque ma risorse il 6 giugno alle 13 come Radio Italiana, direttore Luigi Rusca, giornalista partigiano.

Italiani, italiani! Ascoltate! Qui parla Radio Milano-Libertà! Parla il popolo italiano libero! (10)

Radio Milano-Libertà accese le frequenze nel luglio del 1941 e durò fino al 24 gennaio 1944. Dai microfoni parlava Palmiro Togliatti con il nome di Mario Correnti (11). La sua linea per l’unità di tutte le forze antifasciste si tradusse poi nella svolta di Salerno. Molti appelli e volantini antifascisti presero di certo spunto da Qui radio. Il Migliore incitava alla Resistenza e disegnava il programma politico per la futura Italia liberata.

Dal gruppo radiomobile B4 l’idea di seguire il fronte per diffondere la voce dell’Ottava Armata. Quel gruppo, di cui faceva parte Don Lorenzo Bedeschi, incrociò i partigiani del comandante Bulow.

Fu così che liberata Roma ben cinque carrozzoni contrassegnati da enormi stelle bianche, sbarcati a Napoli, infilarono la Casilina e poi la Flaminia finché il maggiore americano Rafbun non fece segno di fermarsi.[… ] Prove, esperimenti. Passarono vari giorni e man mano si andava formando il complesso italiano redazionale. I tecnici e i meccanici erano americani: inglesi invece i dirigenti […]. Durante tutto l’inverno ’44, la Voce dell’Ottava Armata continuò ad avere la sua antenna sulla spiaggia dell’Adriatico col suo lumicino rosso in cima perché gli aerei di notte non l’urtassero.

Da Pesaro si era spostata un po’ più in su: a Cesenatico. Acquartierati nella colonia marina Nazario Sauro con cinque pesanti carrozzoni. Una pattuglia di partigiani romagnoli di Bulow [Arrigo Boldrini, n.d.r.] montavano di guardia […]. Coll’avanzata dell’aprile i cinque carrozzoni si spostarono a Ferrara prima, a Udine poi, e scaricarono nel giugno ’45 i redattori a Radio Trieste (12).

 Fulvia Alidori  – ricercatrice, componente del Comitato nazionale ANPI

Note

  1. Stevens, Listener All., “Short Italian News Comment” 269, 22 aprile 1941, 22.40 (Bbcn s.I.b. 5) In: Maura Piccialuti Caprioli, Radio Londra 1939-1945, Roma-Bari, Laterza, 1979, p. 106
  2. Stevens, No longer alone, Italian News Comment, 748, 4 ottobre 1943, 18.40 (BBC s. I, b, 10), In: Maura Piccialuti Caprioli, Radio Londra 1939-1945, Roma-Bari, Laterza, 1979, p. 206
  3. Ricordi di Ruggero Orlando, In Maura Piccialuti Caprioli, Radio Londra 1939-1945, Roma-Bari, Laterza, 1979, p. XIV-XV
  4. Paolo Treves, La morte di Eugenio Colorni, Italian Correspondent, 11, 22 giugno 1944, 16.30, (BBC, s., II, b. 26), In: Maura Piccialuti Caprioli, Radio Londra 1939-1945, Roma-Bari, Laterza, 1979, p. 249
  5. Arnoldo Foà, Autobiografia di un artista burbero, Palermo, Sellerio, 2009, p. 108
  6. Gilda Larocca, La Radio Cora di Piazza D’Azeglio e le altre due stazioni radio, 2. ed., Firenze, Giuntina, 2004; Andreina Morandi Michelozzi, Le foglie volano: appunti per una storia di libertà, Firenze, Giuntina 2013
  7. Carlo e Nello Rosselli: catalogo delle mostre ed edizione di fonti, Roma, edilmond, 2002, pp. 38-39
  8. Marco Travaglini, 14 dicembre 1944, fischia il vento di “Radio Libertà”, In: Il Torinese, 6 dicembre 2015
  9. Piero Ambrosio – Alberto Lovatto, Radio Libertà, In: l’impegno, a. X, n. 1, aprile 1990, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli
  10. Palmiro Togliatti, Parla il popolo italiano libero, In: Palmiro Togliatti, Da Radio Milano Libertà, Roma, Editori Riuniti, Rinascita, 1974, p. 3
  11. Palmiro Togliatti, Da Radio Milano Libertà, Roma, Editori Riuniti, Rinascita, 1974
  12. Gianni Isola, Il microfono conteso: La guerra delle onde nella lotta di liberazione nazionale (1943-1945), In: Mélanges de l’Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée, Année 1996 Volume 108 Numéro 1 p. 106