In Italia, a distanza di 80 anni esatti dal 25 luglio 1943, qualcuno continua a non digerire la pastasciutta antifascista offerta dalla famiglia Cervi per festeggiare la caduta di Mussolini. È il caso, per esempio, dei neofascisti del MIS, avvezzi – com’è nella tradizione cui si rifanno – alle provocazioni e alle intimidazioni: decidono di inaugurare la loro sede vicentina proprio il 25 aprile, mentre nella notte tra il 24 e il 25 luglio affiggono sul muro di recinzione del centro culturale comunale Porto Burci, dove stasera (25 luglio) si mangerà la pastasciutta antifascista, uno striscione con scritto “Se manca l’olio, lo portiamo noi”. Altro che “Mussolini ha fatto anche cose buone”!

Il sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai, e l’Anpi provinciale hanno subito reagito all’intimidazione

Gli epigoni del duce apprezzano e portano avanti soprattutto gli aspetti più beceri di quella violenta dittatura. Immediata e decisa la replica del primo cittadino di Vicenza, Giacomo Possamai, neoeletto in una coalizione di centro-sinistra: “Non c’è spazio nella nostra città per le intimidazioni. Ne parlerò al questore. Sono atti gravi che condanniamo con forza e sui quali chiediamo ovviamente l’intervento delle forze dell’ordine”. Netta anche la presa di posizione dell’ANPI provinciale vicentina: “È una azione vile, minacciosa e intimidatoria che ricorda i peggiori comportamenti violenti dello squadrismo fascista […] Ai neofascisti del MIS diciamo chiaramente: ‘Non ci intimidite!’. Continueremo a rispondere alle azioni provocatorie nel modo che noi conosciamo, con la partecipazione di donne e uomini, ragazze e ragazzi manifestando pacificamente in tanti […]. Questi fatti rendono ancora più necessaria la corretta applicazione delle norme che contrastano la presenza neofascista, sul piano legislativo e amministrativo. Per questo ribadiamo la necessità di reintrodurre la clausola antifascista nel comune di Vicenza – sia in riferimento agli spazi pubblici che ai locali comunali – e chiediamo agli altri Comuni della provincia di procedere nella stessa direzione”.

Ma la pastasciutta antifascista deve essere andata di traverso anche a Elena Mezzalira, sindaca di Rosà, che nega l’autorizzazione all’utilizzo del parco di via Sacro Cuore per svolgere l’iniziativa promossa dalle quattro sezioni ANPI dell’Altopiano dei Sette Comuni, di Rosà, Bassano del Grappa, Valbrenta e Marostica. Ecco le motivazioni di Mezzalira: “Il nome dell’iniziativa può essere, purtroppo, richiamo di disordini e di problemi di sicurezza e ordine pubblico”, davvero delle parole che si commentano da sé e che dovrebbero strappare tutt’al più una risata, se non fossero invece – come commentano gli organizzatori ANPI – “lesive dei diritti di libertà costituzionalmente sanciti: solo nelle dittature si vietano eventi pacifici con il pretesto della tutela dell’ordine pubblico. Abbiamo interessato il Prefetto perché – ad di là del fatto inconcepibile di considerare l’antifascismo non quale cardine valoriale della comunità, ma addirittura come incompatibile con la convivenza civile – le Autorità pubbliche non possono con decisione discrezionale negare un diritto costituzionale. Se ciò avvenisse si farebbe scempio della Costituzione e muterebbe il carattere democratico delle istituzioni repubblicane”.

Molte, nel giro di poche ore, le manifestazioni di solidarietà espresse agli organizzatori delle pastasciutte di Porto Burci e Rosà, tra le prime quella della CGIL di Vicenza, della consigliera regionale Chiara Luisetto del PD e della consigliera Cristina Guarda di Europa Verde.

Questa sera, ore 20.30 presso il parco di Via Sacro Cuore a Rosà si terrà un flash mob di sostegno all’ANPI e di protesta contro il divieto della sindaca Mezzalira.

Infine, a sostenere queste due pastasciutte osteggiate, lo svolgimento in tutta Italia, oggi e non solo, di centinaia e centinaia di pastasciutte: partecipate, aperte, presidio di democrazia. Ancora oggi, dopo 80 anni, il più bel funerale che si potesse fare al fascismo.