Andria, 25 Aprile. Antonello Rustico, presidente provinciale Anpi BAT e Roberto Tarantino, presidente onorario

In ogni città della sesta provincia pugliese si sono svolti, con sobrietà e molta determinazione, tutti gli eventi programmati per la celebrazione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La manifestazione provinciale quest’anno si è svolta ad Andria, con la partecipazione della prefetta Silvana D’Agostino, di tutti i sindaci della provincia (i dieci Comuni con i loro gonfaloni) e del vescovo di Andria, monsignor Mansi.

Ma ciò che ha caratterizzato questo 80° è stata l’inaugurazione dell’iniziativa Echi di Pietra, promossa dal Comune di Andria con la Multiservizi (società comunale) e la collaborazione dell’Anpi Bat, e della sezione locale di Italia Nostra. Il progetto si avvale dell’uso della tecnologia che ha digitalizzato molti di quanti sono Caduti o non ci sono più e l’idea è quella di trasformare il cimitero in un museo a cielo aperto. Il percorso “Radici di Libertà, memoria di chi ha combattuto”, che è il primo itinerario inaugurato proprio il 25 aprile, ha per ora presentato i primi cinque partigiani andriesi e un sacerdote antifascista, per raccontare le più diverse situazioni personali e logistiche.

La sindaca di Andria, Giovanna Bruno, con il direttore della Multiservizi, Antonio Griner, nel giorno dell’inaugurazione del progetto “Percorsi di memoria”

Sono stati scelti, infatti: un medico chirurgo, il dottor Sabino Abbasciano, che ha operato sul fronte jugoslavo, collaborando con la Resistenza locale e medagliato dall’Eplj (Esercito popolare di Liberazione della Jugoslavia), primo presidente della sezione locale dell’Anpi; un ortolano Vincenzo Santoro, che aveva operato con le Forze francesi dell’interno (Ffi), sacrificando la propria vita poiché fucilato dai nazisti nel 1944; un muratore Vincenzo Prodon, che operò nella 15° divisione “Alessandria” in Piemonte; un contadino Francesco Inchingolo combattente nel Triveneto e sul confine orientale; don Riccardo Lotti, tra quanti compresero fin da subito il pericolo dell’avvento del fascismo e che subì ben tre aggressioni fisiche; il sacerdote dehoniano don Nicola Colia, che operò soprattutto nella provincia di Bologna, riconosciuto partigiano nella brigata Stella Rossa “Lupo”.

Sono solo i primi partigiani andriesi: ammontano a più di un centinaio i partigiani sepolti nel camposanto di Andria. Il lavoro è molto interessante perché poi, grazie alla tecnologia, si verrà guidati nel percorso tramite la geolocalizzazione di Google Maps e sia sul totem all’inizio del percorso sia sulle epigrafi c’è un Qrcode con cui, puntando con il proprio telefonino, si potrà ascoltare, grazie a una voce narrante, la storia del partigiano prescelto. L’epigrafe che vedete di seguito ne è un esempio.

Il percorso “Radici di libertà, memoria di chi ha combattuto” non è solo un esercizio di memoria collettiva. Conduce, in modo semplice e veloce, a scoprire storie “sconosciute ai più” della propria città, comprendendo come la Resistenza e la democrazia sono una conquista costata lacrime e sangue, di cui spesso non sappiamo nulla e di cui si ignorano gli autori di tale magnifico risultato. La libertà va coltivata giorno dopo giorno e, solo facendo memoria degli autori di tale esito, rischiamo di non doverla perdere nuovamente, come invece accadde circa un secolo fa, con l’avvento del regime fascista.

Antonello Rustico, presidente provinciale Anpi BAT