Benedetto Petrone

“Benedetto vive” era lo slogan impresso su uno degli striscioni portato dai giovani a Bari nella imponente manifestazione seguita all’omicidio del giovane comunista. Quello slogan, molte generazioni di ragazze e ragazzi l’hanno preso molto sul serio. La memoria di Benedetto Petrone è passata di generazione in generazione come il testimone di una staffetta e ogni anno si rinnova, da quel 28 novembre del 1977, giorno in cui il giovane diciottenne militante comunista della Fgci venne ucciso da esponenti del Msi. Da allora si sono moltiplicati libri, articoli, dibattiti, processi, manifestazioni, commemorazioni hanno tenuto vivo in tutto questo tempo il ricordo, hanno trasmesso forza e volontà di lotta per il rinnovamento.

Bari, 29 novembre 1977, il giorno dopo l’assassinio

Anche quest’anno il confronto fra le generazioni è stato il cuore delle iniziative promosse dall’ANPI di Bari insieme alle organizzazioni studentesche nelle scuole, all’università, in piazza. Iniziative che hanno però assunto un ulteriore significato: quello di una implicita smentita della narrazione costruita dalla Presidente del Consiglio e dal suo partito, secondo cui negli “anni di piombo” i giovani missini sono stati le inermi vittime della cieca violenza dei loro coetanei di sinistra. È infatti accertato che l’assassinio di Benedetto Petrone fu soltanto il culmine di una lunga serie di aggressioni squadristiche compiute da bande di neofascisti ai danni di militanti comunisti, e che il commando che uccise Benedetto uscì dalla Federazione provinciale del Msi.

Il 24 novembre l’ANPI è stata ospitata dal Liceo artistico e coreutico De Nittis-Pascali per presentare il libro Benedetto Petrone. Storia di una generazione e di un delitto, insieme all’autore Vincenzo Colaprice, giovane ricercatore in Digital Humanities, alla presenza di oltre un centinaio di studenti che hanno mostrato l’attenzione e la curiosità di chi s’interroga su come sono mutate la partecipazione democratica, le passioni politiche, la spinta a cambiare il mondo. Rappresentanti dell’Uds e dell’Udu hanno contribuito a esprimere il senso della continuità dell’impegno antifascista. Dalla scuola all’università.

Il 26 novembre, nella sede del Dipartimento di Giurisprudenza, un altro libro, Le due città, ha offerto lo spunto per un dialogo fra l’autore Pasquale Martino, già presidente dell’ANPI provinciale, e Giulia Lenoci in rappresentanza del Coordinamento antifascista, moderati da Rosaria Lopedote, Presidente della sezione “Cucciolla” dell’ANPI di Bari. Nei loro indirizzi di saluto, niente affatto formali, i direttori dei Dipartimenti di Scienze politiche e di Giurisprudenza hanno ringraziato l’ANPI e l’Udu per avere organizzato l’incontro, da loro considerato un importante momento di riflessione storica e di crescita della coscienza civile.

(Imagoeconomica, Saverio De Giglio)

I successivi interventi hanno rievocato quei drammatici giorni del ’77 ma anche il contesto locale in cui si sono verificati, soffermandosi sulla lotta di Benedetto e di molti abitanti di Bari vecchia per la riqualificazione di quella parte della città: aspirazioni a lungo frustrate da scelte amministrative sbagliate, ma mai del tutto abbandonate e anzi rilanciate dalle associazioni che si battono per una migliore vivibilità urbana. Porzia Petrone, sorella di Benedetto, ha infine fatto dono della sua determinazione e del suo entusiasmo rivolgendo alle ragazze e ai ragazzi un appassionato appello a essere artefici del loro futuro.

(Imagoeconomica, Saverio De Giglio)

Il 28 novembre è stato il giorno delle commemorazioni istituzionali. Nella mattinata l’Amministrazione comunale rappresentata dal sindaco Vito Leccese, l’ANPI e tutte le associazioni che fanno parte del Coordinamento antifascista hanno ricordato Benedetto e deposto una corona di fiori sia sul luogo dell’aggressione sia nei pressi della strada a lui intitolata. Rosaria Lopedote ha ricordato l’attività svolta dall’ANPI per far conoscere ai giovani la storia della resistenza della città di Bari al nazifascismo.

Porzia Petrone, sorella di Benedetto, Comitato 28 novembre (Imagoeconomica, Saverio De Giglio)

Porzia Petrone ha sottolineato come Benedetto sia divenuto ormai un simbolo di riscatto e di impegno civile; Vito Leccese ha ricordato le trasformazioni sociali degli anni Settanta, il protagonismo delle giovani generazioni e, rievocando i giorni del “martirio” (così l’ha definito) di Benedetto, ha ripreso alcune parole dette da Porzia in un convegno di qualche anno fa: «In dieci anni grazie all’ANPI, di cui sono socia onoraria, alla Cgil, all’Arci, al Comitato 28 novembre e a tutte le realtà che aderiscono alla rete antifascista, sono riuscita a raggiungere tutti gli obiettivi che avevo desiderato per dare onore al nome di mio fratello. A quarant’anni dalla sua morte non mi rivolgo agli amici di sempre di Benedetto, che mi sono stati sempre vicini, ma mi rivolgo ai ragazzi che allora non c’erano e che vogliono sapere di più e conoscere quella storia. Il 28, alla commemorazione, vorrei vedere i giovani che pensano a Benedetto come a un simbolo di pace e di tolleranza e che come lui sono uniti dalla fede in alcuni ideali. Vorrei che l’immagine di Benedetto rappresentasse per loro un simbolo positivo».

Nella comnposizione, il sindaco di Bari, Vito Leccese, e la presidente della sezione Anpi cittadina, Rosaria Lopedote

Il pomeriggio un corteo, con le organizzazioni studentesche in prima fila, ha sfilato per le vie della città lasciando semi di speranza in un futuro migliore, che abbia a fondamento la piena attuazione dei valori dell’antifascismo e dei principi della Costituzione nata dalla Resistenza.

Maurizio Lembo, componente della segreteria provinciale dell’ANPI di Bari