Può un consigliere comunale del nostro tempo rilanciare sul più famoso dei social, senza consapevolezza della gravità delle sue azioni, una foto in cui ha cambiato la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) in “La scuola educa alla libertà” e aggiungere un’altra frase, sempre in tedesco, “Schule macht Frei” accompagnandola dalla traduzione “La scuola Libera”? A farlo è stato ieri un esponente della Lega-Salvini premier eletto nel parlamentino di Borgo San Lorenzo, comune della città metropolitana di Firenze. Evidentemente gli era piaciuta l’immagine pubblicata da un sedicente scrittore appassionato di “complotti” per paragonare al luogo simbolo dello sterminio nazista l’eventualità a settembre dell’installazione di divisori di plexiglass antiCovid nelle scuole. Tanto da farla propria, nonostante sia un rappresentante delle istituzioni della Repubblica Italiana. Almeno fino a che non è scoppiato un putiferio. “Gravissimo”, ha commentato il sindaco di Borgo, Paolo Omoboni”.
A insorgere e condannare subito l’accaduto è stato anche il Coordinamento delle Sezioni Anpi di Borgo, Vicchio, Marradi, Barberino M.llo. I partigiani scrivono: “Le idee possono essere diverse e il confronto e lo scontro politico con il rispetto dell avversario sono il sale della libertà e della democrazia, ma non possiamo tollerare l’utilizzo di immagini del genere, simboli terribili della brutalità del nazismo, per scopi propagandistici”. Già perché il consigliere per precisare la sua opposizione alle misure che potrebbero essere adottate dal governo nazionale in tutela di alunni e studenti si è pure lasciato andare a una serie di insulti. Le Anpi locali oltre ad esprimere vicinanza alle forze politiche “paragonate al peggio che mente umana ricordi” tornano a segnalare come “troppo spesso negli ultimi anni sono passati sotto silenzio gli utilizzi di simboli nazisti e fascisti per scopi di propaganda politica”. L’indignazione per l’accaduto ha valicato i confini di Borgo San Lorenzo, che qualche mese fa diede la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah.
Così l’assessore ha dovuto fare marcia indietro e chiedere scusa: “Volevo solo criticare il decreto scuola e non era mia intenzione riaprire per nessuno una ferita dolorosa e frase più buia della storia moderna. (…) Esprimo la mia profonda vicinanza alle vittime ed ai loro familiari. Quando si sbaglia con umiltà si chiede scusa. Punto!”. Tutto qui? Se il consigliere leghista sembra essersi autoassolto resta la preoccupazione dell’Anpi costretta, una volta di più, a “ergersi a sentinella della Costituzione antifascista, frutto della guerra di Liberazione”. L’associazione dei partigiani ha infatti denunciato un altro grave episodio, ultimo di una triste e lunga serie: le minacce di morte ad una giornalista di OKFirenze che aveva scritto un articolo di condanna per l’apparizione di una svastica di fronte alla casa di una famiglia di origine ebraica.
Il Coordinamento delle Anpi del territorio ammonisce: “negli ultimi anni sono passati sotto silenzio gli utilizzi di simboli nazisti e fascisti per scopi di propaganda politica. Non intendiamo tollerare che questo accada. Dobbiamo proteggere le nuove generazioni dall’indifferenza, i nostri giovani non devono essere abituati a considerare queste pratiche “normali”. Fu così che si imposero fascismo e nazismo, proprio nella normalità del quotidiano. E nell’indifferenza. Quella parola, ha scritto la senatrice Segre per il vocabolario Zingarelli 2020, “racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori”.
Pubblicato lunedì 8 Giugno 2020
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