Il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad aprire le orazioni, il saluto della città di Milano con il sindaco Sala, l’addio doloroso dell’Anpi con il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo, e poi il segretario generale Cgil Maurizio Landini, il ricordo bellissimo e commosso dell’amico Corrado Stajano.

La testimonianza di Silvia Pinelli sull’impegno di Smuraglia nella difesa di Pino Pinelli

A seguire la testimonianza di Silvia Pinelli, figlia dell’anarchico Pino difeso da Smuraglia, l’esperienza professionale e umana di un giovane avvocato dello studio legale, e ancora le parole di stima profonda della rappresentante dell’amministrazione penitenziaria e di un detenuto perché senza le leggi volute da Carlo Smuraglia senatore il carcere sarebbe solo un inferno.

Massimo Smuraglia

Infine il figlio Massimo prima di lasciare con la famiglia la sala Alessi di Palazzo Marino. Il primogenito di Smuraglia ha raccontato quattro episodi della sua vita col padre, a cominciare dal regalo ricevuto a 11 anni di un 45 giri appena uscito con una canzone dei Beatles non ancora arrivata in Italia: “Storie che dicono molto di come è stato il nostro rapporto, di come era lui, curioso e avanti sui tempi”.

Il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, durante l’orazione per Carlo Smuraglia

Eppure non si è riusciti a dire tutto, impossibile dare conto dell’uomo, del partigiano, dell’avvocato, dell’esponente delle Istituzioni locali, del senatore della Repubblica, del presidente nazionale Anpi.

E di una eredità immensa. “Carlo ha lasciato un segno indelebile in un’Anpi che aveva cominciato a rinnovarsi nel 2006 – ha detto il presidente nazionale Anpi Gianfranco Pagliarulo -. Un segno di rigore, coraggio, determinazione, autonomia che ha difeso sempre e comunque contro qualsiasi tentativo di interferire nella vita dell’Anpi o di condizionarla”. Pagliarulo ha inoltre chiesto che il nome di Smuraglia sia iscritto “fra i grandi del Famedio”.

A portare il feretro, tra gli altri, uno dei figli di Smuraglia (a destra nello scatto), e per Anpi: Andrea Liporoto, responsabile nazionale Comunicazione Anpi; Paolo Papotti, responsabile nazionale Formazione Anpi; Ivano Tajetti del comitato provinciale Anpi Milano

Se la sala comunale era stracolma di amici, dirigenti Anpi giunti da tutta Italia, parlamentari (in moltissimi non sono riusciti a entrare) fuori c’era una piazza strapiena, colorata di bandiere listate a lutto e medaglieri.

E naturalmente ha voluto salutare Smuraglia intonando Bella ciao e poi promettendo “Ora e sempre Resistenza”. Abbracci, strette fraterne di mano anche tra sconosciuti. Perché sappiamo tutti di essere molto più soli.

I video del funerale sono stati realizzati da Loris Viari di Anpi Genova.

Ed ecco il saluto del presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo,  che vi proponiamo anche trascritto integralmente perché da voce all’associazione tutta.

Il presidentre nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ed Enrica Domenighetti Smuraglia, la moglie del presidente emerito dei partigiani, durante la camera ardente

“Carlo, è un grandissimo dolore salutarti. È un dolore dell’Anpi, delle sue donne e dei suoi uomini, dei compagni.

L’avvocato dei lavoratori. Avevo sentito parlare di lui così, all’inizio degli anni Settanta, quando, segretario di sezione, avevo cominciato a frequentare la federazione milanese del Partito Comunista Italiano. Mi dissero che per conto della Camera del Lavoro di Milano difendeva gratuitamente chi viveva del proprio lavoro e del proprio salario. Senatore, fu presidente della Commissione lavoro. E la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori è sempre stata al centro della sua attenzione, in osservanza delle prime parole della Costituzione. Ecco, due chiavi della biografia di Carlo: lavoratori e Costituzione. D’altra parte così si titolava quel libro-intervista sulla sua vita: Con la Costituzione nel cuore. E fu questa la cifra e la ragione della sua epica battaglia per il NO al referendum del dicembre 2016. Al congresso nazionale di Rimini, che si svolse a maggio, sostenne che occorreva “scalare una montagna a mani nude”. E così facemmo, e vincemmo quella difficilissima sfida, che aveva come posta uno stravolgimento della Carta fondamentale. Fu una battaglia simbolica della sua passione costituzionale. Aveva allora 93 anni, e girò per l’Italia come un ragazzino intervenendo in centinaia di iniziative.

Partigiano combattente, volontario nel Corpo Italiano di Liberazione, aveva una visione del tutto antiretorica della resistenza. E grazie a questa visione, durante la sua lunga presidenza a capo dell’Anpi, ha contribuito in modo determinante a costruire una narrazione della Resistenza di più ampio respiro: la Resistenza nel Mezzogiorno, quella dei meridionali, le repubbliche partigiane, il ruolo delle donne, il movimento operaio, il sacrificio dei militari all’estero.

E partigiano Carlo è rimasto per tutta la vita; quando difese i familiari delle vittime di Reggio Emilia nel 1960, quando difese la famiglia di Giuseppe Pinelli. E tale è rimasto nei tanti ruoli istituzionali che ha ricoperto, fino a quando, diventato presidente nazionale dell’Anpi nell’aprile 2011, ha dedicato ogni sua energia all’attuazione piena della Costituzione ed al contrasto ai fascismi. Ricordo la consegna al presidente della Repubblica di un lungo documento dal titolo Per uno Stato pienamente antifascista che era in sostanza una articolata proposta di riforma per espellere in modo compiuto e definitivo ogni traccia di fascismo dalle strutture pubbliche.

Carlo ha lasciato un segno indelebile in un’Anpi che aveva iniziato a rinnovarsi da quando, nel 2006, l’iscrizione era stata aperta agli antifascisti. Un segno di coraggio, di rigore, di determinazione e di autonomia che ha difeso sempre e comunque contro qualsiasi tentativo di interferire nella vita dell’Anpi o di condizionarla. Siamo e saremo scrupolosamente coerenti con questo insegnamento. E ci ha lasciato anche una eredità di affetti. Carlo era amato dalle nostre compagne e dai nostri compagni per la sua intransigenza democratica e per la sua umanità. Ricordo poche iniziative pubbliche a cui ha partecipato senza Chicca, la sua carissima compagna. A lei ed ai figli va il grande abbraccio di tutta l’Anpi.

La vita di Carlo ha attraversato un secolo ed ha percorso interamente la lunga strada del nostro Paese e della costruzione della democrazia. Con lui se ne va l’ultimo Presidente partigiano dell’Anpi. Carlo è stato un uomo della Repubblica, un servitore della Costituzione, un costruttore della democrazia. Carlo era una persona esile. Eppure è stato un gigante. Un padre della Patria, insomma, di quell’Italia pacifica e fondata sul lavoro di cui ci parla la Costituzione. Per questo, annuncio che l’Anpi avanzerà al Comune di Milano la richiesta che Carlo sia ospitato al Famedio. Ciao, professore. Ciao, partigiano. Ciao, caro amico e compagno. Fai buon viaggio!”.