La puntata di Otto e Mezzo sulla rete La7 del 20 marzo ha lasciato il segno. Si ricorderà che nel corso della trasmissione si è esibito Giampaolo Pansa con affermazioni sconcertanti. Breve florilegio: “fessi”, “stupidi”, “non me ne importa un cazzo”. E poi l’offesa più grave: “Dopo aver pubblicato ‘Il sangue dei vinti’ (…) sono stato per quattro anni bombardato da questa sinistra cogliona. Non si può parlar male dei partigiani anche se hanno stuprato mettendo le bombe a mano nelle vagine delle ausiliarie fasciste”.

C’è da immaginare che siano arrivate presso la redazione televisiva centinaia, forse migliaia, di lettere di protesta. Il 30 marzo la segreteria nazionale dell’ANPI ha inviato questa mail al medesimo indirizzo, senza aver avuto, ad oggi, risposta. Ecco il testo della lettera:

“Gentile Dottoressa Gruber, abbiamo ricevuto molte lettere di protesta degli iscritti all’ANPI e non, che hanno assistito, con indignazione, all’esternazione del Signor Pansa, nel corso della trasmissione da lei condotta il 20 marzo scorso.

Effettivamente, Giampaolo Pansa non è nuovo a simili, volgari exploit sulla Resistenza, e non ci meraviglia e non ci meraviglia più, anche se continuiamo ad indignarci.

Ci sorprende però, il fatto che Lei abbia tollerato simili dichiarazioni e non abbia in nessun modo difeso l’onore e la reputazione dei Combattenti per la libertà e per essi dell’ANPI, che li rappresenta a titolo di “successore universale” (così siamo definiti da Tribunali militari e dalla stessa Corte di Cassazione).

Questo è tanto più grave perché non dimentichiamo che in un’altra trasmissione, sempre da lei diretta, fu in qualche modo recata offesa a danno della nostra Associazione. Ci era stata promessa, allora, una “riparazione”. Ma essa non c’è stata; e, di fatto, il nostro Presidente non è stato mai invitato a partecipare ad una Sua trasmissione, peraltro frequentata da diversi personaggi ricorrenti con assiduità.

Non crediamo che sia questo il modo giusto di rappresentare la Resistenza che, fra non molto festeggeremo (il 25 aprile è Festa nazionale anche se qualcuno dei suoi ospiti preferirebbe ignorarlo).

Spiacerebbe, però, se continuasse a ignorarlo anche la Sua trasmissione, che pure dedica particolare attenzione a tutti gli aspetti più rilevanti delle vicende politiche, economiche e sociali del nostro Paese. Non vorremmo trarne conclusioni azzardate e spiacevoli; ma le assicuro che è anche molto spiacevole ricevere lettere di protesta contro una trasmissione per la quale l’ANPI, il suo Presidente e forse anche tutta la Resistenza, non sembrano esistere, se non in negativo. Distinti saluti”.

Si attende (ancora) una replica, un segnale, un’assunzione di responsabilità.