C’era una volta il Mediterraneo, quasi un immenso lago fra continenti, popoli e culture e al suo interno quello Jonio che ha visto fiorire una civiltà che lungamente affratellò la Grecia all’Italia meridionale fino al tempo dell’impero bizantino e oltre.
Il Mediterraneo di oggi? Un grande cimitero che accoglie migliaia di morti non solo per la fuga disperata di tanti profughi, ma pure per l’indifferenza di quei governi che non sanno cosa siano umanità e accoglienza.
A pochi mesi dal naufragio di Cutro, sull’altra costa dello Jonio, l’umanità è naufragata al largo di Pylos, nel Peloponneso, in una vera e propria ecatombe: annegate almeno 79 persone, mentre altre 104 sono state soccorse ma il numero delle vittime, donne e bambini soprattutto, potrebbe aumentare. Per la Grecia sono i numeri più gravi degli ultimi 10 anni.
Nonostante l’indifferenza dei governi, tante persone ad Atene sono scese nuovamente in piazza e hanno sfilato davanti al Parlamento e agli uffici della Ue per chiedere la verità sull’ennesima strage di innocenti, e perché l’Unione Europea non sia solo quella delle banche ma anche la terra dei diritti. Nel corso della manifestazione sono state esplose bombe carta e ventuno persone sono state arrestate.
L’imbarcazione abissatasi nello Jonio greco era partita da Tobruch, in Libia, ed era diretta in Italia, secondo le prime informazioni raccolte dalla Guardia costiera greca. A detta dell’organizzazione non governativa Aegean Boat Report è probabile che il numero delle vittime continui ad aumentare anche perché non è dato sapere quanti profughi c’erano sul peschereccio.
Per l’Ong Alarm Phone a bordo avrebbero potuto esserci fino a 750 persone. Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale per migrazioni (Oim) a Roma, ritiene che bordo del pescareccio ci fossero almeno 400 persone: “la rotta dell’imbarcazione e le dinamiche della tragedia sono ancora da chiarire. Fino a ieri, nel 2023, erano 1.039 i migranti morti nel Mediterraneo centrale, 1.277 in tutto il Mediterraneo”.
Certamente, nessuno sul peschereccio affondato in Grecia aveva il giubbotto salvagente. Ad avvistare per primo l’imbarcazione in difficoltà era stato un aereo di Frontex, ma anche due navi che passavano nella zona avevano segnalato la presenza “senza che questo richiedesse assistenza”, come prova a giustificarsi la Guardia costiera greca secondo cui i naufraghi “hanno rifiutato qualsiasi tipo di aiuto” esprimendo “il desiderio di proseguire il viaggio fino in Italia”.
A guidare la Grecia dallo scorso maggio, i conservatori del presidente uscente, Kyriakos Mitsotakis, che ha bissato i voti della Sinistra radicale-Alleanza progressista, ottenendo una maggioranza assoluta nell’unica Camera del Parlamento greco.
Come in Italia, a caratterizzare le destre sono l’indifferenza e sentimenti xenofobi. Anche nella Grecia patria della filosofia non ci sono più uomini “fatti per comprendersi e amarsi, hanno figli che saranno padri d’uomini, hanno figli senza casa, senza patria, che reinventeranno le case, che inventeranno gli uomini” come sognava il poeta Paul Eluard nonostante l’unanimità sia ancora quella “della pietra e della fionda (…) nella carlinga, con le ali maligne, meridiane di morte” lamentata da Salvatore Quasimodo.
Dall’Italia per le vittime dell’Egeo, e si temono molti bambini e donne nella conta dei “dispersi per sempre”, si è levata la voce dell’Anpi con il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo: «La strage di migranti avvenuta al largo del Peloponneso pesa sul senso di responsabilità e umanità dell’intera Europa e delle sue Istituzioni. Quelle centinaia di vittime, l’orrore della fine di quei bambini non possono e non devono essere dimenticati. Chiediamo, per questo – ha detto Pagliarulo – che il Parlamento dell’Ue deliberi, con procedura d’urgenza, una giornata di lutto europeo e auspichiamo che la Presidenza del Consiglio italiano sostenga con tempestività e determinazione questa proposta».
Intanto, in quella “Polifonia dissonante” che, antropologicamente, è da sempre l’Italia, è in discussione nel Parlamento la proposta di legge, a firma di Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia con cui si vorrebbe vietare la trasformazione di capannoni industriali o garage in luoghi di culto per le comunità islamiche. E a chi sostiene che la Commissione Ambiente non è la più appropriata per discutere simili tematiche, si fanno replicare consensi elettorali del partito della presidente Giorgia Meloni “donna, mamma, cristiana” che sembrerebbero premiare questo modo di legiferare.
Il rischio conseguenziale dell’approvazione della legge sarebbe che le confessioni religiose che si dovessero trovare a esercitare il culto in ambienti non conformi con gli strumenti urbanistici, andrebbero chiuse, ma questo verrebbe applicato solo ai musulmani e a confessioni non riconosciute. D’altronde, sono molte in Italia le parrocchie e gli oratori che si trovano in ambienti “non conformi” agli strumenti urbanistici che, però, non vengono chiusi.
Per quanto riguarda Cutro, scenario del naufragio dello scorso 26 febbraio, un contributo di 25 mila euro della Regione Calabria guidata dal presidente Roberto Occhiuto è arrivato al Comune del sindaco settantaduenne Antonio Ceraso, per lunghi anni a capo della polizia sia a Cutro che della vicina Crotone. Fondi destinati alla pulizia della spiaggia. L’estate, ormai, è vicina e tutto deve essere pronto per accogliere quei turisti che nella frazione marittima sono parte importante dell’economia.
Francesco Rizza, giornalista, Anpi di Petilia Policastro (Kr)
Pubblicato sabato 17 Giugno 2023
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