
Nella lunga e travagliata storia delle stragi provocate da azioni ostili nei riguardi di aerei civili, vi è un caso nel quale più che negli altri le responsabilità sono state coperte da un “muro di gomma” di reticenze, menzogne, depistaggi: quello del volo Itavia 870 del 27 luglio 1980, il “DC9 di Ustica”.
Queste responsabilità sono state parzialmente smascherate solo dopo una lunghissima, difficile ed a volte drammatica vicenda giudiziaria: diversi testimoni importanti sono infatti morti in circostanze poco chiare. Tuttavia, dopo oltre 35 anni, questa vicenda non è ancora definitivamente conclusa, nonostante l’opera del Comitato delle famiglie delle vittime, che non ha mai smesso di chiedere giustizia, e di alcuni giudici, avvocati, giornalisti e tecnici, che hanno prestato la loro opera per far venire alla luce la verità. Tra questi, è fiero di essere stato anche chi scrive, che fu consulente tecnico dell’avvocato Romeo Ferrucci dal 1980 fino alla sentenza del Giudice Priore.
Su questa strage si è scritto molto ed informazioni notevolmente complete ed aggiornate sono riportate dall’Enciclopedia Telematica Wikipedia alla voce “Strage di Ustica”. Ci limiteremo quindi a riassumere brevemente i fatti.
I comandi NATO hanno sempre rifiutato di fornire alla magistratura italiana tutti i dati in loro possesso, nonostante la richiesta formale del Governo Prodi nel 1997, e lo stesso governo Gheddafi, dopo alcune iniziali oscure accuse alla NATO per la responsabilità dell’episodio, non ha mai fornito spiegazioni, né ammesso che aerei libici fossero coinvolti nel fatto. Diversi militari italiani, inclusi alti ufficiali, furono processati in connessione con la strage del DC9 per vari reati, tra i quali l’ostacolo alla giustizia e l’occultamento di prove. Alcuni sono stati assolti, altri condannati ma non perseguiti perché i reati a loro ascritti erano caduti in prescrizione.
In ogni caso, l’ipotesi della collisione è da escludere, sia per il tipo di danni riscontrati sui resti recuperati del DC9, nei quali è ben visibile invece un grande foro chiaramente provocato da una causa esterna al velivolo, sia perché nessun altro relitto è stato individuato in prossimità di quello del DC9 durante il recupero.
La versione inglese di Wikipedia, alla voce “Aerolinee Itavia flight 870” riporta invece testualmente: “Importanti fonti hanno sostenuto nei media italiani nel corso degli anni che l’aereo è stato abbattuto durante una battaglia aerea che coinvolse caccia libici, statunitensi, francesi e italiani, in un tentativo di assassinio, da parte di Stati membri della NATO, di un importante uomo politico libico, forse anche il leader Muammar al-Gheddafi, che stava volando nello stesso spazio aereo quella sera”.
Tuttavia, con buona pace del defunto Presidente Cossiga, il quale, 27 anni dopo il fatto, avvenuto mentre era Presidente del Consiglio, affermò di sapere che il DC9 fu abbattuto da un missile francese, l’unica prova certa di una presenza militare occidentale nell’area al momento dell’abbattimento del volo Itavia 870 è un serbatoio ausiliario di carburante in dotazione solo ai caccia statunitensi, trovato non lontano dai resti del DC9. Inoltre, quando l’avvocato Ferrucci mostrò le immagini di tutti i caccia in servizio in tutte le aviazioni militari all’epoca dei fatti, che gli erano state fornite da chi scrive, a diversi cittadini calabresi, nessuno dei quali con la minima esperienza in aeronautica ma che avevano riferito che la sera del 27 luglio 1980 avevano visto diversi aerei inseguirsi l’un l’altro, tutti riconobbero tra gli inseguitori e gli inseguiti esclusivamente i MiG 23 e gli F-15 americani.

Una sentenza del tribunale civile di Firenze apre di nuovo il caso, rivelando un altro fatto gravissimo connesso con la strage del DC9 di Ustica.
Mario Ciancarella, nel luglio 1980, era capitano Pilota dell’A.M. e uno dei dirigenti del Movimento Democratico dei militari. In questa veste, fu convocato e ricevuto, nel 1979, dal Presidente Pertini. A Ciancarella, si rivolse, dopo la strage del DC9, il maresciallo Mario Alberto Dettori, radarista a Poggio Ballone, in servizio durante la notte del 27 luglio 1980. Dettori gli rivelò quei dettagli su quanto avevano visto i radar quella sera ed era stato poi occultato, dettagli che, trasmessi alla Magistratura, pesarono enormemente sulla sentenza del Giudice Priore. Tuttavia, Dettori, che già parlando con Ciancarella aveva detto di temere per la propria vita, non poté testimoniare perché venne trovato impiccato nel 1987, una delle “morti sospette” legate alla strage di Ustica che all’epoca fu molto sbrigativamente archiviata come suicidio. Anche l’ex-colonnello dell’AM Alessandro Marcucci, che insieme a Ciancarella stava indagando sulla sorte del DC9 e sulle dichiarazioni di Dettori, morì in un inspiegabile incidente aereo nel 1992, prima della sentenza di Priore. Su queste morti, la magistratura di Massa ha ripreso ad indagare nel 2013.
Per la sua attività, il capitano Ciancarella fu radiato dall’Aeronautica Militare nell’ottobre del 1983, con un Decreto Presidenziale recante la firma del Presidente Pertini. La copia del decreto di radiazione gli fu però consegnata, su sua richiesta, solo nove anni più tardi e dopo la morte di Pertini. Il capitano, consapevole della dirittura morale di Pertini che aveva conosciuto personalmente, impugnò quel decreto e finalmente, dopo 22 anni, a luglio di quest’anno il Tribunale Civile di Firenze ha confermato i suoi dubbi: due perizie, una di parte ed una disposta dal Magistrato, hanno dimostrato che la firma del Presidente Pertini che compare sul quel decreto è un evidente falso, eseguito con assoluta approssimazione. Il Tribunale ha quindi riconosciuto che la firma di Pertini è apocrifa ed ha condannato il Ministero della Difesa al pagamento delle spese processuali.
Speriamo che il riconoscimento del fatto che qualcuno, ai più alti livelli di quel Ministero, è arrivato a commettere un reato gravissimo come radiare un ufficiale con un provvedimento illegittimo ed una falsa firma del Presidente della Repubblica (il quale evidentemente, se si falsificò la sua firma, non ne seppe mai nulla), pur di togliersi dai piedi chi cercava la verità su quanto accadde nei cieli del Mediterraneo il 27 luglio 1980, inneschi un processo di indagini che chiarisca definitivamente le “morti misteriose” del maresciallo Dettori, del colonnello Alessandro Marcucci e degli altri testimoni e che porti finalmente a rendere giustizia a loro ed alle 81 vittime dell’abbattimento del DC9 ed alla punizione di chi ne fu responsabile, perché il reato di strage non cade in prescrizione.
Per saperne di più:
– Associazione Antimafia Rita Adria “Il Capitano Mario Ciancarella radiato con la firma falsa del Presidente Pertini”, http://www.ritaatria.it/RadiazioneCiancarella.aspx
– P. Mannironi, “Una nuova verità sulla fine di Dettori”, La Nuova Sardegna, 31 marzo 2013, http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2013/03/31/news/una-nuova-verita-sulla-fine-di-dettori-1.6795677
– Wikipedia, “Aerolinee Itavia flight 870”, https://en.wikipedia.org/wiki/Aerolinee_Itavia_Flight_870
– Wikipedia, “Strage di Ustica”, https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Ustica. Si noti che a questo indirizzo, qualcuno ha aggiunto la nota che la descrizione non è obiettiva. Tuttavia, a parere di chi scrive, la descrizione è la più obiettiva tra quelle riportate dai media.
Vito Francesco Polcaro, scienziato dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia spaziale (Istituto Nazionale di Astrofisica), e membro del Centro per l’astronomia e l’eredità culturale dell’Università di Ferrara
Pubblicato lunedì 31 Ottobre 2016
Stampato il 03/10/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/firme-false-e-oscuri-decessi-dopo-la-strage-del-dc9-di-ustica/